Di nuovo “Le Crete” nel mirino per le operazioni che riguardano i rifiuti indifferenziati. L’assessore regionale all’ambiente Fernanda Cecchini in risposta ad un question time ha tenuto a sottolineare che verrà usata per “Le Crete” la biostabilizzazione del sottovaglio dei rifiuti indifferenziati, sfruttandone la notevole potenzialità di 40.000 tonnellate. Nella stessa interrogazione ha precisato che bisogna provvedere a nuovi impianti per coprire i fabbisogni.
Il Movimento 5 Stelle orvietano ha tenuto a precisare che Orvieto ha scelto da tempo la strada dell’economia circolare e di un ambiente con sempre meno rifiuto indifferenziato, arrivando ad affrontare una crisi comunale per impugnare al Tar ogni espansione degli spazi in discarica. Spiega la capogruppo pentastellata Lucia Vergaglia che il tema, nonostante le differenti sensibilità politiche presenti in Consiglio, è stato unanimemente condiviso ed Orvieto ha rifiutato l’indifferenziato da discarica con una voce sola.
“Abbiamo già dato con la lunga era delle discariche – dichiara Lucia Vergaglia, capogruppo del M5S – che venivano espanse ogni pochi anni, praticamente con ogni Consiglio Comunale che si è alternato ad Orvieto prima dell’arrivo del M5S. Adesso bisogna rendersi conto che quel modo di gestire l’ambiente è finito, non solo per l’impegno di noi che facciamo politica sul territorio, ma anche e soprattutto perchè superato dalla storia. Da parte nostra poi, come dal nostro programma nazionale, siamo tutti disposti a fare la nostra parte per tenere pulito il territorio innanzitutto riducendo lo spreco e riutilizzando ad esempio coi vuoti a rendere, ma non ci tiriamo indietro e siamo disposti ad ospitare centri di riparazione e recupero dei manufatti, e possiamo discutere di impiantistica per il recupero della materia con le cosiddette fabbriche di materiali, cioè riciclando in maniera pulita e moderna, con impianti dotati delle tecnologie contemporanee per le quali la stessa Acea ad Orvieto si era fatta avanti.
Riparazione, recupero e riciclo di materiali si, discarica no, impianti di recupero dell’energia ancora meno. Ma il boccino è in mano proprio alla Cecchini ed alla regione Umbria che devono darsi da fare con la pianificazione impiantistica in accordo con le esigenze espresse dai territori. Non possiamo continuare a stare qui, in una riserva Unesco per la biodiversità, a sentire ancora di ragionare di sottovaglio dell’indifferenziato, di possibili emergenze e quindi nuovi obblighi per l’espansione delle discariche, con la nostra controparte che nel frattempo non propone la strada alternativa dell’impiantistica di qualità e del riciclo.
I nostri cittadini inoltre pagano tanto ed operano una differenziazione dei materiali ed un ridotto conferimento del residuo in sacco nero proprio con l’obbiettivo di vedere i materiali separati tornare a nuova vita, cosa che qui in regione non siamo che parzialmente attrezzati a fare, e questo emerge nelle interrogazioni in regione del giorno 11 settembre scorso. Se occorre possiamo portare iniziative a tutti i livelli per pressare la Giunta regionale ma ci aspettiamo, adesso che le iniziative al Tar cominciano a partire, un netto cambio di rotta ed una maggiore assunzione di responsabilità. Ed secondo me anche un po’ di coraggio di scontentare qualcuno di quelli che fino ad ora sono stati sempre accontentati in tutto e per tutto”.