ORVIETO – Un appello, accorato, sincero, forte. E’ quello di 15 famiglie che chiedono aiuto al vescovo per non far chiudere i battenti della scuola dell’infanzia di Corso Cavour, conosciuta come Istituto paritario suore di Maria Bambina.
Quest’anno il 30 giugno non solo definirà dunque la fine della scuola, ma anche di una storia secolare che racchiude in sé ricordi incancellabili, profumi e immagini spazzati via dalla burocrazia e dalle leggi del mercato.
Da una parte il calo delle iscrizioni, dall’altra la necessità della Curia di vendere il palazzo (già l’anno scorso ne era stata venduto una parte) le cui carenze strutturali sarebbero economicamente insostenibili da risanare, fanno sì che il 2018 sia l’ultimo per i bambini a cui i genitori dovranno trovare presto una nuova sistemazione.
Non prima però di aver tentato l’ultima carta appellandosi al vescovo Benedetto Tuzia con una lettera, scritta da una mamma ma condivisa da tutti i genitori, in cui chiedono di impedirne la chiusura. «La nostra critica vuole essere assolutamente costruttiva, ma comunque chiara. La scuola è parte integrante della parrocchia del Duomo, della storia di Orvieto e dei suoi abitanti – scrive la mamma nella missiva – Lei dovrebbe tutelarla e quindi alzandosi a voce alta dovrebbe dire: Questo asilo paritario di stampo cattolico non può e non deve essere chiuso».
La scuola ha alle spalle oltre un secolo di storia. Inizialmente gestita dalle suore di Carità delle sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, da circa un anno la gestione era affidata ad una cooperativa perugina. «Dopo un incontro con il rappresentante dell’attuale Ente gestore della scuola – spiega il genitore – conosciamo le carenze strutturali dell’edificio e cosa sarebbe necessario porre in essere per adeguarlo alla normativa vigente ma, se per la Curia è impossibile sostenerne i costi, è proprio necessario chiudere definitivamente e lasciare senza lavoro le persone che finora hanno contribuito a renderla cosi “speciale”?».
A complicare le cose, poi, c’è anche il nodo del lascito testamentario che ha destinato l’edificio esclusivamente all’assistenza dei bambini. «Possibile non esista un’alternativa? Ci si arrende così al parere di un Ente subentrato nella gestione quasi al compimento dei 100 anni della struttura? Come può conciliarsi la chiusura di una scuola cattolica storica con la vendita di un edificio destinato, per lascito testamentario, esclusivamente all’assistenza dei bambini?» si chiedono i genitori. Un allarmato quanto dignitoso urlo di aiuto quello delle mamme e dei papà che ora rimangono in attesa di un incontro con il vescovo nella speranza si possa trovare una soluzione al problema. (Sa.Simo)
Il testo integrale della lettera inviata al vescovo Mons.Benedetto Tuzia
Eccellenza Reverendissima,
mi permetto di richiamare il Suo tempo e la Sua attenzione su una vicenda che in questi giorni affligge la Sua Diocesi.
Infatti, è con molto rammarico che Le scrivo, anche a nome degli altri genitori, in relazione alla chiusura definitiva della Scuola dell’Infanzia paritaria “Maria Bambina”, sita in Corso Cavour n.80.
Sono un operatore della Polizia di Stato e da circa due anni, pur non essendo orvietana, vivo in questa cittadina con la mia famiglia allietata dalla presenza di una bambina di quasi quattro anni, per la quale, appena giunta ad Orvieto ho scelto una scuola che non solo rispondesse alle esigenze sociali, affettive, cognitive, morali e religiose di tutti i bambini ma che avesse ben fissi come principi ispiratori quelli cristiani cattolici.
Oggi posso dire, senza ombra di dubbio, che la scelta fu ottima. Le insegnanti hanno aiutato i nostri figli a muovere i primi passi nella vita con professionalità, dedizione, amore, sensibilità e passione. L’ambiente familiare e la cucina genuina hanno contribuito a far sentire i nostri bimbi “a casa”. Per un genitore non esiste nulla di più rassicurante che lasciare i propri figli in un ambiente che risponda esattamente a questi requisiti e dove si ha la certezza che il bambino è al centro dell’attenzione.
Pertanto, è doveroso farLe pervenire il nostro disappunto, la nostra critica, che vuole essere assolutamente costruttiva, ma comunque chiara per tale decisione. Non spetta a noi rammentarLe che la Scuola è parte integrante della Parrocchia del Duomo, della Storia di Orvieto e dei suoi abitanti, Lei dovrebbe tutelarla e quindi alzandosi a voce alta dovrebbe dire: Questo asilo paritario di stampo cattolico non può e non deve essere chiuso”.
Dopo un incontro con il rappresentante della Cooperativa Sociale Walking di Perugia, attuale Ente gestore della Scuola, conosciamo le carenze strutturali dell’edificio e cosa sarebbe necessario porre in essere per adeguarlo alla normativa vigente ma, se per la Curia è impossibile sostenerne i costi, è proprio necessario chiudere definitivamente e lasciare senza lavoro le persone che finora hanno contribuito a renderla cosi “speciale”? Possibile non esista un’alternativa? Ci si arrende così al parere di un Ente subentrato nella gestione quasi al compimento dei 100 anni della struttura?
Come può conciliarsi la chiusura di una Scuola cattolica storica con la vendita di un edificio destinato per lascito testamentarie esclusivamente all’assistenza dei bambini? Riponendo tanta stima nel Suo quotidiano operato e certi che questo nostro dignitoso ma allarmato urlo di aiuto è ben riposto nelle Sue paterne mani, nell’attes che Sua Eccellenza predisponga con urgenza un incontro ove avremmo modo di parlarle personalmente, voglia accogliere i sensi della nostra rispettosa considerazione.