di Mario Tiberi
Le coscienze delle Italiane e degli Italiani sono turbate, inquiete ed irrequiete; il cuore palpita mentre nasce un sentimento di profondo imbarazzo. La nostra Italia sta probabilmente diventando un Paese scisso a metà ai cui due poli primeggia comunque, anche se in forme differenti, proprio l’imbarazzo.
Esiste un’Italia imbarazzante e un’Italia, per la sua altra metà, imbarazzata.
La palese instabilità economico-sociale e la decadente condizione politica, indipendentemente, è ovvio, dai propri “credo” ideologici, rappresentano sicuramente uno dei pochi dati oggettivi e veritieri di cui tutti possono avere perfetta conoscenza e incontrovertibile riscontro.
Confusione e spaesamento, timore per il presente e per il futuro, delusione e sfiducia sono, con altrettanta quasi assoluta certezza, i tratti comuni che caratterizzano il nostro attuale periodo storico.
Quanto detto, costringe l’essere umano a indietreggiare fino a ricongiungersi con i suoi istinti più egoisti e violenti, i quali mal si conciliano con il vivere civilmente e pacificamente in una società che ha primaria necessità di riscoprire, riconoscere e riconquistare i valori del rispetto, dell’onestà, della giustizia e del bene comune sulla base di ferree leggi morali, etiche e giuridiche.
Dobbiamo forse dar ragione ad Hobbes quando sostiene che l’uomo è per sua natura malvagio, incline a sopraffare l’altro per il proprio tornaconto e interesse individualistico? Stiamo forse, anche se solo metaforicamente, regredendo ad uno stato di natura in cui regnano sovrani l’egoismo, l’egocentrismo, l’imposizione forzata della propria infinita bramosia, della corsa sfrenata verso il conseguimento, potenzialmente illimitato, del potere di comando?
“Bellum omnium contra omnes”, lotta di tutti contro tutti?
Quale peggiore ingiustizia potrà mai essere consumata oltre i limiti invalicabili dell’odio?
Al parlare è troppo spesso sostituito l’urlare, al confronto il bisticciare; l’esprimere il proprio pensiero si traduce, volentieri ma malauguratamente, nell’insultare l’altro mentre l’ascoltare, in contemporanea, viene eliminato da una totale chiusura e arroccamento nelle proprie convinzioni, non sempre fondate e sufficientemente riflettute.
Il fine è inseguire i propri obiettivi a discapito dei diritti altrui, mentre i dissensi e le proteste si fanno sempre più aspri e conflittuali. Tutto ciò assume i toni del grottesco, che è insieme ridicolaggine, cinismo, dramma: siamo al paradosso!
E il grottesco, se diviene la norma, è terribilmente imbarazzante.
Abbiamo la consapevolezza di appartenere ad una Patria dal ricchissimo e invidiabile patrimonio paesaggistico, artistico, storico e culturale, animata da uomini e donne brillanti che tengono veramente al benessere generale dell’Italia e dei suoi abitanti, grazie anche a quell’entusiasmo per ciò che di estetico ci circonda, per ciò che potrà essere e per ciò che si potrà operare per meglio difenderlo e conservarlo e grazie, infine, a quella freschezza e robusta volontà, spiccatissima nei giovani, di progettare e costruire.
L’imbarazzo, allora, nasce proprio da questa consapevolezza unita al sapere che, un tale valore e una tale risorsa, vengono giornalmente offuscati da continue e laceranti guerre di potere per la supremazia economica e politica, per forme di licenzioso autoritarismo, per il dominio e il monopolio sempre più elitario.
Consentitemi l’affermazione di avvertire pieno il sentore che la democrazia, quella più originaria e pura, è in grave pericolo. La stessa, assieme alla libertà, non sono conquiste acquisite illimitatamente e definitivamente; vanno invece protette e custodite come una madre, in ogni istante, si adopera per la tutela delle sue creature.
Onde concludere: l’egoismo, al di là di ogni altra e pur fondata considerazione, racchiude in sé la massima espressione e la più terrificante manifestazione della caducità e della fragilità umana, anche e soprattutto di coloro che si reputano onnipotenti e invincibili. Mi vien da sorridere infatti, per non piangere, e mi consolo volando sulle ali della convinzione che il potere delle persone, quelle più umane e sensibili, è ben più potente delle persone al potere, schiave e prigioniere dei loro stessi poteri.