di Massimo Gnagnarini
Ho letto i resoconti del dibattito consigliare, seguito alla presentazione da parte del Sindaco della variazione al bilancio 2017-2019, con un certo magone. Non certo per il contenuto degli interventi che si sono svolti, tutti puntuali sia quelli di approvazione sia quelli di legittima critica da parte dell’ opposizione, ma semplicemente per non avervi potuto partecipare in prima persona.
E’ stato come quando passi il testimone a un figlio che si presenta agli esami e te ne devi stare composto, in disparte, in attesa della valutazione.
Incassati i buoni voti posso solo aggiungere che gli ottimi dati di chiusura contabile di questo esercizio, nonchè l’impostazione ormai imminente del prossimo bilancio 2018 -2019, chiudono una volta per tutte la lunga fase del risanamento finanziario del Comune di Orvieto che era stata rincorsa per oltre un decennio e, nel contempo, ne aprono un’altra, nuova , quella della ridistribuzione delle maggiori quote di ricchezza prodotte dalle nuove politiche di bilancio intraprese in questi anni senza più doverle impiegare per pagare i debiti del passato.
La consapevolezza di questo passaggio di condizione ovvero di ritorno alla normalità , ancor prima dell’ ufficialità dell’uscita anticipata dell’ Ente dallo stato di predissesto finanziario, è già da un po’ nelle corde dei cittadini orvietani se è vero come è vero che, di fronte ad assenti o ritardati interventi necessari da parte dell Giunta , l’ attenzione e la giusta rivendicazione è tornata da mesi a farsi sentire ai massimi decibel non più sopita dal quel laconico e triste mantra del “ non ci sono i soldi “ ovvero l’ alibi che per anni era stato ripetuto a giustificazione delle inerzie e dei disservizi più evidenti e gravi e ormai dimenticati.
Resta chiaro comunque a tutti che i ritrovati equilibri finanziari del Comune non consentono di pensare a un pronto ritorno al passato, nel senso di un allentamento del rigore della spesa e di una minor cura delle entrate per come in questi tre anni sono state incardinate strutturalmente.
Non solo sarebbe inopportuno ma, alla luce delle normative che oggi regolano la vita finanziaria del comune, sarebbe impossibile. Pertanto la programmazione prossima ventura o il progetto di città futura sul quale la politica deve confrontarsi, almeno per ciò che attiene il ruolo del Comune e delle sue leve finanziarie , non potrà discostarsi dai vincoli di bilancio e dalla esatta corrispondenza economica tra ciò che si propone e ciò che può effettivamente trovar posto tra le colonne del dare e dell’ avere che reciprocamente concorrono agli equilibri e al pareggio di bilancio.
Mentre l’esperienza dell’attuale compagine amministrativa si è forgiata intorno a questi nuovi principi contabili recentemente introdotti dal Legislatore perfino con una modifica ad hoc della Carta costituzionale , appare meno aggiornato il modo di condurre ancora oggi certa propaganda politica quando con essa si evocano nello stesso tempo la riduzione delle tasse e delle tariffe e di ampliare e potenziare i servizi e la cura per la città.
Sarebbe opportuno, dunque, che anche a Orvieto sia i partiti di destra sia quelli di sinistra si esprimessero con più puntualità a tal proposito indicando priorità e soluzioni nel perimetro del bilancio comunale. E sarebbe utile che lo facessero, insieme alle categorie economiche e alle associazioni, interessando l’ amministrazione comunale entro le prossime settimane in cui c’è da scrivere e approvare il documento triennale unico di programmazione comunale ( DUP 2018- 2020) che poi sarà quello vincolante per le politiche da mettere in campo nel prossimo triennio.
Solo così la Politica può essere uno strumento utile per tutti e solo così si può ottenere il consenso serio e informato dei cittadini amministrati.
Non c’è più posto, ne a Orvieto ne altrove, per le promesse alla Cetto La Qualunque.