ORVIETO – Più volte è stato tacciato di mettere in imbarazzo sindaco e Giunta per i suoi modi forse un po’ troppo diretti, sopra le righe e poco “politically correct” ma, all’indomani della sua “battuta infelice” sui Rom, come lui stesso l’ha definita, l’assessore Massimo Gnagnarini rimette le deleghe al sindaco. “Ho deciso di prendere questa decisione perché è esploso un caso mediatico e questo non fa bene all’amministrazione e alla nostra città – dice raggiunto al telefono – Ora la palla passa nelle mani del sindaco. Ma, al di là del risultato amministrativo perché, come dire “morto un Papa se ne fa un altro”, ciò che rimane è la crisi politica che si trova ad attraversare il nostro Comune”.
Il Caso Gnagnarini che, nel rispondere a un ristoratore che si lamentava della presenza di alcuni rom alla stazione ferroviaria aveva evocato l’Olocausto come soluzione definitiva, sta infatti rischiando seriamente di compromettere la stabilità politica del Comune e la maggioranza del sindaco. Anche se, probabilmente, il tizzone era già acceso sotto la cenere. E’ stato uno scivolone che, sommato allo sgarro sulla votazione in consiglio per Palazzo dei Congressi con una maggioranza sfilacciata, sta portando Orvieto, ancora una volta, sulle pagine nazionali. E non per la bellezza del Duomo. “Da parte dell’assessore Massimo Gnagnarini ho ricevuto pochi minuti fa, nelle mie mani, la restituzione delle deleghe assessorili assegnategli – conferma il sindaco Germani – Una frase grave, che va stigmatizzata in modo netto, che, tuttavia, conoscendo personalmente l’Assessore, sono certo che non appartenga al suo bagaglio culturale, morale e politico. Nelle prossime ore, valuterò l’intera vicenda insieme alla Giunta e alla maggioranza”.
“C’aveva provato anche zio Adolf a prendere qualche rimedio, politicamente scorrettissimo, ma non gli è riuscito neanche a lui” questo il commento di Gnagnarini che ha subito scatenato una scia di polemiche. Essendosi reso conto della gaffe, l’assessore, ha dapprima aggiustato il tiro affermando di aver pronunciato la battuta “dopo sette ore di consiglio”, per poi, stamattina, chiedere pubblicamente scusa.
“Desidero chiedere scusa pubblicamente per la frase riferita alla persecuzione del popolo rom durante la dittatura nazista estrapolata da un mio commento su facebook”, dice nell’aggiungere che “sebbene tale infelice battuta fosse superata e da me stesso banalizzata già nello stesso contesto in cui e’ stata pronunciata e’ stata comunque una ingenuità averla pronunciata. Circa i miei sentimenti verso la storia e gli orrori del nazismo sono la mia storia personale e politica a far fede”.