ORVIETO – Un po’ ovunque i campi santi sono diventati autentici bazar attraverso cui ogni malintenzionato può mettere in piedi un vero e proprio business. Nelle mire dei ladri ci sono innanzitutto gli oggetti di metallo. Se il colpo va in porto senza che nessuno riesca a scoprirli sul posto, questo tipo di furti è praticamente “pulitissimo”. La refurtiva, consegnata agli acquirenti, solitamente viene fusa e reimmessa sul mercato.
Delle lettere, dei portafiori, dei candelabri, delle statue non rimane praticamente nulla. Un fenomeno che non ha confini. Che calpesta non solo la dignità dei vivi ma anche quella dei morti. E che, purtroppo, riguarda anche Orvieto.
A volte spariscono i vasi dei fiori, arredi funebri, lampade votive, porta lumini. Altre i mazzi di fiori freschi lasciati dai familiari sulla tomba dei propri cari. Un dato, quello dei furti nel cimitero che, sebbene non emerga in maniera esasperata ed evidente attraverso denunce o esposti in Procura, è il chiaro e triste presagio che qualcosa, nella società orvietana, proprio non và come dovrebbe.
A creare particolare sconcerto è il fatto che molta gente, pur di risparmiare, è pronta anche a privare la tomba vicina di tutti i fiori per metterli poi, senza poi nemmeno tanti scrupoli, sul sepolcro del proprio caro. Non mancano neanche misteriose sparizioni di rosari, santini ed immagini sacre deposte sulle tombe del defunto per tenerne vivo sempre il ricordo. E non è tanto per il valore materiale della merce trafugata che simili atti stupiscono, quanto, soprattutto, per il valore simbolico ed affettivo che rappresentano.
Come quello successo in questi giorni ad una ragazza che, giungendo sulla tomba del proprio papà, al cimitero civico di Orvieto, non ha potuto non accorgersi della mancanza di un vaso di fiori lasciato lì il giorno prima.
“Non è tanto il valore materiale dell’oggetto – ha raccontato Elisa – quanto il gesto. Ma come si fa a rubare sulle tombe dei defunti? Solamente persone vili e vigliacche possono arrivare a compiere simili atti”. La stessa cosa è successa ad un’altra signora che, sulla lapide del proprio marito, non ha più trovato nemmeno il porta lumino. Un triste fenomeno che persiste ormai già da qualche tempo e sul quale le varie amministrazioni che si sono avvicendate avevano promesso di intervenire attraverso l’installazione di un sistema controllato di accessi per tenere sotto stretta sorveglianza i cancelli del cimitero. Ma, di fatto, ad oggi, degli occhi elettronici, nemmeno l’ombra.