di Stefano Moretti
Torna di nuova ad emergere, come facilmente prevedibile, la vexata quaestio dell’associazione TE.MA. di Orvieto, con le usate argomentazioni, per nulla condivise,di una lettura di”azienda culturale” con profilo di piccola impresa. Si tratta , diversamente, nell’orizzonte del comportamento concludente, di azienda di servizi operante nel settore della”promozione,valorizzazione, produzione, coordinamento”di attivita’di spettacolo, culturali e turistico economiche nonche’ quelle accessorie a queste, come ci ricorda lo stesso Statuto associativo, con piu’ ampie ed articolate azioni possibili di quelle di mera fabbrica. In realta’ ci troviamo di fronte ad una vera e propria impresa di servizi, non tenuta, ne’ protagonista ne’ deputata all’ideazione di eventii e fatti culturali ma alla solo loro gestione, impropriamente costituita in forma di associazione e maldestramente statutarizzata in tal senso, con conseguenti logiche aziendali che riverberano sulla gestione e sul bilancio, da una parte e sul personale dipendente dall’altra.
In merito alla prima questione, dobbiamo tornare a segnalare le gia’ evidenziate criticita’, riportate in alcuni interventi cortesemente ospitati, rimaste galleggianti ed anzi gonfiatesi ad horas; l’ultimo bilancio disponibile, chiuso al 31 12 2016, oltre ad alcune notazioni di relazione accompagnatoria assai poco giuricamente e contabilmente conferenti, reitera tra le voci del Passivo un Fondo Associativo per E 1.149.890,00 con segno negativo , sulla cui corretta formazione e postazione reputo debba porsi massima attenzione. Tale fondo, per necessaria brevita’ espositiva di cui mi scuso col lettore, costituisce quello che nelle societa’ ordinarie e’ il capitale sociale il quale rileva, per corretta appostazione, solo con segno positivo, in quanto subisce tutela normativa ex art.2446 e seguentic.c. al fine di evitare sottocapitalizzazioni emendabili con esclusivo intervento dei soci ovvero, in mancanza, con l’obbligo di trasformazione ovvero liquidazione. La norma di tutela tuttavia non appare agire nei confronti delle associazioni, salvo diverse interpretazioni analogiche estensive comunque possibili, cosicche’ nel caso in esame l’appostazione negativa del fondo ne rovescia il significato contabile, trasformandolo in pretesa creditoria nei confronti degli associati, in realta’ insussistente in quanto gli stessi rispondono delle sole quote sottoscritte, riconducendosi tale modalita’ ad una sostanziale ficto juris la cui opportuna se non necessaria elisione in rettifica del bilancio per infondatezza del diritto di credito cosi’ costruito consentirebbe ad una piu’ corretta lettura del dato, secondo obbligati canoni di veridicita’ e trasparenza, e dell’intero documento contabile. A giusta rettifica apportata,dovra’ concludersi per un totale del passivo pari ad euro 1.664.278,00 contro i 521.729,00 iscritti, di cio’ dovendosi tenere conto anche nell’approvando bilancio chiuso al 31 12 2017. Per le voci dell’attivo, varra’ invece ricordare come l’amministrazione Comunale di Orvieto, player fondamentale dell’associazione, abbia gia’ segnalato in apposito atto la possibile infondatezza di parte rilevante dei crediti esposti.
Sull’altro fronte, i dipendenti, cui va piena solidarieta’ e le cui ragioni debbono essere utilmente ascoltate. Si tratta di capire come se si dovesse partire dalle loro stesse considerazioni, emerse nelle odierne assemble e conferenze, sull’insufficenza dell’azione di governance e la mancanza di solide prospettive di tenuta che non siano tagli indicriminati e massicci del solo costo del personale, si dovrebbe giungere alla definizione liquidatoria dell’ente, argomento che mi sento di condividere quale rimedio eutanasico in luogo di impietosi accanimenti terapeutici. Il profilo ormai legislativamente definito di riforma fallimentare in liquidazione giudiziale, potrebbe conseguire ad un percorso non piu’ traumatico di superamento dell’attuale situazione nel senso indicato con contestuale formazione di una new company, leggera ed efficente, in grado di valorizzare e sostenere le professionalita’ schierate , fuori dall’indebitamento, efficente soggetto d’impresa nello specifico settore dei servizi a favore delle attivita’ culturali, con dimensioni operative in house ed oltre.
Una sfida, certo, difficile ma possibile comunque , con l’apporto essenziale di un sindacato non di doglianza ma di proposta ed un solo consiglio, oltre al parere:quello di fare presto.