Sono passati 2 anni dal quel 24 agosto, sembrano tempi infiniti, ma sono solo 2 anni.Non parlerò di quelle che ritengo polemiche, spesso assolutamente ingenerose, frutto di una comunicazione ormai tutta tesa allo scandalismo, riconducibile ad una politica ridotta al linguaggio dell’insulto quotidiano ad una contrapposizione da tifoseria ultras da stadio.
Due anni sono soprattutto lunghi per chi ha vissuto direttamente il terremoto, per chi ha subito perdite di cari, danni, perso tutto.
La situazione delle aree colpite dal sisma del 24 agosto oggi non è identica, in Umbria bisogna dirlo non ci sono cittadini che non abbiamo ricevuto alloggi temporanei, sono state consegnate oltre 760 casette, trovato alloggi alternativi, non ci sono cittadini alloggiati in albergo, da questo punto di vista l’emergenza è stata superata. Pur avendo palesato dei limiti sui quali è aperta una riflessione comune Servizio Regionale e Volontariato.
Dunque tutto bene? Assolutamente no. La ricostruzione tarda ad avviarsi, la particolare delicatezza dei paesi e dei borghi colpiti dal sisma, la necessità che si ricostruisca bene ed in fretta salvaguardando i preziosi centri storici, lo straordinario patrimonio culturale, sono esigenze che cozzano con le nuove norme individuate, le procedure burocratiche, i tempi di progettazione, le procedure di appalto, sono tutti elementi che ritardano in parte la ricostruzione, ma allo stesso tempo sono garanzia di applicazione delle norme e trasparenza nell’uso di risorse pubbliche. Il vero problema a differenza di altre emergenze sta nell’assenza di deroghe dalle norme ordinarie, per questo i passaggi burocratici diventano elementi di ritardo nella ricostruzione.
Ma sono passati solo 2 anni da quel 24 agosto e non ci si dimentichi che il 26 ottobre avvenne una nuova scossa molto più devastante di quella di agosto. Sono state 9 le scosse di oltre il 5° grado, ed a ogni scossa si sono dovute rifare le perizie sugli immobili danneggiati. 45787 controlli su circa 10.000 alloggi inagibili.
Questo dato fa ben capire la enormità del lavoro svolto.
In Umbria, tuttavia, alcuni cantieri per la ricostruzione sono partiti, bisogna accelerare, approvare in tempi rapidi i progetti presentati, operare perché si rimuovano gli ostacoli burocratici che rallentano il processo.
In Umbria sono state rimosse 77.000 tonnellate di macerie, 150.000 tonnellate di terre o rocce da scavo, stoccate in apposito sito e in parte riusate per le opere di urbanizzazione.
Tutto questo si può fare, purché si lavori e si operi come comunità regionale in modo univoco, rifuggendo da sterili e spesso pretestuose polemiche. Le comunità locali, i loro sindaci, hanno bisogno di certezze e tempi rapidi, regole definite, flussi finanziari certi, perché l’avvio della ricostruzione parta in tutti i paesi colpiti dal sisma.
I volontari della protezione civile hanno dato il loro contributo alla fase di emergenza, 2000 volontari della nostra Regione sono stati impiegati per oltre 1 anno sui campi allestiti nei paesi colpiti, 89 organizzazioni e gruppi comunali, 18.000 presenze uomini giorno, hanno contribuito al reinsediamento e assistenza della popolazione nella fase di emergenza. Ma l’impegno è perdurato nella fase post-emergenza, contribuendo materialmente al recupero dei materiali usati sui campi, al loro immagazzinamento.
89 tra associazioni e gruppi comunali hanno rappresentato la spina dorsale del sistema dei soccorsi in Umbria, possiamo dire che questo lavoro e ruolo svolto dal volontariato ha trovato riscontro nelle scelte della Giunta Regionale. Per la prima volta nel bilancio regionale sono stanziate risorse per il volontariato di protezione civile, lo stesso Dipartimento Nazionale stanziando un congruo finanziamento alla Regione spinge in direzione di un volontariato sempre più professionale, con mezzi ed attrezzature adeguate.
Quello che la Regione dovrà fare è dare continuità a questo impegno, non solo finanziario nel triennio, rafforzare il sistema di protezione civile regionale con nuovo e motivato personale oggi finalmente stabilizzato, riorganizzare il sistema da un punto di vista organizzativo della struttura, formare il personale interno ed i volontari, attivare le convezioni per l’uso dei materiali e mezzi regionali, approvare finalmente la nuova legge regionale sul volontariato di protezione civile.
Questo terremoto ha dimostrato che il sistema regionale ha funzionato, alcuni limiti sono però emersi e andranno affrontati. L’informazione alla popolazione è stato uno di questi limiti. Oltre alla necessità di un maggior coordinamento trai vari servizi interni alla protezione civile.
Per quel che riguarda il volontariato, come sempre saremo disponibili e insieme alla Servizio regionale dovremmo costruire un nuovo modello organizzativo che sia la vera linea guida per affrontare in modo organico le nuove piccole e grandi emergenze con le quali dobbiamo imparare a convivere.
Giuliano Santelli – Presidente Consulta del Volontariato di Protezione Civile Umbria