di Dante Freddi
Sono quasi quarant’anni che mi occupo della viabilità nel centro storico della città, dai tempi del “Comune nuovo”, perché già allora si stava acuendo il problema dell’incompatibilità tra la struttura viaria della rupe, il traffico delle auto e il loro parcheggio. Le posizioni erano quelle di oggi: chi non vuole regole e chi vuole restrizioni al traffico e alla sosta, ciascuno con le proprie ragioni, tra egoismi, chiusure mentali e visioni più o meno “visionarie”.
È un dibattito che si sviluppa in tutte le città con le medesime modalità e sempre con asprezza. L’argomento infatti tocca abitudini consolidate e interessi privati, ciascuno diverso, difficili da far coincidere coerentemente in un’idea. C’è l’interesse di cittadini che non sopportano sacrifici, ma vogliono legittimamente continuare a vivere in uno dei centri storici più belli d’Italia. Poi quelli dei commercianti, che sono generalmente d’accordo soltanto se non si sceglie nulla, perché ogni operazione sulla viabilità comporta cambiamenti, sempre faticosi. Poi ci sono gli operatori turistici, portatori di altre esigenze. Ciascuno ha un suo vantaggio particolare da mantenere o da acquisire. L’interesse degli albergatori e dei gestori di case per turisti regolari, i quali potrebbero concordare con il Comune l’acquisto di posti parcheggio per i clienti a prezzi concordati, è diverso da quello dei numerosi abusivi, che non vogliono esistere fiscalmente e quindi preferiscono che non ci siano controlli e limitazioni che “vedano” i loro ospiti.
Emblematica l’opposizione acerrima al previsto varco di via Malabranca, montata dalla destra a supporto di particolari interessi. Un varco tra l’altro che chiuderà il passaggio, sembra, con orari limitati, per poter alleggerire il traffico in via della Cava e non mortificare troppo drasticamente i tanti tornaconti in gioco.
Quella dell’assessore Vincenti è una soluzione timida, qualcuno direbbe di buonsenso, che addirittura allenta una regola in vigore e non osservata. Via Malabranca infatti è una ZTL dai tempi dell’Amministrazione Mocio, mantenuta da Còncina, e quindi lì da una decina d’anni potrebbero transitare soltanto residenti nel centro storico. Ma non è così e l’ammasso di auto fin davanti al portone della chiesa di san Giovenale ne è la dimostrazione.
Perché quindi da alcuni il paventato varco, che rileverebbe il passaggio di tutte le auto, è osteggiato?
È ovvio: perché non permetterebbe a chi non ne ha diritto di accedere alla zona di san Giovenale, come prevede la ZTL. Per chi ne ha diritto, come i residenti, non cambia certamente nulla in negativo, anzi: minor traffico, più tranquillità, più spazi disponibili tolti alla sosta selvaggia.
Il varco garantirebbe il rispetto di una regola assunta da tutti ma senza la volontà di farla rispettare, è semplicemente uno strumento di controllo del rispetto di una disciplina vigente da un decennio.
Non parliamo poi dell’opposizione feroce alla chiusura di via Duomo e alla rottura del circuito che collega il centro storico.
Questione di lana caprina. I tentativi di riannodare il cerchio con la costruzione di un collegamento tra via Maitani e via Soliana è sbagliato, perché, anche se fosse possibile a qualsiasi costo economico, verrebbe meno uno dei capisaldi per dissuadere dall’uso dell’auto, principio ispiratore del progetto di Mobilità alternativa.
I disagi di questa cesura sono irrilevanti e soltanto un provincialismo radicato e irrazionale può non far comprendere che scoraggiare il traffico è un bene per la salute, per la vivibilità della città, per la sua bellezza e quindi per la sua economia. Senza tenere conto che abitare a Orvieto è un privilegio, per chi lo ha scelto, che può anche costare qualche comodità in cambio di un ambiente migliore. Tanto più che presto, così assicura l’assessore Vincenti, sarà in funzione un “Pollicino” gratuito che percorrerà continuamente tutto il centro storico, fino a san Giovenale, rispondendo così alle necessità di mobilità interna per residenti e turisti stanchi.
Basta osservare le distanze tra i vari punti della città per rendersene conto.
Dalla Funicolare a san Giovenale neppure 1500 metri. Raccontare che questi sono problemi a uno che vive in una città lo farebbe sbellicare dalle risate.
Non entro nella questione della chiusura di piazza del Popolo perché merita soltanto un’espressione di soddisfazione con tanto di punto esclamativo: « Finalmente libera dalle auto e al servizio dei cittadini che sapranno utilizzarla!» .
Insomma, un bel passo avanti, che ancora deve procedere di qualche azione per la definizione completa e che comunque personalmente non condivido appieno.
Riprendo il passaggio di un articolo di un anno e mezzo fa, che ancora vedo attuale per affrontare in modo risolutivo viabilità e sosta, con un ragionamento ancora più rafforzato dalle tabelle sulle distanze tra i vari punti del centro storico, che invito i lettori a verificare: “C’è una sola soluzione, ormai improcrastinabile, che richiede coraggio e tempi veloci, non anni di tentativi.
Bisogna cambiare il punto di vista e decidere che a Orvieto devono entrare soltanto gli abitanti che si dirigono al proprio garage o verso casa per soste veloci o ai parcheggi insilati, e chi va per lavorare con permessi ristrettissimi. Chiudere Orvieto da Piazza Marconi e dal carcere in su. Punto di arrivo dall’altra parte Porta Romana, poi marcia indietro.
Bisogna individuare tutti i problemi, piccoli e grandi che si creano, e risolverli per quanto possibile. Autobus piccoli, frequenti e poco costosi, biciclette a pedalata assistita e altri mezzi elettrici possono aiutare a muoversi all’interno. È una rivoluzione, ma le soluzioni intermedie, anche politicamente sagge, non bastano più. Tra poco non ci saranno più parcheggi sufficienti per nessuno, dopo che negli ultimi venti anni centinaia di garage sono diventati stanze abitate o negozi, grazie alla facilità di parcheggiare ovunque.
Non so se lo riterrà un complimento, ma per fortuna abbiamo Andrea Vincenti, finalmente un assessore adatto per assumersi una così pesante fardello e pagarne le conseguenze, nel bene e nel male, e un’Amministrazione che può sostenerlo”.
LE DISTANZE NEL CENTRO STORICO DI ORVIETO