Caro direttore,
Il signor Amilcare Baglioni di Parrano, un secolo fa impiegato presso il Monopolio di Stato dove inventò la macchina per apporre il filtro alle sigarette nonché inventore di cosa ben più importante cioè il mulino per frangere l’olio con un sistema originale a pressione che sembrava la macchina di Archimede Pitagorico su e giù per la quale lui, ancora a 90 anni, andava a stringere viti, chiudere falle pericolose, guardare dentro il periscopio ché non si sa se fosse un sottomarino a olio o un mulino nucleare in azione, ebbe a rilasciare tanti anni fa un’intervista, mi pare, a Guido Barlozzetti datosi meritevole di attenzione mediatica poiché tipo non poco astruso e bizzarro, ma lo raccontò, l’episodio che segue, più di una volta anche a me, frequentatore seriale, ma non del tutto entusiasta del suo mulino da cui sgorgava un olio splendido se non fosse stato per quel residuo d’acqua di vegetazione, di quando fu colpito da un improvviso coccolone diagnosticato come blocco intestinale a causa del quale fu condotto d’urgenza a Orvieto dove ben poco poterono e poi, in estrema possibilità, per non dire in estrema unzione, fu condotto con l’autoambulanza da Parrano a Perugia.
Un viaggio disperato ché il povero Baglioni era più di qua che di là quando l’autoambulanza si trovò a transitare su una buca che, in virtù di tale prodigioso avvenimento, venne chiamata “Buca Baglioni”, si sollevò di almeno un metro e nel ricadere giù provocò un tale tremendo scossone che il malconcio signor Amilcare, nel frattempo sollevatosi insieme al lettino, ricadde giù in modo talmente violento che l’inespugnabile tappo del suo intestino cedette aprendo al dilagare del flusso benefico, non certo per quei poveri infermieri che ancora la tragedia olfattiva gli va per l’ossa, che avrebbe permesso al paziente di arrivare a Perugia in condizioni di forma oseremmo dire quasi smaglianti.
Ora, il caso ha voluto che, lungo la strada d’accesso all’ospedale Santa Maria della Stella, (come d’altronde in tutte le altre strade che circondano Orvieto), si sia aperta una buca, una voraginetta che più o meno ha le stesse dimensioni e caratteristiche della “Buca Baglioni”.
Mi domando, caro direttore, se non sia il caso di lasciarla così com’è tale buca per la terapia e cura del blocco intestinale ché se l’autoambulanza ci passa anche più di una volta a velocità sostenuta il paziente “stuppa” di sicuro.
Con stima
Gianni Marchesini.