di Massimo Gnagnarini ex assessore al bilancio
Se una parte degli orvietani ancora oggi, a fronte della cessazione di storiche attività commerciali, è portata ad attribuirne la responsabilità diretta o indiretta all’amministrazione comunale una ragione c’è. Non si tratta delle critiche circa le scelte operate sulla viabilità e pedonalizzazione del centro storico che scoraggerebbero i potenziali clienti e non si tratta nemmeno di scarsa consapevolezza circa la crisi ormai irreversibile dei tradizionali sistemi commerciali in Italia e in tutto il mondo.
La vera ragione di questa residua mentalità, ovvero di bussare al portone del Comune ogni volta che le cose vanno male, sta nel tradizionale tentativo di scaricare sui conti pubblici talune inefficienze del cosiddetto “Sistema Orvieto” ovvero di quella zona grigia dell’economia orvietana posizionata tra pubblico e privato. Un settore affollato di questo genere è quello dei servizi culturali gestiti da Enti, Cooperative e anche Privati.
Il caso della Libreria dei Sette, dunque, pur trattandosi per l’appunto di un’azienda privata, si pensa che possa rientrare, se non in punta di diritto, almeno come componente strategica nella mission del Comune in campo culturale. Non ci sarebbe nulla di sbagliato se il Comune compisse un sacrificio in termini economici riducendo o azzerando addirittura l’affitto dei propri locali concessi alla libreria. Basterebbe stabilire una contropartita con la quale la libreria si impegna a svolgere determinati servizi per conto del Comune di pari valore. I servizi culturali sono formidabili leve di reddito e di profitto specie in una città a forte vocazione e realtà turistica come la nostra.
Quando ebbi ad assumere l’onere e l’onore dell’assessorato al bilancio e alle partecipate nel 2014 la TeMA perdeva decine di migliaia di euro l’anno con un debito di 2 mln di euro oggi è in attivo e ha ripagato quasi la metà dei suoi debiti, il Pozzo di San Patrizio incassava la metà di quel che incassa oggi, lo stesso Comune era fallito con dieci milioni di debiti e oggi ha i bilanci in attivo. In conclusione con la cultura si mangia eccome ! L’importante è governare i profitti che, anche in questo caso, devono avere come beneficiario la comunità tutta. Almeno nei casi in cui si richiede l’intervento della mano pubblica.