di Mario Tiberi
Nel corso dei secoli, di cavalieri “senza macchia e senza paura” e di fedeli scudieri ne sono succeduti in copioso numero. Oggi, più che di cavalieri, ci ritroviamo ancora tra i piedi un unico e solo ex “cavaliere” strapieno di cospicue macchie e molteplici paure, circondato da un largo stuolo di servili e opportunisti scudieri.
La domanda più ricorrente che mi sto ponendo agli inizi della campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento Italiano è la seguente: sarà mai possibile che qualcuno ci “caschi” di nuovo? E di ciò non riesco proprio a capacitarmi.
Procediamo con ordine. La comunque esistente diffusa antipatia verso il signor Berlusconi, il quale più che smorzarla sembra fare di tutto per incentivarla, è spesso accompagnata da un sentimento di disistima verso una nutrita porzione dell’elettorato di destra, all’ingrosso considerato una massa di creduloni rincitrulliti dal martellamento radio-televisivo e/o di evasori incalliti resi rapaci dalla loro avversione verso i doveri fiscali.
Sull’altro fronte il signor Renzi, più o meno consapevolmente, dovrebbe ben sapere che esiste una fetta di opinione pubblica che, o per pregiudizio ideologico o per retaggio politico, si posizionerà comunque da un’altra parte rispetto al PD.
Negli anni appena trascorsi si è assistito ad una rappresentazione del centrodestra come profondamente diviso in maniera irreparabile, almeno apparentemente, tra Forza Italia e Lega e in affanno nei confronti della forza politica emergente individuabile nel MoVimento 5 Stelle. E così Berlusconi si è reso conto della catastrofe incombente e sta tentando disperatamente di correre ai ripari: è ridisceso in campo per l’ennesima volta, partendo da un’analisi non del tutto peregrina. E’ perfettamente conscio che non sarà affatto agevole scardinare lo “zoccolo duro” dei Pentastellati e, invece, si può operare per rimotivare coloro che, sul fare del secolo in corso, votarono PDL e, poi, pentiti perché delusi si sono parcheggiati nelle aree del non voto o di quello di protesta.
Nella sua mente sarà sicuramente circolata l’idea che, se nel 2008 vinse in coalizione con il 38% dei voti validi, perché mai oggi non potrebbe raggiungere perlomeno la soglia del 16/18%? Si obietterà che, da allora, gli scenari politici sono sensibilmente cambiati con la Lega ad insidiarlo molto da vicino.
Già la Lega: la prima operazione orchestrata dall’ex cavaliere, per iniettare nuova linfa fiduciaria nello sfiduciato popolo dei moderati-conservatori, è stata quella di stringere una rinsaldata alleanza con il Carroccio.
Una sua frase, a tal proposito, è emblematica: “Mi rivolgo a voi che mi avete già votato: sono stato disarcionato a tradimento, sono l’unico che vi può governare senza tartassarvi”. Anche la ormai famosa partecipazione a Servizio Pubblico, condotto da Santoro, ebbe l’evidente scopo di rigalvanizzare i suoi elettori in libera uscita. La “proposta-choc” sulla restituzione della IMU rientrò a pieno titolo in tale contesto.
Certo, la manovra sull’odiata imposta fu sconcertante e spregiudicata, soprattutto se lanciata da chi aveva promesso meno tasse per tutti e tradito poi l’impegno, ma andò a solleticare le esauste tasche dei contribuenti medio-bassi e, conseguentemente, costrinse gli avversari politici a comunque misurarsi con essa. E’ lo stesso “motivetto” a cui assistiamo oggi!
Quanto succintamente descritto indica in sintesi la strategia elettorale del “signorotto di Arcore” il quale, probabilmente, non crede lui stesso in una sbaragliante vittoria pur sognandola, ma che tuttavia si accontenterebbe di non far vincere nessuno così da essere presente, ad urne chiuse, al tavolo del dopo voto. Evenienza, questa, assolutamente da evitare.
E se a rimetterci in tutto codesto gioco al massacro fosse la Nazione intera, poco o nulla importa: ciò che rimane importante è poter in qualche modo restare in sella ad un cavallo, seppur ronzino, ed essere guardato alle spalle da una schiera di scudieri pur senza usbergo e spada da combattimento.
“Una risata li seppellirà”, fu uno degli slogan più in voga durante la contestazione sessantottina.
Risata è un metonimico di ilarità. Chissà se, per dirla con la voce del Saturnino della Ciociaria, “fusse che fusse la vorta bona” di liberarsi una volta per tutte di pregiudicati, ladri e faccendieri!