di Mario Tiberi
Da anni ormai si è costretti a subire ogni sorta di spudoratezze ma che, in funzione di deprecabili calcoli di bottega, si arrivasse a voler coniugare il “diavolo con l’acqua santa”, non lo avremmo creduto mai e poi mai. Purtroppo, è ciò che sta accadendo: gli innaturali connubi di quelle che, una volta, venivamo chiamate “la destra e la sinistra”, si consumano a piè sospinto con il solo intento di tentare disperatamente di sbarrare la strada all’unica forza politica, fresca e integra, qual è il M5S.
Non ci si meravigli, quindi, se a ragion veduta vengono costantemente sollevate delle perplessità e delle questioni, tutte ancora meglio da sviluppare e approfondire, a proposito del distacco del grande pubblico dalla passione politica, dall’impegno civile e dalla partecipazione attiva e responsabile alle dinamiche evolutive della società italiana contemporanea, almeno sul crinale di come ci è concesso di conoscerla.
Del resto, l’intento primario e più schietto che mi prefiggo risiede, proprio, nella siffatta circostanza: indicare quesiti, proporre interrogativi, scuotere le superficialità al fine di destare interessi spirituali e attrazioni morali per un tentativo, estremo e rigoroso, di rimozione delle cause degli adagiamenti psicologici e degli appiattimenti massificatori.
Uno degli strumenti da utilizzare, mi sembra di poterlo individuare nel meccanismo intellettuale sillogistico del “Dubbio Cartesiano”, inteso quale metodo di ricerca filosofica delle realtà esistenziali.
Senza dilungarmi in disquisizioni dottrinali enfatiche e, per tali ragioni, non democraticamente comprensibili, intendo offrire un esempio “terra-terra” di ciò che è il meccanismo sopraccennato: il dubbio è insito e connota l’imperfezione umana e, quindi, è ad essa uguale; a sua volta l’imperfezione stessa caratterizza l’esistenza, limitata e caduca, della vita umana ed è, dunque. ad essa assimilabile; il passaggio finale non può che essere che il dubbio è vita, così come la vita trae vita dal dubbio medesimo.
Ma allora, la fondata dubbiosità sull’indifferenza e sulla disaffezione delle genti porta a domandarsi, su scala di pura logica, in cosa concretamente consista tale e tanto disincanto e disinteresse verso gli accadimenti politici e morali contemporanei. Ad una mancanza di coinvolgimento delle coscienze da un punto di vista etico-culturale corrisponde, incredibilmente e contraddittoriamente, un elevatissimo interesse di natura prettamente materialistica.
Si assiste, spesso impotenti, al rafforzarsi di un pensiero dominante molto furbesco, ma affatto intelligente, che tende ad elogiare e favorire una tipologia di mentalità e di azione strumentale volte unicamente alla realizzazione di profitti in termini di ricchezza materiale.
L’oggetto inanimato diventa, così, più importante del soggetto pensante e il valore del primo viene calcolato in termini di sola efficienza, utilità contingente o di mero guadagno. Non interessa conoscere a fondo chi è una persona e di quale personalità sia ammantata, cosa pensi o cosa senta; importa invece apprendere, anche se solo superficialmente, quali atti di valenza monetaria compia e soprattutto quanto essi rendano.
Le mie preoccupazioni e i miei dubbi sono principalmente rivolti alle giovani generazioni: sono costrette e indotte ad assorbire tutto e ad accettarlo passivamente?. Quali possibilità sono ad esse offerte per liberarsi dai catenacci che imprigionano la loro creatività e fantasia?.
I giovani d’oggi debbono, innanzitutto, essere istruiti sul principio che il progresso della scienza e della tecnica può sì procurare nuovi beni materiali, ma anche e maggiormente deve procurare una più vasta predisposizione alla comprensione massima possibile del chi siamo, come ci comportiamo e dove vogliamo andare.
Le nuove tecniche di comunicazione favoriranno, se a ciò saggiamente indirizzate, una rinnovata partecipazione agli avvenimenti e un crescente scambio di idee: vale, cioè, che le acquisizioni della scienza biologica, psicologica o sociale aiuteranno l’intera umanità a penetrare meglio nelle ricchezze del proprio essere. E se è vero, come è vero, che un tale progresso resta ancora, troppo spesso, privilegio di alcuni popoli a discapito di altri, pur tuttavia non si può negare che la prospettiva di farne beneficiare tutti non sarà più a lungo un’utopia, quando e finalmente si affermerà in misura permanente una reale volontà politica a questo fine.
Perché ciò accada, sarà necessario convincersi che il vero futuro e il vero progresso non potranno che puntare sulle immense risorse umane piuttosto che su quelle materiali, limitate e deperibili, avendo bene a mente l’enorme, differente diversità che intercorre da un lato tra furbizia e scaltrezza, che si basano sull’avere tutto e subito, e dall’altro l’arcipelago dell’intelligenza che, basandosi sull’essere, è sinonimo di lucidità di pensiero, di prudenza nei comportamenti e, non ultimo, di lungimiranza progettuale.
E’ ciò che ci manca; è ciò che vado e andiamo cercando! Io e le amiche e gli amici del M5S e di cui il MoVimento dovrà farsi carico.