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Home Cultura

“Freud e Orvieto”: svelata la targa a Palazzo Bisenzi. Si gettano le basi per un percorso culturale

Redazione by Redazione
27 Aprile 2018
in Cultura, Archivio notizie
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ORVIETO – Un’intera giornata di studi nel nome di Sigmund Freud, che apre un percorso nella dichiarata volontà di valorizzare preziose pagine di storia, non solo cittadine, da poco riscoperte. Uno spettacolo in arrivo al teatro Mancinelli, che porta la firma di Guido Barlozzetti, che sarà preceduto da un excursus su “Orvieto città del vino e dell’arte” con Riccardo Cotarella e Mario Morcellini e seguito dalle degustazioni del Consorzio tutela vini di Orvieto. E poi una targa commemorativa in pietra basaltina su cui è sovrapposto un bassorilievo in acciaio riproducente alcune immagini degli affreschi del Signorelli in Duomo, svelata sabato mattina, al civico 36 di corso Cavour per ricordare i soggiorni orvietani del padre della psicoanalisi a palazzo Bisenzi.

“Freud e Orvieto. Echi della città del silenzio nelle teorie freudiane” è stato anche il tema che sabato 21 aprile ha scandito l’appuntamento promosso dall’Associazione ApertaMenteOrvieto in collaborazione con Fidapa Bpw Italy, Fondazione Centro Studi Città di Orvieto e Comune di Orvieto. Qui, sono stati accolti gli studenti del liceo artistico che cinque anni fa hanno progettato la targa.


“La sfida – ha sottolineato l’assessore alla Cultura Alessandra Cannistrà – è fare di queste giornate, l’inizio di un percorso. Oltre all’apposizione di una targa simbolica, frutto dell’impegno professionale e della creatività di scuole e artigiani, il binomio Freud e Orvieto apre un vastissimo panorama di collegamenti, temi e legami”. “Le bellezze di cui siamo custodi, su tutte gli affreschi del Signorelli – ha aggiunto Erasmo Bracaletti, presidente di ApertaMenteOrvieto – hanno ispirato Freud. Seppure con molta fatica, si inizia a mettere in moto una rete dove ognuno può dare il suo contributo e attualizzare l’immagine di un personaggio così illustre”.

Presenti al convegno anche gli artigiani Moreno Biritognolo e Antonio Crescini, onorati di aver realizzato “qualcosa che resterà nel tempo”. Accanto alla presidente della Fidapa Bpw Italy Alda Coppola, alla giornata hanno preso parte anche l’architetto Raffaele Davanzo dell’Istituto storico artistico orvietano, e Tiziana Tafani della Fondazione Csco, autrice del libro realizzato insieme a Lucio Riccetti (edito da Intermedia Edizioni) che ripercorre il ruolo che i soggiorni orvietani di Freud hanno svolto nel favorire l’elaborazione di quel nucleo di riflessioni destinate presto a sfociare in alcuni capisaldi della teoria psicoanalitica.

“Il tema affrontato – è stato ribadito – è marcatamente collegato alla nostra città: gli stimoli intuitivi che diedero a Freud alcune chiavi interpretative dei meccanismi nascosti della mente si generarono proprio ad Orvieto, davanti agli affreschi di Luca Signorelli e dopo, quando Freud rifletté su di essi enucleando i motivi della dimenticanza, del sogno, dell’inferno come oscurità, del ruolo dell’ebreo, e dell’archeologia come metodologicamente parallela alla psicoterapia. È un omaggio a Freud, ma essenzialmente ad Orvieto e agli artisti che la resero unica”.

“Mediterraneo, mare che unisce, mare che divide” inteso come ulteriore declinazione del tema dell’accoglienza. Sarà questo il tema della nuova edizione del Festival del dialogo atteso sulla Rupe per il mese di ottobre. Ad annunciarlo sono stati i rappresentanti del direttivo dall’associazione ApertaMenteOrvieto operativa ormai dal 2013. “Gli eventi dedicati a Freud – hanno spiegato – anticipano e preparano studenti e cittadini a quello che è e resta il nostro appuntamento principale con la volontà di proporre sempre nuove occasioni di confronto e approfondimento. E dialogo come segno, ulteriore, di accoglienza”.

