ORVIETO – “Una decisione inderogabile, la Libreria il 24 dicembre chiude, abbiamo raggiunto un’esposizione nei confronti di banche e fornitori per 100mila euro, troppo per un’attività come quella libraria dai margini risicati e con vendite in calo. Non possiamo più andare avanti. Sono partite le lettere di licenziamento per tutti i dipendenti dal 31 dicembre. Speriamo solo che qualcuno rilevi la Libreria e porti avanti ancora il nostro progetto”. Poche parole quelle di Riccardo Campino che in una conferenza stampa aperta alla città, sabato mattina, ha voluto spiegare nuovamente i motivi che l’hanno portato a questa decisione avendo ben cura di mettere un freno alle voci che lo vorrebbero candidato alle prossime elezioni o pronto ad assumere un nuovo incarico non si sa bene dove e in quale ruolo.
“Niente di più falso nelle voci circolate sul mio conto. La mia associazione, Cantiere Orvieto, rimarrà apartitica, anzi, ce ne guarderemo bene di non confonderci in questo mondo, non ho alcun nuovo lavoro che mi aspetta da gennaio 2019 e, sicuramente, non ho falsificato i bilanci della libreria come ho sentito più volte”.
Campino ha dunque spiegato a quanti hanno affollato l’atrio di Palazzo dei Sette (presente anche l’ex sindaco Toni Concina), i motivi di questa decisione, ricostruendo i passaggi del rapporto burrascoso con il Comune a cui era stato chiesto prima una riduzione del canone di affitto che è di 31 mila euro e poi la possibilità di aprire un caffè letterario. “Sulla prima richiesta non c’è stato nulla da fare, il sindaco più volte ha ribadito di non poter applicare una riduzione del canone per legge – ha spiegato Campino – rimaneva aperta la seconda possibilità, quella del caffè letterario”.
Una soluzione, questa, che avrebbe dato respiro all’attività della Libreria e, allo stesso tempo, trasformato Palazzo dei Sette nel cosiddetto condominio della cultura. E qui Campino, affonda la lama nel fianco di Germani. “Un’attesa di 600 giorni per dirci, solo in questi giorni dopo il mio annuncio, di stare a lavorare per discutere la cosa nel consiglio comunale di fine novembre. Aveva detto, poco prima di Natale dell’anno scorso, che la sua Giunta era d’accordo a trovare una soluzione ampliando la licenza anche a caffè letterario ma avrebbe sottoposto comunque il progetto al consiglio comunale. Questo passaggio mi risulta non essere obbligatorio. Ebbene, i consiglieri comunali della sua maggioranza, hanno votato contro bloccando di fatto il progetto e ogni nostra speranza. E ora, eccoci, il 24 dicembre le saracinesche della Libreria si abbasseranno per sempre”.
E’ stato un duro j’accuse quello di Campino nei confronti di Germani, “accusato” di aver fatto troppe promesse, mai concretizzate. “Quello che ha inciso con maggior pesantezza sul bilancio della libreria è stata anche la sempre minor frequentazione del centro storico da parte della gente che trova sempre maggiori difficoltà a raggiungere la Rupe per divieti di transito e mancanza di parcheggi in prossimità delle attività economiche”. A conclusione della conferenza i fratelli Campino hanno voluto offrire un momento di convivialità ai presenti non prima di un ultimo saluto. “Credetemi se vi dico questo – ha rimarcato in conclusione – io tengo più a questa città e al fatto che non perda il suo centro culturale che al mio posto di lavoro. E’ bello e giusto sognare. Esistono due tipi di sognatori: quelli con la testa fra le nuvole, e quelli con la testa fra le nuvole e i piedi ben piantati a terra. Ecco, io appartengo alla seconda categoria. Speriamo che a questa Libreria aspetti un futuro migliore perché Lei è patrimonio della città tutta”.
Il sindaco Giuseppe Germani, dal canto suo, ha voluto puntualizzare che “la sala degli Archi del palazzo dei Sette, chiunque sia il gestore, rimarrà comunque libreria, la sua destinazione è quella. Nessuno vuole portare via la cultura da Orvieto tanto meno questa amministrazione che spende per la cultura circa 1 milione e mezzo di euro all’anno”. [suggeriti]