“Nelle ultime settimane si è imposta, come era prevedibile, un’ampia e variegata discussione sugli ormai prossimi provvedimenti dell’amministrazione comunale in merito alla mobilità e alla sosta dei veicoli nel centro storico. Ampia e variegata, certo, ma nient’affatto approfondita.
Se da una parte, infatti, l’amministrazione ha probabilmente peccato in una comunicazione che non ha lasciato intravedere gli obiettivi complessivi di questi provvedimenti, dall’altra il coro dei critici, capeggiato dall’opposizione di centrodestra, non ha saputo far altro che appellarsi ad un conservatorismo che ha l’unica aspirazione di “non far peggio di quanto già non sia”.Si è riproposto insomma il tenore di quel basso livello di dibattito politico che domina ormai la scena cittadina da anni: opposte tifoserie che non riescono ad andare oltre la rivendicazione aprioristica della giustezza delle proprie convinzioni.Con questo mio intervento voglio quindi provare a riportare nel dibattito in corso alcuni elementi di riflessione che, sebbene fossero presenti nel discorso politico dell’attuale maggioranza fin dal suo insediamento, si sono andati perdendo nel corso del tempo, soffocati volta dopo volta dalla sindrome della tifoseria.
Partiamo dai dati di fatto, sui quali sembrano concordare tanto l’amministrazione quanto l’opposizione.Il centro storico di Orvieto è vittima di un declino decennale caratterizzato da due elementi fondamentali: il progressivo deteriorarsi delle possibilità di sviluppo economico e commerciale e quella che viene ormai comunemente indicata come “gentrificazione”, ovvero la sostanziale trasformazione del centro cittadino da luogo di vita degli abitanti del territorio a “casa vacanze” di turisti e abitanti stagionali. Guardando a questi due fenomeni, credo che si debbano indicare chiaramente quelle che, nella diversità delle opinioni, si ritenga possano essere degli schemi d’intervento in grado di garantire le condizioni per un’inversione delle tendenze in atto.
Dal mio punto di vista, il completamento di quel progetto che vedeva nella “città a misura d’uomo” la condizione essenziale per un cambiamento del modello di sviluppo del centro storico, è oggi il punto di partenza per riniziare ad immaginare un città diversa. Di certo non è il punto d’arrivo. È il punto di partenza di chi vuole lanciare un segnale a quanti (liberi professionisti, artigiani, semplici cittadini) vorrebbero vivere in una città in cui poter passeggiare quando liberi dalla frenesia e dal rumore che i ritmi di lavoro attuali impogno pressoché a chiunque; è il punto di partenza per chi vorrebbe fare della diversità del proprio territorio un assett per lo sviluppo della sua attività commerciale; è il punto di partenza per tutti coloro che vorrebbero valorizzare a pieno quell’enorme patrimonio artistico, cultura e paesaggistico che immeritatamente abbiamo ereditato dalle generazione che ci hanno preceduto.
Chiunque pensi che la pedonalizzazione di Piazza del Popolo possa essere indicata come la panacea o, cambiando punto di vista, la causa di tutti i mali, dimostra semplicemente la propria incapacità d’immaginare una città diversa. Questo provvedimento, a mio avviso necessario, riuscirà nel suo intento solo se riusciremo a integrarlo con quanto già fatto in termini di mobilità veicolare (tariffe ridotte nei parcheggi insilati, sosta giornaliera alla ex-caserma piave e navetta gratuita per l’accesso al centro) e con quanto si potrà e dovrà predisporre, come ad esempio la trasformazione progressiva di un numero crescente di parcheggi di superfice oggi a pagamento in parcheggi gratuiti per i residenti.
In chiusura, credo che un altro elemento vada tenuto in considerazione: il tempo e la valutazione che questo permetterà circa i provvedimenti effettuati. Siamo all’inizio della stagione turistica, di quella stagione estiva che rende un qualcosa di unico il camminare per le vie del nostro centro e l’incontrarsi nelle nostre piazze, utilizziamo questo periodo come banco di prova per un nuovo modo di concepire e vivere la città. Per tornare indietro c’è sempre tempo, è arrivata l’ora d’iniziare a riprendere in mano l’ambizione di andare avanti”.Tiziano Rosati, Sinistra Italiana
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