Nel pomeriggio, poi, sempre nel nome del padre della psicanalisi, si è svolta la conferenza a Palazzo Negroni, sede del Csco, principalmente focalizzata su quanto Orvieto e soprattutto gli affreschi di Luca Signorelli abbiano influito su Freud per elaborare la teoria psicanalitica.
Antonio Rossetti, vice presidente del Centro Studi, ha aperto la conferenza sostituendo il presidente Matteo Tonelli. Rossetti ha iniziato ad intrecciare i fili che legano Freud all’arte e alla letteratura, da Joyce a Svevo, da Dostojevskij a Virginia Woolf per poi passare la parola alla dottoressa Anna Maria Meoni. La dottoressa Meoni ha brevemente riassunto quello che si è detto durante la mattinata, ricordando inoltre che già ben cinque anni fa si era pensato di realizzare una targa dedicata a Freud, facendola realizzare agli studenti del Liceo Artistico ma purtroppo non se ne fece nulla per un attrito fra interessi pubblici e interessi privati.

“Se oggi finalmente Orvieto ha potuto esporre questa targa – ha detto la Meoni – è grazie anche all’associazione Apertamente che ha dato la spinta finale per far decollare questo progetto. Da qui poi è nato un nuovo lavoro in cui si è cominciato ad analizzare i rapporti tra Freud e la città di Orvieto, chiedendoci se realmente dopo che il maestro Freiberg dopo la visione dell’Apocalisse del Signorelli nella Cappella di S. Brizio realmente ha avuto l’imprinting per elaborare la sua teoria psicanalitica”.

Il professor Raffaele Menarini, docente di Psicologia Dinamica alla Lumsa di Roma, ha letto in parallelo l’archeologia e la psicanalisi, non tanto perché Freud era un collezionista di resti archeologici (motivo che lo ha portato a Orvieto) ma perché il suo lavoro si è basato su una sorta di “eziologia psichiatrica”. “Non a caso nei suoi viaggi Freud ha paragonato i resti di Pompei al sintomo – ha ricordato il professor Menarini – e questo prova la forte connessione fra le due discipline. La sua tappa a Orvieto ha poi ampliato enormemente quello che già stava elaborando tra fantasia e trauma. Quindi nei suoi viaggi in Italia Orvieto e Roma restano due punti focali per fondare il pensiero psicanalitico. Da una parte a Orvieto l’Anticristo rappresentato da Luca Signorelli e dall’altra a Roma il Mosè di Michelangelo che rappresenta il padre per Freud, creando quindi la dinamica del parricidio”.

“Nel periodo in cui venne a Orvieto, Freud era depresso – ha principiato lo scrittore Guido Barlozzetti. In quel periodo mantenne un carteggio con il medico Wilhelm Fliess ma in quelle lettere non si parla del suo soggiorno orvietano. Solo un anno dopo Freud ha ricordato il nome di Luca Signorelli, mentre era in carrozza in viaggio verso la Bosnia Erzegovina, e in quel momento gli si è aperta tutta una catena significante. Freud era uno scienziato e credeva nell’etica e nella verificabilità dei fatti. Da bravo esploratore del linguaggio si è confrontato con la parola ma anche con i vuoti che a volte crea il linguaggio stesso”.

La conferenza è stata chiusa dallo psicoterapeuta Angelo Strabioli, il quale ha mostrato e commentato una serie di immagini per parlare del mondo psicanalitico di Freud. Tra le diverse riflessioni esposte, Strabioli ha notato un’interessante associazione pittorica tra Luca Signorelli e Lucien Freud, nipote di Sigmund. Inoltre ha focalizzato l’attenzione sul concetto di setting, ovvero di quel luogo fisico che favorisce un certo tipo di pensiero, e forse Orvieto su Freud ha agito in questi termini.

Ora, il prossimo appuntamento in programma, è per venerdì 27 aprile alle 20.45 al Teatro Mancinelli con “HERR. Freud, Signorelli, Mosè – Il Rebus”, uno spettacolo-racconto sull’incontro eccezionale tra Luca Signorelli e Freud, prodotto dal Collettivo Teatro Animazione Orvieto. Testo, regia e interpretazione di Guido Barlozzetti. Progetto visivo e allestimento di Massimo Achilli. Musiche originali composte ed eseguite da Enzo Pietropaoli.

__________________________________

L’Associazione ApertaMenteOrvieto nasce nel 2013 dalla volontà di incontrarsi e confrontarsi, al di fuori dei pregiudizi ideologici e dei recinti di partito, sui grandi temi di attualità che incidono sull’evoluzione della società e dell’individuo. È un laboratorio di idee, discussione e azione sul nostro futuro, per comprendere meglio i processi che stanno determinando il cambiamento della nostra vita, sia a livello globale che locale. Vuole contribuire a tenere vivo il tessuto connettivo tra le varie realtà, anche associative, del territorio, con la convinzione che partecipare alla vita sociale e democratica significa svolgere consapevolmente il ruolo di cittadini.

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