Si inaugura giovedì 7 dicembre alle ore 18.00 la mostra “La città di Ippolito Scalza. Arte e devozione a Orvieto: opere inedite e percorsi da riscoprire” allestita presso la chiesa dei Santi Apostoli, sede distaccata del Museo dell’Opera del Duomo.
Sono trascorsi quattrocento anni dalla morte di Ippolito Scalza, illustre architetto e scultore orvietano, che per oltre cinquant’anni fu a capo del secolare cantiere della cattedrale come protagonista della cultura del tardo Rinascimento, cresciuto artisticamente nel solco di Michelangelo. Molti i momenti di studio e incontro, progetti didattici e itinerari culturali dedicati a valorizzare la ricorrenza del centenario. Ora il Comune di Orvieto, l’Opera del Duomo e la Diocesi di Orvieto-Todi lo celebrano con una mostra di preziose testimonianze che illustrano un particolare percorso artistico attraverso la storia della città e restituiscono il legame profondo tra patrimonio culturale, spiritualità e devozione. Un viaggio appassionante che ricongiunge la straordinaria produzione artistica alimentata da Ippolito Scalza e dagli altri grandi maestri del cantiere del duomo, a una tradizione antica e autorevole, tramandata e rinnovata attraverso i secoli.
Il monastero di San Paolo, la chiesa di San Francesco e persino i depositi del Museo dell’Opera del Duomo sono l’arca di tesori ben poco conosciuti al grande pubblico o del tutto dimenticati.
Questa mostra offre l’occasione di accendere i riflettori su questo patrimonio appartato che rende la città un vero museo diffuso che ha bisogno di essere riscoperto e valorizzato.
Il nucleo centrale di queste opere non mancherà di stupire per ricchezza e varietà di contenuto. Per motivi storici e di appartenenza non c’è dubbio che l’interesse maggiore è suscitato dai dipinti pressoché inediti di proprietà del FEC e provenienti dal Monastero domenicano femminile di San Paolo, antico luogo di vita consacrata e di cultura devota che per secoli alimentò culto e tradizioni. Tra questi spicca la magnifica Croce dipinta, solo di recente recuperata e riscoperta dagli studi che l’hanno restituita al Maestro di Varlungo (ultimo quarto XIII secolo), figura di collegamento tra le più innovative correnti stilistiche toscane e il tracciato artistico orvietano, collocandola all’epoca dell’avvio del cantiere del duomo. La grande Croce ai tempi di Scalza fu oggetto di un particolare intervento promozionale di rilancio e fu “riformata”: venne inquadrata in una “macchina” decorativa manierista ispirata agli altari laterali della cattedrale, realizzati nell’ambito del progetto di rinnovamento ispirato ai principi della Controriforma e diretto dal capomaestro orvietano. Questo straordinario documento figurativo medievale fa ritorno per la prima volta dopo il restauro al contesto orvietano che ad esso restituisce significato come espressione di una committenza locale raffinata ed esigente, in una città che proprio a fine Duecento raggiunse la sua massima dimensione politica sociale e culturale promuovendo l’ambiente artistico cosmopolita presso la fabbrica della cattedrale.
Il percorso espositivo fornirà poi un’occasione davvero unica per poter ammirare, per la prima volta accostati tra loro, molti dipinti legati all’ambiente del Duomo e a quell’eccezionale laboratorio che, intorno a Ippolito Scalza, Cesare Nebbia e agli altri grandi artisti del momento, fu il cantiere orvietano tra Cinquecento e Seicento.
Da questo ambito trae origine una generazione successiva di artisti che tra XVII e XVIII secolo furono in grado di dare anche da Orvieto un contributo rilevante alla grande stagione barocca.
Di questo la mostra dà conto con un filo rosso che lega episodi diversi ma tutti espressione del carattere e dell’identità del luogo.
La mostra è organizzata da Comune di Orvieto e Opera del Duomo in collaborazione con la Diocesi Orvieto-Todi. Ha ricevuto il patrocinio di MiBACT Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria. E’ curata dal Museo dell’Opera del Duomo MODO. E’ finanziata da Regione Umbria nell’ambito delle celebrazioni per il “IV Centenario della morte di Ippolito Scalza”; e da Banca di Credito Cooperativo Umbria.
Progetto di Alessandra Cannistrà Curatore del Museo MODO
Progetto grafico di Vittorio Tarparelli
Informazioni: Opera del Duomo +39 0763 342477 segreteria@operadelduomo.it