Il fatto è che la Corte dei Conti, con deliberazione n. 65 del 18 aprile 2018, ha certificato l’uscita dal predissesto del Comune di Orvieto.
Tra tutti i Comuni d’Italia in predissesto Orvieto è il primo e l’unico ad esserne uscito con sei anni di anticipo rispetto ai dieci inizialmente previsti. Il vantaggio, non da poco, è che ora il Comune potrà davvero amministrare le risorse che l’Amministrazione Germani ha stabilizzato, decidere il livello di tassazione, che con il predissesto era al massimo delle aliquote, e attivare una vera politica amministrativa.
Un risultato importante, che consegna alla prossima Amministrazione un Comune risanato e una politica delle entrate ormai faticosamente e positivamente avviata.
L’aspetto curioso di questo successo è che chi ha costruito il risanamento, dopo un decennio di sofferenze e la vendita di tutto quanto si poteva vendere effettuato dalle precedenti amministrazioni senza che fosse attivata alcuna “politica” delle entrate, è l’ex assessore Massimo Gnagnarini, cacciato dalle anime belle della città per una infelice battuta che chiamava in causa lo “zio Adolfo”.
Per la verità le dimissioni di Gnagnarini erano state auspicate più volte da un PD senza idee, che vedeva nel presenzialismo e nell’azione dell’ex assessore un pericolo nel confronto con lo zero che il partito di maggioranza riusciva a esprimere e che lo stava relegando in un angolo, da dove svolgeva soltanto una debole attività di opposizione a Germani.
Il “nazista” scoperto nell’assessore è stato una fortuna inaspettata per alcuni, ma un danno rilevante per Orvieto, dove non sono molti che regalano impegno, capacità e fantasia per il bene comune.
Anche la Corte dei Conti, come dichiarato in alcune parti del documento di certificazione dell’uscita dal predissesto, rileva il raggiungimento di “risultati migliori di quelli attesi” e il pieno assorbimento del disavanzo di amministrazione.
L’assessore Gnagnarini e quanti insieme a lui hanno raggiunto il prestigioso risultato, unici in Italia, meritano certamente un “grazie” da parte della città, che godrà dei benefici conseguiti.
Ma invece ci sarà chi pontificherà che si sarebbe potuto agire diversamente e meglio, che i problemi sono altri, che piazza del Popolo è vuota, che c’è un pezzo di carta in terra e nessuno lo toglie. Per non dire del guano dei piccioni, che da oltre duemila anni insozza la città.
Grazie Massimo.
Alcuni brani estratti dalla relazione della Corte dei Conti
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