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Home Cultura

Ujw, parata di big per la 26 edizione. Ma i conti non tornano, Pagnotta: “Qualcuno deve coprire il piatto”. L’appello alla città

Redazione by Redazione
26 Ottobre 2018
in Cultura, Secondarie, Archivio notizie
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ORVIETO – “Se Umbria Jazz Winter, la manifestazione più importante che ha Orvieto, viene trattata così, figuriamoci gli altri eventi. Vengono presi a calci?”. Non ce l’ha fatta Carlo Pagnotta, direttore artistico di Uj, a non tirare fuori dai denti parole dure che hanno risuonato un po’ come un out out.
Già la stessa location scelta per la conferenza stampa di presentazione di Umbria Jazz Winter  (28 dicembre 2018 -1 gennaio 2019) – Palazzo Coelli, sede della Fondazione Cro (uno dei maggiori sostenitori dell’edizione) anziché l’abituale Ridotto del Teatro Mancinelli, la dice lunga sul clima in cui si appresta a partire la ventiseiesima edizione di Ujw.
“Nessuno vuole lasciare Orvieto ma è giunto il momento di fare chiarezza. Noi il nostro lavoro lo abbiamo fatto, loro (il direttore artistico intende le istituzioni, ndr) dovranno fare il loro. L’edizione invernale è parte della storia di Umbria Jazz e per quanto ci riguarda vogliamo rimanere qui”.
Il nodo sono ovviamente le risorse che servono all’organizzazione per far funzionare bene la macchina.
“A ottobre è naturale che gli sponsor non si trovano. Bisogna iniziare già da gennaio. Per questo chiedo subito una riunione con Comune e Istituzioni per lavorare all’edizione 2019-2020”. Come suo costume il patron del jazz non usa mezzi termini e affonda la lama nel fianco più che può. Il fianco, quello del palazzo comunale. “Buttare al mare tutto questo patrimonio, quello che si è riusciti a costruire in 25 anni di edizioni, è da incoscienti. E’ ora di mettere un punto a tutta questa manfrina, se c’è interesse, ci si deve mettere subito al lavoro”.
Altra frecciatina. “Se quest’anno possiamo contare Intesa San Paolo tra i nostri sponsor dobbiamo solo che ringraziare l’ex sindaco Concina”. Di contro, in questi giorni la Fondazione Uj ha inviato al Comune di Orvieto il rendiconto della passata edizione che vede un “buco” di circa 100mila euro, ovvero l’importo per le sponsorizzazione che il Comune avrebbe dovuto coprire. “Se i conti non tornano, qualcuno deve coprire il piatto”, tuona Pagnotta. Ma il Comune soldi per allungare la coperta non li ha. Ora, quindi, il nodo è l’apporto dei privati e della città tutta. Ed ecco l’appello dell’Assessore alla Cultura Alessandra Cannistrà. “Anche quest’anno il nostro sindaco si è dato da fare per sostenere la manifestazione. Anche giovani imprenditori si sono fatti avanti ponendosi come tramite con altri soggetti di alto livello. Ma, inutile negarlo – ha aggiunto l’assessore – c’è bisogno di una consapevolezza diversa e una responsabilizzazione della città. Questa, si può costruire gradualmente e su questo dobbiamo lavorare. Dobbiamo fare in modo che si crei una sinergia proficua tra pubblico e privato”. Concetto sposato anche dall’avvocato Laurenzi della Fondazione Uj. “Non vorrei dovessimo arrivare al punto di dire, questa o la prossima sarà l’ultima edizione. È una manifestazione che va tutelata”. E sì che magari, pensando in positivo, tra le location dei concerti ci possa essere anche la sede della Fondazione Cro, Palazzo Coelli. Auspicio manifestato dal presidente Gioacchino Messina e accolto dal patron Pagnotta. Conti e polemiche a parte, comunque, il programma dell’edizione si segnala “per un grande numero di proposte interessanti dal punto di vista progettuale, con alcune esclusive”.

 

SCARICA TUTTO IL PROGRAMMA DI UJW – 28 DICEMBRE – 1 GENNAIO

 

Il manifesto di Ujw realizzato dall’artista Mauro Tippolotti

 

I MUSICISTI DI UMBRIA JAZZ WINTER # 26

Riflettori puntati sul Bebop con Barry Harris, l’ultimo grande superstite dell’età d’oro del genere che negli anni ‘40 rivoluzionò il jazz, e un artista contemporaneo, Ethan Iverson, con un progetto (in esclusiva per Umbria Jazz Winter) sull’arte e la figura di Bud Powell, che del Bebop fu, con Thelonious Monk, il più importante pianista.

