di Tiziano Rosati – Sinitra Italiana Orvieto
Oggi, sabato 25 novembre, è il gran giorno: dopo 19 anni di progettazioni, ricorsi, ritardi derivanti da problemi di natura tecnica e, spesso, da conflitti di ordine politico fra diverse progettualità, il primo stralcio della cosiddetta “complanare” verrà inaugurato alla presenza delle massime autorità locali e regionali.Come tutti, non possiamo non rallegrarci di veder finalmente realizzata un’opera per cui tante risorse pubbliche sono state investite (15 milioni di euro circa), ma non ci sentiamo di unirci al coro di quanti domani festeggeranno facendo finta di non percepire quell’amaro in bocca che l’iter della sua realizzazione porta con sé.
Crediamo infatti che se questo territorio vuole tornare a sentirsi protagonista del proprio destino e se la nostra comunità vuole ambire a tornare a governare i processi che la riguardano, domani dovrà essere un giorno di riflessione, più che di festa. Riflessione sul perché un’opera a detta di tutti fondamentale richieda 19 anni di tempo per essere realizzata; sul come si sia arrivati all’approvazione di un progetto ben lontano dal disegno originario, che sottendeva un’idea ben precisa del territorio e del suo ruolo; su quali siano stati i processi di partecipazione attivati, come si siano sviluppati e quali risultati abbiano prodotto, per poter immaginare nuovi modelli di progettazione in cui la comunità torni ad essere il centro attorno a cui sviluppare produzioni e consumi in grado di soddifare realmente i suoi bisogni.
Dal momento che, stando alle parole rilasciate alla stampa in questi giorni dall’assesore Custolino, “il finanziamento del 2° stralcio della ‘Complanare’ che raggiunga direttamente l’area produttiva di Sferracavallo / Bardano, resta la priorità dell’Amministrazione Comunale”, crediamo che sia quantomai necessario riaprire un dibattito ampio su quale future produttivo e infrastrutturale vogliamo immaginare per la nostra città, rifugendo le logiche dei tecnicisti della politica e non avendo paura della partecipazione dei cittadini.
Avremo avuto qualcosa da festeggiare solo se sapremo cogliere questo momento come un’opportunità di ragionare dello sviluppo dei luoghi su cui insiste quell’infrastruttura (a partire dal Parco Urbano del Paglia), delle attività produttive che quella renderà più facilmente raggiungibili (a cominciare dal sito de “Le Crete” e al suo ruolo nel piano regionale dei rifiuti) e di quelle che potranno essere impiantate. L’unico modo per andare avanti è non sbronzarsi di facili allegrie e non abituarsi all’amaro in bocca.