Perseguire, attraverso azioni condivise, tutte le finalità previste dalla normativa regionale per migliorare la condizione delle persone non autosufficienti favorendone, dove possibile, la domiciliarità: questo l’obiettivo del Protocollo d’Intesa firmato stamani a Perugia nella sede della Giunta regionale tra la Regione Umbria, il Sindacato pensionati italiani Spi/Cgil, l’Unione Italiana Lavoratori Pensionati Uilp/uil dell’Umbria, L’Anci regionale dell’Umbria, la Federazione Nazionale Pensionati Fnp/Cisl, l’Unione Italiana Lavoratori Pensionati Uilp/Uil dell’Umbria. Per la Regione Umbria il documento è stato firmato dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, presente l’assessore alla Salute, Coesione sociale e Welfare, Luca Barberini.
“Il documento che firmiamo oggi – ha evidenziato la presidente Marini – è frutto di un lavoro comune e in questi anni particolari per la finanza pubblica, la Regione Umbria, senza far ricorso alla leva fiscale, non ha arretrato di un passo nello stanziamento delle risorse per la sanità, reindirizzandole anche a favore dei servizi territoriali e per sostenere progetti di domiciliarità in linea con la tradizione e la cultura che, da sempre, hanno caratterizzato la nostra Regione la quale negli anni ha riservato la massima attenzione al sociale”.
“La Regione Umbria – ha spiegato l’assessore Barberini – ha messo in campo tutta una serie di interventi innovativi e maggiori risorse in un quadro nazionale più complesso e con sempre meno disponibilità economica per il Fondo nazionale per la non autosufficienza”.
Nello specifico sono stati stanziati 4 milioni di euro del bilancio regionale per i distretti sanitari e i Comuni che dovranno essere investiti in interventi e servizi per le persone non autosufficienti e per favorire la permanenza nel loro domicilio. L’assessore Barberini – ha riferito che “in particolare 2 milioni di euro sono stati assegnati alle due Usl, con vincolo di destinazione ai distretti sanitari per interventi sociali e sociosanitari. Altri 2 milioni sono stati invece attribuiti ai Comuni capofila delle dodici Zone sociali del territorio regionale, di cui l’80 per cento per sostenere la permanenza nel proprio domicilio di persone non autosufficienti e il restante 20 per cento per progetti innovativi per la vita indipendente di persone con disabilità”.
Tra le diverse azioni, sono previsti interventi per anziani e minori non autosufficienti, attraverso prestazioni infermieristiche e riabilitative domiciliari, attività in strutture educative e socioriabilitative diurne, assegni di sollievo per categorie particolari, contributi economici per familiari che prestano assistenza.
“Oltre ai 4 milioni di euro stanziati che confermano l’impegno della Regione Umbria per le gravi disabilità e la non autosufficienza – sottolineano l’assessore Barberini e la presidente Marini – è stata presa la decisione di utilizzare anche risorse del Fondo sociale europeo per interventi individuati in tre filoni, con un investimento complessivo già arrivato nel 2017 a oltre 84 milioni di euro a sostegno di chi è più fragile”.
“Tutto questo hanno concluso – mentre il Governo nazionale non ha ancora stabilito quanto destinare al Fondo nazionale per la non autosufficienza”.
Da parte loro i rappresentanti delle organizzazioni sindacali hanno manifestato apprezzamento per il lavoro svolto dalla Regione e l’attenzione riservata alla non autosufficienza e per lo sblocco delle liste d’attesa: in proposito, attraverso il protocollo che avrà validità fino al 2020, la Regione Umbria e le OO.SS. convengono di erogare le prestazioni specialistiche e diagnostiche direttamente nell’ambito distrettuale di residenza del paziente richiedente, in base alla effettiva disponibilità della prestazione richiesta nel distretto di residenza, per le persone non autosufficienti e per gli anziani oltre una determinata fascia d’età, limite che verrà puntualizzato all’interno del nuovo Piano straordinario.
Con il protocollo le parti concordano sulla necessità di indirizzare maggiori risorse al sostegno della domiciliarità, e dei bisogni delle famiglie, attraverso un potenziamento della semiresidenzialità ed eventuale assistenza indiretta, sostenere maggiormente le famiglie nel lavoro di cura verso i loro componenti più deboli attraverso la qualificazione e l’incremento dell’assistenza domiciliare ed il sostegno economico alla presenza di personale per l’assistenza continuativa domiciliare; potenziare il sistema di controllo e vigilanza; prevedere forme di partecipazione attiva dei familiari degli ospiti e di esponenti delle Organizzazioni di volontariato nella verifica della qualità del servizio erogato nelle strutture residenziali per persone non autosufficienti, costituendo anche eventuali comitati ad hoc.