di Valentino Saccà
ORVIETO – Per Orvieto il 14 giugno è una data storicamente e umanamente importante, data in cui la città fu salvata dai bombardamenti del 1944 grazie all’intervento del tenente colonnello della Luftwaffe, Alfred Lersen, ecco perchè è possibile in quella data parlare di Orvieto città aperta, liberata. Il 4 giugno 1944 gli Alleati entravano a Roma, dichiarata città aperta il giorno prima, e continuavano ad avanzare verso nord. Il 14 giugno giungevano ad Orvieto, dove i tedeschi si erano preparati per una difesa ad oltranza. L’artiglieria era stata dislocata in postazioni strategiche, compresa la zona dietro all’Ospedale nelle vicinanze del Duomo.
Il comandante tedesco di stanza a Orvieto era il tenente colonnello della Luftwaffe, Alfred Lersen, uomo autoritario e colto. Aveva stretto amicizia con Monsignor Francesco Pieri col quale, quando non si trovavano in Duomo ad ascoltare Bach, parlava in latino.
Lersen aveva dato assicurazione al vescovo che, per rispetto dei tesori d’arte e di fede … non ci sarebbero stati combattimenti nella parte alta della città, e che questi sarebbero stati ad almeno 20 km dalla città.
Gli Alleati arrivarono la mattina del 14 giugno 1944, da Viterbo che era stata pesantemente bombardata. Quando, a capo di un commando di carri armati, il maggiore inglese Richard Heseltine giunse in vista della città, vide arrivare un Volkswagen con la bandiera bianca.
Il tenente tedesco, che parlava perfettamente l’inglese, portava il messaggio del suo comandante tenente colonnello Alfred Lersen, con la proposta che Orvieto fosse dichiarata città aperta. Inoltrata al comando inglese, la proposta fu accettata e Orvieto fu salva.
Questo un pezzo di Storia da conservare nel cuore di tutti gli orvietani e degli italiani in genere, e che oggi 14 giugno 2018 è diventato una testimonianza-spettacolo al Teatro Mancinelli di Orvieto. Testimonianza che vive grazie a Manfred Lersen – figlio dell’ufficiale tedesco, Alfred Lersen – e la consorte Martina che hanno espresso il desiderio di fare dono alla Città di Orvieto della macchina da scrivere con cui venne redatto il documento che dichiarava “Orvieto Città Aperta”. Grazie anche al contributo dell’ingegner Sandro Bassetti, il quale fece approfonditi studi approfonditi , presentando i suoi risultati in una conferenza nel 2005 e scrivendo un libro.
In questo giugno 2018 Orvieto ha rivissuto il senso enorme di liberazione dal giogo della guerra con una due giorni di ricorrenza. L’organo del Duomo ha innalzato le sue solenne note grazie all’ennesima grande prestazione del maestro Nello Catarcia, mercoledì 13 giugno per un concerto dedicato ad Orvieto liberata. Tre maestose sonate per organo alternando Bach, Listz e Franck hanno aperto la ricorrenza. Il sindaco Giuseppe Germani ha portato i ringraziamenti istituzionali all’interno del Duomo alla presenza del vescovo monsignor Benedetto Tuzia, ricordando la profonda importanza di questa data storica che ha salvato Orvieto.
L’evento faro che ha illuminato Orvieto sotto questa luce di speranza e umanità è stato quello svoltosi al Teatro Mancinelli, giovedì 14 giugno alle ore 21 con ingresso libero a tutta la cittadinanza. Main Lieber Vater, ovvero mio caro padre, questo il titolo dello spettacolo sospeso tra lettura a più voci, musica e memoriale storico, si apre proprio con queste parole: Mio caro padre, nella lettera scritta dal figlio Manfred al padre Alfred. Unico oggetto di scena una macchina da scrivere, quella macchina da scrivere che è stato strumento di liberazione e con la quale Alfred Lersen ha battuto il testo fatidico per dichiarare Orvieto città aperta.
E’ bello, suggestivo e toccante assaporare le parole di Manfred che dopo questa liberazione riscopre in Alfred un altro padre, un padre che non aveva mai sperimentato, non più quel genitore austero, duro e inflessibile ma una figura con uno spessore umanitario non indifferente. Ad un certo punto dello spettacolo mentre sullo sfondo scorrono suggestive immagini di archivio, nelle parole scritte da Manfred riecheggia questa frase: Sembrava incredibile che le tue dita che erano abituate a premere il grilletto e utilizzare uno strumento di morte abbiano potuto battere sui tasti di questa macchina da scrivere, strumento di vita. Uno dei passaggi più toccanti dell’intero lavoro realizzato da Giulio Romoli e Angelo Strabioli con Pino Strabioli, Alberto Melone e Riccardo Pieretti come straordinari lettori-cantori di questa grande pagina umanitaria.
Presenti sul palco anche Marcello Fiorini (fisarmonica) e Dino Graziani (violino) per l’accompagnamento musicale. Al termine dello spettacolo è salito sul palco a ringraziare e ad aggiungere nuove ed emozionanti parole Manfred Lersen accompagnato dalla sorella e da Laura Capeccia che ha tradotto in lingua tedesca il testo dello spettacolo.