FICULLE – Girano strani grembiuli, a Ficulle. Li indossano chef improvvisati, mamme gourmet e nonne gourmand. Financo presidenti di segretissimi cenacoli della grande gourmanderie d’Oriente. Strani grembiuli, dicevamo, sui quali sono state impresse “manate” di colore. Quasi a cristallizzare il gesto tipico del macellaio d’altri tempi, allorché, prima delle tecnologie e delle sanificazioni della corrente era asettica, si tergeva le mani lasciano impronte che, ignorandone l’origine, si sarebbero potute dire efferate.
La storia di questi bizzarri grembiuli ha per protagonista Marcello Mezzoprete, un giovane macellaio di Ficulle a cui non difettano né ironia, né cuore né passione estetica. Marcello è conosciuto tra gli appassionati di pezzi rari per aver riscattato dall’oblio il “groppone di ficulle” che, prima d’esser il cavaliere tagliato in due da Brancaleone da Norcia fu un salume ricavato dalla parte lombare del porco, oggi oggetto di un’autentica venerazione gastronomica.
Quest’anno la macelleria Mezzoprete festeggiava i cinquant’anni di attività e per celebrare l’ importante traguardo Marcello ha voluto realizzare un gadget davvero memorabile. E per far questo ha chiesto ai ragazzi e alle ragazze della “Porta del Sole”, il centro socio-riabilitativo e diurno gestito dalla Cooperativa sociale “Il Quadrifoglio”. Marcello ha portato l’idea: trasformare le manate belluine della professione d’un tempo in un gesto estetico, fabbricando così un “sinale” colorato con le impronte di mani questa volta veganamente immacolate: un’operazione “à la Duchamp”.
Una volta “impressionati”, i grembiuli sono stati portati a bottega e offerti alla generosità dei clienti. Esaurite le opere, il nostro macellaio-esteta ha raccolto i proventi e ha consegnato tutto alla Cooperativa “Il Quadrifoglio”. Con quel piccolo gruzzoletto, un vero e proprio distillato di solidarietà, la Cooperativa ha voluto realizzare, negli spazi della “Porta del Sole”, un piccolo orto, completo di tutti gli strumenti necessari, che si affianca alle diverse attività destinate al recupero delle abilità delle persone del centro. È questa una bella storia che racconta di come il nostro mondo sia ancora capace, nonostante tutto, di coltivare la bellezza di cuori grandi e generosi.