Se ti chiedessero di rinunciare ad Internet per un giorno, quale sarebbe la tua reazione? Panico? Incertezza? Disorientamento? Il mondo virtuale è diventato così reale per tutti, e per i giovani under 30 in particolare – i cosiddetti “nativi digitali”, che ormai potremmo utilizzare la fulminante e geniale battuta di Altan: “È record, ogni cellulare possiede un italiano!”, per descrivere ciò che sta accadendo.
Ma è questa la modernità che rende liberi? Ne hanno riflettuto insieme una giornalista, uno scrittore e una esperta di comunicazione nell’incontro che Nova Civitas ha dedicato a “I mezzi di comunicazione, al bivio tra protagonismo e servizio”, nell’ambito del percorso formativo 2017-2018, “Un’etica sociale per abitare bene la città”.
Maria Rita Valli, giornalista e direttrice del settimanale interdiocesano La Voce, ricorda che secondo alcune recenti ricerche, più della metà degli italiani crede alle notizie false, le cosiddette fake news o, per usare il termine italiano, le “bufale”. È fondamentale che chi lavora nell’informazione sia potente filtro tra realtà e finzione, perseguendo con ogni mezzo la verità.
E per raggiungere lo scopo c’è bisogno di tenere sempre in mente alcune parole chiave, l’“Infoetica” innanzitutto, indicata alcuni anni fa da papa Bendetto XVI in occasione della Giornata delle Comunicazioni Sociali. L’“infoetica” comprende principi e valori che devono guidare chi fa informazione per professione, i giornalisti sicuramente, ma sopartutto chi detiene la proprietà dei mezzi di comunicazionbe e gli editori che spesso invece guardano soprattutto gli interessi aziendali ed economici, senza considerare la “dignità delle persone”, ed ecco la seconda parola chiave. Altro principio cardine alla base della vita democratica è il “pluralismo delle voci”, bisogna cioè sostenere e valorizzare i piccoli editori e i giornali locali che sono una ricchezza che anima il territorio e che, grazie alla pluralità di visioni, garantiscono la democrazia. Infine, altra parola chiave, l’importanza e sviluppo della “coscienza critica” da coltivare nei giovani, che significa capacità di leggere e filtrare attraverso intelligenza e cultura ciò che si vede.
Prosegue i lavori Stefano Diana, un ingegnere “convertito” poi alle sceienze umane e autore del libro “Noi siamo incalcolabili”, che introduce ad un fenomeno sempre più allarmante: la crescita degli algoritmi generati da computer per modellare la realtà, attraverso la matematica e la statistica. Queste scienze, dette “esatte” sono cioè sempre più messe in campo per esemplificare fenomeni complessi come quelli umani e per costruire strutture sociali nel mondo reale.
Ma come può un algoritmo, per quante variabili possa prendere in esame e soprattutto perchè “disumano, spiegare la complessità dei rapporti umani, in tutte le loro variabili? E ci si chiede allora, che cosa sia oggi la modernità. Se il progresso si affida a macchine che forniscono al mondo economico e alla politica modelli semplificati di esseri estremamente complessi allora è inevitabile andare verso modelli distruttivi, dei “matrix” da cui sarà difficile uscire. Per fare un esempio, ciò equivale a scambiare per realtà il disegno che un bambino fa di una casa. La vera modernità allora non è inserire tablet nelle scuole o affidarsi alla matematica statistica e finanziaria, ma recuperare quell’empatia che ha permesso l’evoluzione e che si realizza soltanto nei rapporti veri, tra persone in carne ed ossa. Perciò bisogna “ recupere il corpo”, guardarsi negli occhi, unico modo per comprendere il prossimo. Per questo i social sono una regressione, in quanto astrazione che crea l’illusione di una conversazione, ma si riducono a simulatori di sentimenti, aumentando la solitudine. Ed a questo recupero completo di se stessi e di una coscienza indiviuale e collettiva sono chiamati per primi i formatori e i genitori.
Per dare concretezza a questo dibattito, in primis per Orvieto e il suo territorio, Nova Civitas lancia la prima Giornata della Disconnessione, per il prossimo 14 aprile. Barbara Bucari, esperta di comunicazione insieme alla coordinatrice del progetto, Suor Maria Luisa Gatto, ha formalmente avviato i lavori. La Giornata della Disconnessione sarà una sorta di “digital detox”, sulla scia di quello che sta avvenendo tra il personale dei colossi americani come Apple e Google, che organizzano dei camp in cui si abbandona il cellulare e si torna a respirare nel mondo reale. Saranno organizzate attività, tavoli, discussioni reali tra i protagonisti della vita politica, sociale ed economica della città, per elaborare progetti per il futuro. Come? Per prima cosa sapendo spegnere il cellulare e diventando, almeno per un giorno, realmente “social(i)”.