di Massimo Gnagnarini
Orvieto è un luogo di contrasti tanto è vero che la bellezza del suo centro storico fa a schiaffi con la bruttezza dei suoi maggiori sobborghi ( Scalo, Sferracavallo, Ciconia) dove vivono i tre quarti della popolazione.
E’ l’eredità cattiva di decenni di una politica urbanistica sbagliata e lasciata al proprio destino con zone artigianali realizzate in aree alluvionabili e una viabilità per lo più piegata agli interessi dei lotti edificabili , con sopraelevazioni random delle casette in tufo e l’edificazione degli orribili scatoloni di cooperativistica intrapresa.
In sostanza una grande e disconnessa periferia i cui tratti identitari faticano ad esser riconosciuti.
Non c’è da stupirsi.
Su tale bruttezza e sulle infinite autorizzazioni alle varianti dei PRG ha prosperato a Orvieto, dal dopoguerra fino a tutto il secolo scorso, un assoluto clientelismo di sistema legalizzato e privo di ogni rispettabile visione futura della città.
Cosa fare oggi?
Con il completamento della Complanare avremo finalmente una arteria domestica intorno alla quale riconnettere la città e guardare a una sua possibile espansione. Ad una condizione però, che un po’ del centro storico scenda giu’.
Ci vorranno due o tre anni per cominciare e realizzare il secondo stralcio della strada.
Sarebbe auspicabile che questa amministrazione e anche gli sfidanti di primavera prossima cominciassero a pensare a un nuovo piano del traffico, a un nuovo piano del commercio, a un nuovo piano di dislocazione degli uffici pubblici, a un nuovo piano di diffusione sul territorio degli eventi culturali e dei servizi turistici.
La politica serve a questo da qualunque sponda la si voglia fare.
“Grazie alla dottoressa Magnolia, è stata una luce in un tunnel totalmente buio”
"Sono qui per raccontarvi la mia esperienza. Abbiamo ancora molto da fare, però, posso ritenermi fortuna e soddisfatta. Sono la...