ORVIETO – Per la stagione teatrale 2017/2018 al Teatro Mancinelli di Orvieto è andato in scena, venerdì 23 marzo, un nuovo appuntamento di forte impatto socio-culturale su un tema di drammatica attualità come il femminicidio. E’ lo spettacolo “Ferite a Morte”, scritto da Serena Dandini con la collaborazione di Maura Misiti. Protagoniste sul palco, in un’alternanza di monologhi drammatici ma giocati, a contrasto, su un linguaggio che riesce ad essere anche leggero e ironico, Lella Costa, Orsetta De’ Rossi e Rita Pelusio.
Lella Costa, come nasce questo spettacolo? E perché?
Nasce dal libro di Serena Dandini, e dal suo bisogno, condiviso negli anni da tantissime donne di dare una voce alle vittime di uno dei fenomeni più spaventosi e radicati del nostro tempo. Serena Dandini ha attinto dalla cronaca e dalle indagini giornalistiche per dare voce alle donne che hanno perso la vita per mano di un marito, un compagno, un amante o un “ex”. Per una volta, sono loro a parlare in prima persona. Come in una Spoon River del femminicidio, ognuna racconta la sua storia la da dove si trova ora e riprende vita e spessore, uscendo finalmente da una catalogazione arida e fredda. Serena Dandini, con la collaborazione ai testi e alle ricerche di Maura Misiti, ricercatrice del Cnr, ha scritto una breve storia per ciascuna di loro, pensata in chiave teatrale per sensibilizzare, attraverso il linguaggio della drammaturgia, le Istituzioni italiane e l’opinione pubblica circa un fenomeno dai dati ancora incerti, ma che comporta in Italia – come ci raccontano le rare statistiche – una vittima ogni due, tre giorni.
Cosa pensa della legge sul femminicidio? Pensa possa bastare per contenere il fenomeno?
Penso che sia una legge buona ma sicuramente migliorabile, ma che per cominciare a contrastare seriamente e radicalmente la violenza sulle donne si debba lavorare sull’educazione, sul rispetto e la conoscenza , sulla relazione tra maschile e femminile , fin dall’infanzia . Bisogna costruire reti di protezione, formare le forze dell’ordine , e soprattutto responsabilizzare gli uomini: per quanto possa suonare polemico, la violenza sulle donne è un problema loro.
Alle donne che non denunciano ma subiscono abusi e violenze tra le mura di casa, cosa si sente di dire?
Non mi permetto, dalla sicurezza immeritata in cui mi ritrovo a vivere, di dare alcun consiglio o peggio ancora di formulare giudizi. Posso solo sperare che le nostre voci riescano ad aiutare qualcuna a trovare la forza per cercare una propria strada di riscatto e di liberazione.
Lo spettacolo ha già toccato l’Italia in lungo e in largo. Che tipo di reazioni ha suscitato nel pubblico?
Sempre e dovunque di grande emozione, rabbia e commozione.
Qual’è il messaggio che si vuole veicolare con “Ferite e Morte”?
Ascoltare delle storie sicuramente tutte con uno stesso finale, ma molto diverse tra di loro: drammatiche, certo, ma anche lucide, tenere, ironiche, a volte perfino divertenti.