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Home Cultura

Il Filo di Eloisa propone Spiragli 2018. Si comincia con il ’68 e il movimento delle donne negli anni Settanta

Redazione by Redazione
15 Marzo 2018
in Cultura, Archivio notizie
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ORVIETO – L’associazione Il filo di Eloisa – Associazione Culturale Eloisa Manciati, propone e organizza a Orvieto la terza edizione della rassegna primaverile “SPIRAGLI”. Come sempre, l’inizio è previsto in vicinanza dell’8 marzo, Giornata internazionale della donna; le successive iniziative si svolgeranno il 5 e il 12 aprile.
La rassegna è in collaborazione con le associazioni Lettori Portatili Orvieto e L’Albero di Antonia. SPIRAGLI 2018 si apre mercoledì 14 marzo alle ore 17 al Caffè Montanucci di Orvieto con l’incontro “Un tè con le ragazze del ’68”: considerazioni, testimonianze, ricordi sulla rivoluzione femminista maturata dall’esperienza del ’68 e degli anni ’70. In occasione del cinquantenario del ’68, il Filo di Eloisa sceglie infatti la strada della testimonianza in prima persona, che ritiene fonte preziosa e indispensabile non solo per l’elaborazione personale e collettiva, ma anche per ogni ricostruzione storica futura.

Su questa strada si sono poste anche le donne di Genova che hanno pubblicato da poco il libro La ragazza che ero, la riconosco, Iacobelli Editore, a cura di Silvia Neonato. E sarà proprio Silvia Neonato, giornalista e saggista, componente della Società italiana delle Letterate e parte del collettivo redazionale della rivista Leggendaria, l’ospite d’onore della serata, per relazionarsi, a partire dalla sua esperienza, con le esperienze, gli interrogativi e le sollecitazioni del pubblico presente. Introduce l’incontro Ornella Cioni, presidente del Filo di Eloisa.

Cosa ha significato essere state femministe? Perché lo siamo diventate? “Spiegarlo, raccontarlo oggi – afferma Neonato – è stato il primo scopo del nostro libro, La ragazza che ero, la riconosco. Schegge di autobiografie femministe. Noi che nel ’68 eravamo ragazze, ci siamo riviste quarant’anni dopo e abbiamo deciso di scrivere testi autobiografici, che sono emersi attraverso lunghe e appassionate sedute di autocoscienza sul modello di quando eravamo giovani e ribelli. Abbiamo provato a raccontarci lasciando che affiorassero piano piano alla scrittura schegge delle nostre vite. Il nostro scopo era anche far capire come il femminismo della nostra gioventù ci avesse cambiato la vita per sempre. E in meglio”. Le autrici del libro sono Maria Alacevich, Marta Baiardi, Rossana Cirillo, Maria Pia Conte, Silvia Neonato, Marina Olivari, Giulia Richebuono, Giovanna Sissa. C’è chi parla della propria madre, chi del padre partigiano, chi dei compagni di vita e di lotta e dei conflitti, chi dei figli, chi del mestiere di ginecologa, chi del corpo seduttivo e che invecchia, chi delle figlie prese in affido, chi di un matrimonio decennale, chi delle molestie in famiglia o sulle vie del mondo. Otto voci, sincere e acuminate, a cui si aggiungono, in appendice del libro, le testimonianze di Elvira Boselli e Francesca Dagnino, due delle fondatrici di quel Collettivo femminista genovese a cui appartennero negli anni Settanta centinaia di donne.

Anche a Orvieto, allora, come a Genova e come in altre città italiane, molte – tra cui, con ruolo propulsivo, la stessa Eloisa Manciati a cui l’associazione promotrice dell’incontro è intitolata – parteciparono al movimento femminista che riempiva le piazze. Contemporaneamente tessevano un lavoro più nascosto, riunendosi in collettivi nelle case e nelle sedi più o meno provvisorie che la politica povera della sinistra extraparlamentare poteva mettere a disposizione in quegli anni.
Quel lavoro, vera e propria pratica politica definita “autocoscienza” – l’eredità che le ragazze del ’68 lasciano alle donne venute dopo – ha segnato la vita di tutte, cambiato la storia d’Italia e innovato un costume arretrato e conformista Questi frammenti di biografie femministe illuminano una stagione di forte impegno, affondando nella storia personale di ognuna, nelle differenze di classe e collocazione, nelle reciproche relazioni e nelle vicende italiane, dal dopoguerra a oggi. Per questo il Filo di Eloisa spera che la relazione di allora possa dipanare, nell’incontro, un filo di relazioni che è continuato nel tempo e che ancora oggi, attraverso l’associazione e la memoria del prezioso lavoro svolto da Eloisa Manciati, mette in relazione le donne di Orvieto con le donne di altre città e realtà.

Il ciclo di Spiragli proseguirà il 5 aprile con l’incontro “La parità di genere comincia dal linguaggio”, a cui interverrà Sonia Montegiove, esperta di nuove tecnologie, formatrice digitale, giornalista aderente a GIULIA, membro del Consiglio direttivo dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria; e il 12 aprile con “Libri migranti”, conversazioni e letture sui libri e gli autori e le autrici della nostra vita con Melita Richter, sociologa, saggista, mediatrice culturale, docente alla facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Trieste, autrice di Libri migranti, Cosmo Iannone Editore.

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