di Massimo Gnagnarini
Rivolgersi a Perugia con il cappello in mano per ottenere prebende a favore di Orvieto è stato per decenni uno dei leitmotiv della politica orvietana. Ma in un epoca di globalizzazione post ideologica come quella che viviamo non esistono più modelli di sviluppo regionale da perseguire ne, tanto meno, poteva reggere in Umbria un cosiddetto sistema di potere orientato, come da più parti si sostiene, verso una ridistribuzione delle risorse pilotata politicamente per favorire la tenuta del partito fino a ieri considerato egemone.
La Regione oggi è un Ente che dovrebbe specializzarsi nella erogazione di servizi strategici sul territorio al servizio delle municipalità locali. L’Umbria in particolare per molti settori economici tra cui quello turistico, è la somma di brand specifici e distinti che peraltro esistevano già prima degli anni settanta. In questa ottica il bilancio per Orvieto, nel suo rapporto con la Regione, resta decisamente sfavorevole in molti dei settori di competenza.
Cominciamo dai trasporti. Orvieto, tra tutti i Comuni dell’Umbria, è tra quelli che mette più soldi che gravano direttamente sul proprio bilancio per integrare i costi coperti solo in parte dal fondo nazionale che viene ripartito sul territorio dalla Giunta regionale. Tutto ciò avviene nonostante che da decenni la città abbia conferito al sistema dei trasporti regionale la gestione della propria Funicolare che, da sola, rappresenta uno dei pochi asset attivi e milionari per Bus Italia, la società che ha in appalto il servizio dei trasporti in Umbria.
Gli sforzi compiuti dall’Amministrazione Germani per riequilibrare tale incongruenza hanno dato finora qualche frutto, ma la sperequazione economica resta alta e va colmata a favore di Orvieto. Non giova la recente opzione a favore della stazione ferroviaria di Chiusi scelta come nuovo terminal per l’alta velocità e che viene accolta come strategica dai perugini ignorando così, in alternativa, la stazione ferroviaria di Orvieto che, peraltro, sta in Umbria e non in Toscana.Uno strabismo che possiamo ritrovare nella storia della strada complanare costruita per metà e che dovrebbe risolvere i problemi del traffico nella Valle del Paglia, ma i cui tempi biblici di finanziamento regionale ne hanno finora minato l’utilità impedendo il formarsi di un quadro certo che la ricomprendesse come asse viario principale per una necessaria e improrogabile riprogettazione generale della nostra viabilità locale. Un’opera che così com’è non è nemmeno più utile, ormai, a una discarica regionale quasi dismessa, per agevolare l’accesso dei veicoli pesanti ad essa correlati, come taluni avevano insinuato.
Cultura e Turismo. Avete presenti i numerosi bluff con cui molti operatori minacciano di portare via le loro attività e i loro eventi da Orvieto qualora il Comune di Orvieto non intervenga con adeguati contributi ?
Non è una specialità solo dei privati infatti la stessa pratica la possiamo ritrovare, da alcuni anni, in seno all’evento principe che ogni anno si svolge nella nostra città ovvero Jazz Winter.
Non c’è vigilia o post festival in cui gli organizzatori non reclamino soldi dal Comune oltre a quelli preventivamente già stanziati. Sarà sicuramente così anche quest’anno e già ne abbiamo avuto un’avvisaglia dalle recenti notizie di stampa dove si è titolato: “A Orvieto a rischio anche UJW”.
Ebbene apprendiamo che la Fondazione UJ da quest’anno realizzerà a Terni dal 27 aprile al 1 maggio “Umbria Jazz Spring#1” dove il Comune di Terni non compare né come sponsor nè come finanziatore istituzionale mentre compare il Comune di Orvieto quale socio della Fondazione di partecipazione di Umbria Jazz.
Se da un lato è apprezzabile che il brand si arricchisca di un altro evento in un’altra città umbra, preoccupano i risultati economici probabilmente in rosso che andranno a gravare sul bilancio della Fondazione. In altre parole non si capisce per quale motivo, anche alla luce dei nuovi finanziamenti pubblici ottenuti, si chiederebbero al Comune di Orvieto altri soldi per ripianare i conti di UJW mentre, allo stesso tempo, si impiegano le risorse nuove della Fondazione per realizzare un terzo festival senza l’intervento finanziario dell’Amministrazione locale interessata dall’evento.
Che centra la Regione Umbria in questo ? Centra eccome. Essa insieme ai Comuni di Perugia e Orvieto è proprietaria della Fondazione Umbria Jazz che, dal 2017 e per gli anni a venire, è stata ricompresa tra quelle finanziate dal Ministero dei Beni Culturali con 1Mln di euro di contributo all’anno per lo svolgimento del Festival finora articolato negli appuntamenti estivi di Perugia e in quelli invernali di Orvieto.
Sono sicuro comunque che anche quest’anno non ci saranno problemi per lo svolgimento di UJW, tuttavia mi auguro che possa cessare anche questo strano format polemico sui soldi da chiedere agli orvietani che pagano le tasse.
Traggo questa mia certezza dal fatto che anche per il Jazz, come per ogni altra forma d’arte, Orvieto rimane Orvieto mentre l’Umbria è una semplice espressione geografica.