di Gianluca Foresi
Ti metti a leggere la così detta circolare Gabrielli che, uscita in seguito agli incidenti di Torino dello scorso giugno, dove purtroppo perse la vita una giovane ragazza, detta le nuove regole e norme per l’organizzazione di manifestazioni pubbliche.
Scorri tutta la serie pressoché infinita e rigida delle condizioni, giusta e condivisibile in parte, per carità, da osservare e da mettere in pratica per la salvaguardia in primis del pubblico, degli organizzatori e degli operatori tutti, ma che con molta probabilità renderà difficile se non quasi impossibile, dati anche i costi elevati e l’asfissiante osservanza di tutti i punti che il Piano Sicurezza richiede, la realizzazione di una qualsivoglia manifestazione pubblica.
Ora molti saranno anche felici che alcune di queste non avranno luogo, ma io mi chiedo: “quanti problemi e quante vittime hanno fatto eventi aperti al pubblico in tutti questi anni che vanno, diciamo per semplificare, da dopo la Seconda Guerra Mondiale a Oggi da giustificare un così alto dispiego di cavilli, vademecum, comandamenti, obblighi? Una, due, tre , quattro, a memoria d’uomo credo non molte di più. Ma è certo che anche una sola di queste doveva e poteva essere evitata. Non conta il numero quando hai a che fare con una vita. Punto.
E dire però che la realizzazione di questi si basava sull’osservanza minima di norme si scritte, ma anche sul buonsenso degli organizzatori stessi. Ora invece ci sarebbe da chiedersi ( magari usando un parallelo e accostamento per alcuni bizzarro ma che voglio provare a fare) quante vittime di Stato o morti sul lavoro, dove oltre a quella diretta si può rintracciare anche una responsabilità indiretta dello stesso stato, ci siano state state rispetto invece a questo tipo di eventi pubblici e popolari.
Credo che si possano contare a centinaia se non anzi sicuramente a migliaia. Penso alla recente tragedia ferroviaria di Ruvo e alla recentissima di Pioltello, alla “sciagura” aerea di Ustica, ai terribili fatti legati allo sfruttamento selvaggio del territorio, penso al Vajont, al Frejus, ai vari terremoti: Friuli, Irpinia, Umbria , Marche e Abruzzo.
La mente poi va alla famosa stagione della strategia tensione legate al terrorismo ( rosso o nero qui non conta) dove lo Stato ha avuto sicuramente una sua ampia fetta di responsabilità se non di colpa. L’elenco potrebbe essere molto molto più lungo, ma mi fermo qui per rispetto a chi è voluto arrivare a leggere tutto questo mio sproloquio. Ebbene cosa lo Stato ha fatto, quali regole o norme ferree si è dato per evitare il ritorno di questi immani disastri? Non lo so. Spero loro lo sappiano però.
Dico per chiudere che bisognerà sicuramente rispettare la circolare sin nei minimi dettagli e fare di tutto per evitare che tragedie come quella di Torino o altre simili avvengano di nuovo, ma bisognerà fare anche di tutto ( e questo spetterà a chi ci governa) ma in maniera più semplice.
La parola d’ordine per quelli che “regneranno” dopo il 4 Marzo dunque sarà semplificazione. Attraverso questa bisognerà fare in modo che l’entusiasmo, la passione e il disinteresse con i quali molti cittadini semplici, e anche professionisti dei vari settori, si mettono all’opera, non venga spento per rispettare in maniera forse eccessiva delle regole, adeguate si, ( che occorrerà magari nell’immediato futuro suddividere e parcellizzare in base al singolo evento) ma che però diventano a lungo andare dei veri e propri collari asfissianti, impedendo in qualche modo lo sviluppo della socializzazione, della cultura e da un versante anche dell’economia del nostro paese.