ORVIETO – Oggi – giovedì 15 marzo – è il grande giorno: la mostra “Le lieu céleste. Les Etrusques et leurs dieux. Le sanctuaire fédéral d’Orvieto. Il luogo celeste. Gli Etruschi e i loro dei. Il santuario federale di Orvieto” sarà presentata alle autorità e alla stampa europea ed internazionale per essere poi ufficialmente inaugurata venerdì.
Nella mostra, allestita fino al 2 settembre presso il Musée national d’histoire et d’art in Lussemburgo, saranno esibiti per la prima volta al mondo circa 1300 pezzi provenienti dagli scavi archeologici di Campo della Fiera di Orvieto e frutto di 18 anni di scavi diretti dalla professoressa Simonetta Stopponi, già docente universitaria di Etruscologia e Antichità italiche e presidente dell’Associazione Campo della Fiera Onlus. Per il taglio del nastro, tra le numerose autorità, sono attesti anche il primo Ministro del governo del Lussemburgo e Ministro della cultura, Xavier Bettel, il segretario di Stato per la cultura Guy Arendt e il direttore del Museo Nazionale di Storia e Arte Michel Polfer.
La mostra è articolata in diciassette sezioni, secondo un rigoroso percorso articolato in ordine cronologico che illustra il ruolo politico e il significato religioso del santuario nel corso della storia, mettendo in luce il ruolo straordinario rivestito dal Fanum. Il titolo stesso con il quale si è voluta identificare l’esposizione allude, infatti, all’identificazione, da parte degli studiosi, del sito archeologico di Campo della Fiera con l’antico “Fanum Voltumnae”, il santuario federale dedicato al dio Veltune (Voltumna o Vertumnus per i Romani) dove, come riportato dallo storico romano Tito Livio, si riunivano i rappresentanti delle dodici maggiori città etrusche per assumere importanti decisioni comuni.
L’indagine archeologica avviata diciotto anni fa riguarda infatti un vasto periodo storico, dal VI sec. a.C. al XIV, cioè dal santuario etrusco alla chiesa di San Pietro “in vetere”. Parte dei reperti sono conservati al Museo archeologico nazionale di Orvieto e parte depositati nei magazzini della SABAP dell’Umbria a Perugia.
Il “Fanum Voltumnae”, influente dal VI al IV sec.a.C., dopo la prevalenza di Roma nel III sec.a.C., riuscì a mantenere vitalità in età romana repubblica e imperiale. Trasformatosi successivamente in luogo di culto cristiano, fu anche in epoca medievale “campus nundinarum”, adibito allo svolgimento di mercati stagionali.
“Le scoperte effettuate confermano l’importanza del sito dove in epoca etrusca facoltosi devoti dedicavano preziose offerte alle divinità e dove si discutevano nelle riunioni dei magistrati questioni di politica estera.
Un luogo che ha ricevuto l’attenzione dell’imperatore Augusto, fautore di un’intensa opera di ristrutturazione e in cui le manifestazioni religiose perdurarono ben oltre la fine del paganesimo. Una lunghissima ed ininterrotta frequentazione che non lascia dubbi sulla rilevanza storica di questa grande area sacra” afferma la professoressa Simonetta Stopponi.
Il percorso della mostra – Una base lapidea di statua bronzea, rapinata dai conquistatori romani, accompagnerà il visitatore nel cuore della mostra. Incisa sulla base, una lunga iscrizione in lingua etrusca databile al 510 a.C. ha rivelato il nome con cui gli Etruschi chiamavano il santuario, definito appunto “Luogo Celeste”.
Il percorso prende avvio dal periodo di maggiore fioritura, fra VI e IV sec. a.C., con un’ampia selezione di reperti di eccezionale qualità tra cui un braccio di grandi dimensioni appartenente a una statua di culto, teste femminili in terracotta e preziosi vasi greci.
In un’importante sezione dedicata alla Via Sacra, vengono poi mostrati altari, frammenti marmorei greci e terrecotte architettoniche.
Numerose basi in pietra documentano quanto ricordato da Plinio: il saccheggio di oltre duemila statue di bronzo da parte dei Romani al momento della presa della città e ulteriori materiali attestano la continuità di culto non solo in epoca romana, ma anche in età cristiana con testimonianze di quella che è stata riconosciuta come la Chiesa di San Pietro in Vetere, eretta fra XII e XIII secolo.
L’ultimo documento che menziona la Chiesa risale al 1350, data che coincide con la deposizione multipla di vittime della peste nera del 1348. In seguito, il sito continuò ad essere sede di mercati e proprio a ciò si deve l’attuale toponimo Campo della Fiera. Completa la mostra, l’esposizione di numerose monete rinvenute negli scavi che narrano più di 2000 anni di storia, dai bronzi premonetali di V sec. a.C. ai 10 centesimi di Vittorio Emanuele III.