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Home Cronaca

Emergenza rifiuti Regione Umbria, Tommasi (Amici della Terra): “situazione allarmante senza strategie per gestione sostenibile”

Redazione by Redazione
12 Ottobre 2017
in Cronaca, Secondarie, Archivio notizie
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di Monica Tommasi, presidente degli Amici della Terra Italia

Nel 2014, la Regione Umbria, invece di fare un nuovo Piano regionale dei rifiuti (l’ultimo, risaliva al 2009), in linea con le nuove direttive europee, decise di adeguarlo confermando la scelta “strategica” (per noi Amici della Terra, scellerata) di non ricorrere a nessun tipo di incenerimento.
La soluzione prospettata dall’allora assessore Rometti era quella di produrre CSS (Combustibile Solido Secondario). Sarebbe stata una strategia interessante se, oltre alla produzione, avesse previsto anche l’utilizzo del CSS, sostituendo i combustibili fossili in alcuni impianti industriali della regione come, ad esempio, i cementifici.
Invece, l’intenzione di Rometti era quella di preparare il CSS e di spedirlo in altre regioni. All’epoca, gli Amici della Terra contestarono questa scelta perché la ritenevamo poco lungimirante e rischiosa: per attuarla, bisognava costruire immediatamente gli impianti per la produzione di CSS e bisognava essere sicuri che altre regioni (quali?) avrebbero accettato il nostro CSS senza batter ciglio. A noi era chiaro, analizzando i dati, che bastava che qualcosa andasse storto per andare in emergenza.
Infatti, siamo stati facili profeti e, purtroppo, così è successo: gli impianti per il trattamento dei rifiuti non sono stati costruiti, la Regione si è impegnata (male e poco) solo sulla raccolta differenziata e non ha voluto mettere fine al conferimento in discarica, come prevedono le leggi e le direttive europee. Le discariche, nel frattempo, si sono riempite. Delle sei discariche umbre, tre sono quasi esauste e saranno chiuse: Colognola a Gubbio, Pietramelina a Perugia e Sant’Orsola a Spoleto mentre Borgogiglione a Magione, al momento, hanno sospeso i conferimenti.
La Regione aveva previsto di poter ampliare le discariche all’infinito, soprattutto quella di Orvieto, approfittando di un territorio marginale e della disinformazione dei cittadini. Ad Orvieto, però, questo calcolo sta fallendo perchè, grazie alle nostre battaglie, iniziate nel 2008, la discarica delle Crete non si amplierà. Purtroppo, però, la gestione dei rifiuti resta irrisolta: siamo in emergenza e la situazione, in tutta la regione, oggi, è allarmante a causa dell’assenza di strategie adeguate ad una gestione sostenibile del ciclo dei rifiuti.
Riportiamo alcuni dati per capire meglio l’incapacità dei nostri amministratori di guardare al futuro: nel 2014 la produzione di rifiuti era di 476.375 tonnellate, nel 2015 di 470.818 tonnellate. Nel 2016, è passata a 471.462. E’ chiaro che, dopo la crisi, la quantità di rifiuti torna ad aumentare. E’ chiaro che le strategie a monte per la riduzione dei rifiuti, quelle promesse dai governi della Regione, non sono state attivate. Erano solo slogan. Nel 2014, venivano smaltite in discarica 268.000 tonnellate di rifiuti, nel 2016 si sono ridotte di appena 10.000 tonnellate. E’ chiaro che la programmazione della regione Umbria fa acqua da tutte le parti e poiché le iniziative di prevenzione previste, sebbene insufficienti, non vengono nemmeno attuate è altrettanto scontato che le quantità di rifiuti prodotti e da smaltire in discarica saranno le stesse, se non maggiori.

Le capacità residue delle discariche umbre, alla fine del 2017, saranno le seguenti:

–     Belladanza, Città di Castello, 350.000 tonnellate
–     Colognola, Gubbio, 4.000 tonnellate
–     Sant’Orsola, Spoleto, 10.000 tonnellate
–     Le Crete, Orvieto, 214.000 tonnellate

Mentre non hanno più capacità residue la discarica di Pietramelina a Perugia e quella di Borgogiglione a Magione.  In questa situazione di limitata autonomia regionale, la città di Perugia non ha più discariche a disposizione. E’ evidente che, già oggi, sta esportando i propri rifiuti! Non viene detto però. Come spesso accade in questa regione, non c’è trasparenza. Ai cittadini viene solo chiesto di pagare tasse salatissime a causa degli alti prezzi dell’esportazione dei rifiuti.  In Umbria ci sono anche tante ex discariche di cui non si sa più nulla: non si sa se vengano monitorate oppure se siano siti abbandonati e potenzialmente pericolosi. Ad esempio, l’ex discarica di Orvieto che si trova  nel primo calanco, o quella dell’Asm a Maratta o quella della ex Polymer o la ex discarica della vecchia fonderia sempre a Terni.
Per quanto riguarda la ex discarica di Papigno, sito contaminato di interesse nazionale, nel 2009 era stato approvato dal  Ministero dell’Ambiente  un progetto di bonifica innovativo molto interessate che sposava i principi di sostenibilità ed economia circolare, basato sull’impiego delle fitotecnologie. Il progetto era stato commissionato dal Comune di Terni e redatto dall’Arpa Umbria, Consigli Nazionale delle Ricerche-IBAF e Università della Tuscia-DIBAF. Non se ne sa più nulla, il progetto sembra bloccato nonostante la presenza di oltre otto milioni di Euro a disposizione per la bonifica del sito di interesse nazionale di Terni. Eppure, il sito aveva evidenziato la presenza di sostanze potenzialmente cancerogene e pericolose come gli idrocarburi, i metalli pesanti, i policlorobifenili. Chiediamo alla Regione, in particolare l’Arpa Umbria, di darne conto .

 

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