di Fausto Cerulli
Oggi, in prima pagina su Repubblica le foto di Rodolfo Coscioni e della figlia, commossi per l’approvazione della legge e sull’eutanasia. Io non ho nulla contro la famiglia Coscioni, anzi. Luca ne faceva parte.Ma la commozione di oggi appartiene soltanto a Luca,al padre di Eluana, alla dolce fermezza della moglie di Welby. Sono stati loro a volere questa legge, appoggiati da una solitaria lotta del Partito Radicale. I partiti che adesso si vantano di questa legge, e sciacallamente se ne appropriano, furono assenti quando Pannella e la Bonino facevano memorabili scioperi della fame perché si ponesse fine all’orrenda pratica dell’accanimento terapeutico.
E furono assenti per vili calcoli elettorali: temevano di perdere i voti dei cattolici baciapile, sostenitori della tesi che Dio ci ha dato la vita e solo lui ce la può togliere. Ma Dio ha ha ben altre faccende a cui pensare, e comunque non trae vantaggio alcuno dal protrarsi di una vita non vita, e non a caso si è inventato a tempo perso il libero arbitrio. Ma torniamo alla struggente foto di Repubblica, donne che piangono di gioia ed altre che piangono di rabbia per quello che doveva essere fatto prima e non è stato fatto. Guardando quella foto mi è venuta in mente una frase di Peter Handke”ogni volta che guardo una foto di persone vive mi sembra di vedere dietro di loro l’immagine fugace di persone morte”
E dunque come non pensare a Luca Coscioni, protagonista in prima linea della battaglia ora conclusa? Alla sua ostinazione, al coraggio estenuato ed estenuante di una mente viva e vivace in un corpo ormai scorporato dalla vita. Luca ha combattuto molte battaglie, tutte insieme; la battaglia per la utilizzazione delle cellule staminali embrionali, che solo a nominarle sembrava una bestemmia, e non solo per i preti preti, ma anche per i preti ipocriti che si annidano nella leggera mente dei preti non preti che affollano la nostra scena politica e culturale. Era quella una battaglia che combatteva per tutti quelli che, come lui, pativano la pena della SLA, una battaglia di cui nessuno aveva sentito o voluto parlare,prima che un giornalista di sinistra ne scrivesse su un giornale di destra.
Ma l’impegno di Luca era un impegno a tutto campo, in nome della dignità umana, calpestata da leggi mostruose partorite da menti cosiddette benpensanti. E con la voce sua metallica, filtrata da un pc, non si stancava di attaccare chi non voleva o non sapeva capire che prima di tutto viene la dignità umana. Ho conosciuto Luca, sono stato affascinato da quei messaggi,urlati con una voce non sua e insieme soltanto sua. Per le sue sacrosante( scusami Luca se dico sacrosante) parole che invocavano senza piagnistei, ma con la determinazione di chi sa di stare nel giusto,un sussulto di dignità ad un paese distratto, e ad una classe dirigente diretta dalle banche.
Penso che Luca, dal suo ateo paradiso, voglia gioire per la legge finalmente approvata. Ma Luca,da raffinato giurista leale era diventato suo malgrado, avrà per certo in mente quello che suole accadere in questo disgraziato paese. Fatta la legge, trovato l’inganno. Specie, poi, se la legge è volutamente malfatta e come tale suscettibile di essere interpretata da ciascuno a suo modo ed a suo comodo. Obiezioni di coscienza incosciente a non finire, decreti attuativi che, come accade il più delle volte, servono solo a rendere attuale e vigente la legge soltanto a babbo morto.
E non sembrerà inutile chiedersi dove fossero i vari Mattarella, i vari Renzi, che oggi gridano alla vittoria della dignità umana, quando Luca, Marco Pannella, Emma Bonino si facevano inascoltati paladini di quei valori di dignità che oggi tutti fanno loro come sciacalli tadivi. Sarebbe giusto ed appropriato che molti di quei parlamentari che oggi battono le mani a legge fatta, battessero quelle mani sulle loro facce che scoprono la dignità soltanto quando serve come merce di scambio elettorale. Non è facile credere ad un improvviso sussulto di rispetto per la dignità umana da parte di un parlamento corrotto. La legge sulla dolce morte è stata approvata per comodo e per un minimo di decenza. E, nei suoi limiti, questa legge appartiene a Luca, a Marco, ad Emma.