Harris (89 anni, di cui ottantaquattro passati davanti al pianoforte) suonerà in trio con Ben Street al contrabbasso e Lewis Nash alla batteria. È la stessa sezione ritmica che userà Iverson per i suoi arrangiamenti con la Umbria Jazz Orchestra in “Bud Powell on 21st century”. Iverson, autentico intellettuale del Jazz moderno con una sconfinata cultura musicale, sarà anche protagonista di una solo piano performance.

In prima assoluta (a parte una sorta di numero zero) Umbria Jazz presenta “Viva/De André”, spettacolo di musica e parole allestito da Luigi Viva, giornalista e scrittore, grande conoscitore e fan di Fabrizio, con documenti audio inediti, letture e musica suonata dal vivo da un quintetto con Francesco Bearzatti. È il modo di ricordare, a vent’anni dalla morte, Fabrizio De André, che amava il jazz e da giovane lo suonò.

“Mare Nostrum” è il titolo di una straordinaria esperienza di condivisione artistica cui hanno dato vita più di un decennio fa Paolo Fresu, Richard Galliano e Jan Lundgren. Il trombettista sardo, il fisarmonicista francese e il pianista svedese, pur senza mai mettere da parte le rispettive radici, si tuffano in un mare grande in cui si affacciano culture, genti, identità diverse ma destinate all’incontro, non alla separatezza. Di prossima pubblicazione il terzo e (forse) ultimo disco del trio.

Due proposte diverse, ma entrambe dedicate alla musica che ha contribuito a fare grande il cinema italiano.“La Dolce Vita”, quartetto con Giovanni Tommaso, Enrico Rava, Danilo Rea e Roberto Gatto, è l’occasione per celebrare nel modo migliore i sessant’anni di carriera di Tommaso, figura chiave del processo di maturità del jazz italiano. La band, vera e propria all stars, è anche la reunion di un gruppo di amici.

“Cinema Italia” si definirebbe, parlando di film, un eccellente cast: Rosario Giuliani al sax, Luciano Biondini alla fisarmonica, Enzo Pietropaoli al contrabbasso e Michele Rabbia alle percussioni, batteria ed elettronica.  Il loro è un punto di vista musicale contemporaneo che non tradisce mai la melodia di temi indimenticabili, ma allo stesso tempo li presenta con una nuova forza e vitalità.

Storyville Story e The Big Easy Trio hanno in comune il richiamo a New Orleans e una figura originale come Mauro Ottolini. Con Ottolini in Storyville Story ci sono ​Fabrizio Bosso, Vanessa Tagliabue Yorke, Paolo Birro, Glauco Benedetti, Paolo Mappa.Storyville era il quartiere più “hot” di New Orleans, in cui si concentravano locali notturni, caffè, bische e bordelli. Il jazz dei grandi trombettisti o dei pianisti stride era la sua colonna sonora. In questo spettacolo, attraverso brani storici trascritti e arrangiati da Ottolini, rivive la leggenda e soprattutto la sua musica.

Anche The Big Easy Trio rende omaggio a New Orleans, nota come The Big Easy, ed alla musica Nera. Otis Redding, Ray Charles, Etta James, Fontella Bass per arrivare a Amy Winehouse: il repertorio percorre la storia del Blues, dell’R&B, del Jazz delle origini fino ai giorni nostri, e mette in evidenza la cifra più black della voce di Karima, sostenuta dagli arrangiamenti di Ottolini e dallo swing di Roberto De Nittis.

Nel cartellone anche Giovanni Guidi con il suo quintetto. Il pianista di Foligno a 33 anni è ormai una figura importante del nuovo jazz italiano ed europeo. Due anni fa ha vinto il referendum di Musica Jazz per il miglior disco italiano, “Ida Lupino”, e sta per uscire il suo quarto cd per la ECM, con una formazione che è per quattro quinti quella del concerto orvietano (Francesco Bearzatti al sax, Roberto Cecchetto alla chitarra, Joe Rehmer al contrabbasso e João Lobo alla batteria).

Flavio Boltro, trombettista di talento da anni protagonista della scena del jazz, presenta il trio BBB in cui si fondono organicamente atmosfere liriche e ritmi serrati, elettronica e swing, improvvisazioni e groove. La musica e la formazione (unica nel suo genere: tromba-basso-batteria) sono nate dalla volontà di non utilizzare strumenti armonici come il piano o la chitarra per avere maggiore libertà espressiva e porre l’accento sull’interazione tra tromba e sezione ritmica.

Il jazz, ovvero l’arte dell’incontro. A partire dal duo, formula più semplice a dirsi che a farsi. A Orvieto saranno in scena il duo Paolo Fresu – Danilo Rea e quello Fabrizio Bosso – Julian Oliver Mazzariello.Il primo non è un evento tanto abituale nonostante Fresu e Rea si conoscano da una vita e frequentino da protagonisti la scena del jazz. Il loro incontro quindi è una occasione da non perdere per ascoltare artisti accomunati da un grande senso della melodia, raffinati costruttori di emozioni.

Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello invece hanno percorso in tandem (non a caso è il titolo del loro disco in duo) gran parte delle loro carriere, nel senso che hanno pedalato insieme, artisticamente parlando, verso obiettivi condivisi. Una lunga storia di musica e di amicizia, quella tra il trombettista torinese e il pianista anglo italiano, cominciata addirittura nei primi anni del 2000 e poi confermata negli anni.

Ancora jazz italiano con il quartetto di Fabio Zeppetella, chitarrista stabilmente partecipe della élite musicale europea per il talento di improvvisatore, il lirismo, la tecnica strumentale, le doti di compositore e didatta; il quartetto di Claudio Jr. De Rosa, giovane (classe 1992) ma già affermato sassofonista, compositore e arrangiatore che ha riscosso consensi e vinto premi in Italia e all’estero, dove ha spesso lavorato (soprattutto in Olanda); Filippo Bianchini, umbro di origini (è nato proprio a Orvieto) e per formazione musicale (diploma in sassofono al Conservatorio di Perugia nella classe di Mario Raja) ma musicista internazionale per i lunghi soggiorni all’estero, in particolare in Olanda e in Belgio; Andrea Pozza, che è anche membro dell’House Quintet che anima le jam session e si esibisce come solista nei jazz lunch. Pozza è uno dei più stimati pianisti italiani, eclettico, colto, elegante.

Italiano non di origine ma di adozione per scelta di vita è Nick the Nightfly, diventato popolare dai microfoni di Radio Monte Carlo con i suoi programmi ironici e colti, dai quali si ascolta sempre ottima musica, e per le sue compilation di culto. Nick è però prima di tutto un eccellente performer che si circonda di ottimi musicisti. Dagli Stati Uniti due cantanti molto diversi ma che interpretano nel segno della ortodossia altrettanti storici filoni della musica americana. Allan Harris è un jazzman, anzi un crooner raffinato che il pubblico di Umbria Jazz conosce bene per averne seguito la crescita negli ultimi anni.
Oggi Harris è uno dei vocalisti più stimati della scena americana. Wee Willie Walker, originario del Mississippi, è un autorevole esponente del sound di Memphis, città in cui è cresciuto. Le sue radici musicali affondano però nel gospel, che ha cantato da ragazzo. A Orvieto si esibisce con The Anthony Paule Soul Orchestra, band formata da autentici specialisti del Soul, con all’attivo collaborazioni prestigiose. La sua costituzione come gruppo stabile è recente ed è avvenuta in Italia, in occasione del festival di Porretta.

 

L’appuntamento di Umbria Jazz Winter ad Orvieto è nel calendario dell’inverno musicale italiano ed europeo

L’edizione di quest’anno è il momento clou di un 2018 in cui l’Umbria ha molto da offrire ai suoi visitatori: ospitalità, arte, eventi, buon vivere, cultura, ed Umbria Jazz Winter oltre che per la buona musica si pone ancora una volta l’obiettivo di fungere da traino per tutto il territorio.
Umbria Jazz è un sistema di eventi, in Umbria e all’estero, che veicola immagine, promozione, indotto economico. Per quantificare iniziativa del Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi di Perugia e del Master in International Business and Inter-Cultural Context dell’Università per Stranieri (di Perugia) è stata realizzata quest’anno una ricerca universitaria sulla ricaduta sul territorio dell’edizione estiva 2018, da cui è emerso rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, un impatto generalmente più che positivo in tutti i parametri esaminati: dalla occupazione delle camere di albergo (omogenea per tutte le tipologie, da una a cinque stelle) alle visite nei principali musei cittadini, dai biglietti emessi dai sistemi di trasporto da e verso il centro storico fino al volume di affari degli esercizi commerciali, alla visibilità nei social e nella comunicazione in Rete più in generale.
Sempre quest’anno Umbria Jazz ha ricevuto il Premio Speciale Targa Mei Musicletter, riservato quest’anno al “Miglior festival musicale italiano” ed è stata ufficialmente inserita dal Forum Intergovernativo Italia Cina e dall’Ambasciata Cinese a Roma tra le eccellenze italiane protagoniste degli scambi culturali tra Italia e Cina, anche grazie  al lavoro della Fondazione Italia Cina. Riconoscimento che stimola a mantenere e consolidare la presenza del festival all’estero; in tal senso la Cina esprime una forte domanda di cultura  occidentale e in particolare italiana.
Proprio in Cina nella prima settimana di ottobre, Umbria Jazz è stata ospite speciale, con un cartellone con artisti italiani e americani, all’HB Town Music Festival di Changsha, riscuotendo grande successo di pubblico.
Il 21 novembre prossimo, nell’ambito dell’iniziativa della Regione per promuovere l’Umbria e le sue eccellenze in Canada, Umbria Jazz sarà presente a Montréal, una delle capitali mondiali del jazz, con una performance di Danilo Rea.

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