ORVIETO – Due casi di legionellosi si sono verificati, in questi giorni, nel comprensorio di Orvieto. Il primo episodio ha riguardato un uomo di 59 anni residente ad Orvieto, in terapia immunosoppressiva. Al Pronto Soccorso del “Santa Maria della Stella” gli è stato riscontrato un esteso addensamento polmonare ed i sanitari hanno disposto il trasferimento all’Azienda Ospedaliera di Perugia dove è stato ricoverato. Le condizioni cliniche del paziente risultano in notevole miglioramento.
In seguito all’episodio, il servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell’Azienda Usl Umbria 2 ha effettuato un’approfondita indagine epidemiologica in ambito domestico con prelievi idrici per ricercare la presenza del batterio. Il secondo caso di legionellosi ha invece riguardato un uomo cardiopatico di 74 anni residente nel comune di Baschi. E’ ricoverato all’Azienda Ospedaliera di Terni per sintomatologia respiratoria. Sono stati effettuati anche in questo caso prelievi idrici che si sono concentrati in una cisterna in campagna, ad uso irriguo, utilizzata dall’uomo e non collegata alla rete idrica pubblica. Allo stato attuale i risultati pervenuti escludono pericoli per la salute pubblica, l’acqua dell’acquedotto comunale risulta potabile e non contaminata dal batterio.
La Legionellosi, detta anche Malattia dei legionari, è un’infezione polmonare causata dal batterio Legionella pneumophila. È stata identificata per la prima volta nel 1976, a seguito di una grave epidemia (221 persone contrassero questa forma di polmonite precedentemente non conosciuta e 34 furono i decessi) avvenuta in un gruppo di ex combattenti dell’American Legion (da qui il nome della malattia), che avevano partecipato ad una conferenza in un Hotel di Philadelphia, negli Stati Uniti. La fonte di contaminazione batterica fu identificata nel sistema di aria condizionata dell’albergo.
La legionella è un batterio presente negli ambienti naturali e artificiali: acque sorgive, comprese quelle termali, fiumi, laghi, fanghi, ecc. Da questi ambienti essa raggiunge quelli artificiali come condotte cittadine e impianti idrici degli edifici, quali serbatoi, tubature, fontane e piscine, che possono agire come amplificatori e disseminatori del microrganismo, creando una potenziale situazione di rischio per la salute umana.
Ecco alcune pratiche per ridurre i rischi
- provvedere alla manutenzione di rubinetti e diffusori delle docce nelle abitazioni attraverso la sostituzione dei filtri o un’accurata pulizia e decalcificazione;
- lasciar scorrere l’acqua calda prima di utilizzarla, mantenendosi lontano dalla fonte, dopo l’apertura dei rubinetti;
- all’esterno delle abitazioni evitare le fonti di emissione di acqua vaporizzata, ad esempio non stazionando nei pressi degli irrigatori automatici o delle fontane;
- evitare di irrigare i giardini utilizzando pompe con diffusori a spruzzo;
- evitare di lasciare esposte al sole le canne per irrigazione di orti e giardini;
- effettuare lo svuotamento, la pulizia e la disinfezione dei serbatoi di accumulo dell’acqua.
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