di Melania Catteruccia
I Baustelle, una delle band più originali e di successo della scena alternative pop italiana, sono in tour dallo scorso febbraio dopo l’uscita del nuovo album “L’amore e la violenza”. Al tour invernale nei teatri sta seguendo quello estivo nelle piazze, questa sera (sabato 2 settembre) saranno ad Orvieto per Umbria Folk Festival. Oltre alle canzoni del nuovo album il concerto vede inserite in scaletta alcune cover a sorpresa e molti classici del gruppo. Per la rubrica “Quattro chiacchiere con …” abbiamo intervistato Francesco Bianconi, frontman del gruppo.
Il tour invernale è iniziato proprio dall’Umbria, la data zero è stata all’Auditorium San Domenico di Foligno. Tra le ultime tappe del tour estivo tornate in Umbria, ad Orvieto, fra l’altro è la prima volta che suonate nella nostra città, giusto?
Si è la prima volta. Orvieto è un posto in cui vengo sempre molto volentieri. Quando suoniamo in Umbria mi sembra sempre di tornare un po’ a casa, mi sento spesso più umbro che toscano, perché da Abbadia di Montepulciano (tutti e tre i componenti del gruppo sono toscani, originari dell’area di Montepulciano, ndr) il posto più vicino è il lago Trasimeno, piuttosto che Siena.
Come si inserisce la vostra presenza nell’ambito dell’Umbria Folk Festival? Si può dire che c’è anche del folk nella vostra musica?
Io sono personalmente un appassionato di musica folk, quello vero, non le versioni edulcorate per turisti. Mi piacciono i canti popolari dei contadini nei campi, mi è sempre interessato l’aspetto di ricerca delle radici del patrimonio folk italiano, di qualsiasi regione. Non so quanto questa cosa venga trasmessa nei Baustelle.
La vostra musica è da sempre ricca di contrasti, di opposizioni, sia lessicali che fra testo e arrangiamenti, ovvero spesso a testi poco rassicuranti si contrappongono arrangiamenti tutti da ballare, pensiamo ad esempio ad “Amanda Lear,” primo singolo uscito dell’ultimo album …
Spesso si associa la musica pop alla musica mainstream, che viene passata in radio, che sta in sottofondo, rassicurante.. Io credo in una musica cosiddetta pop che per essere emozionante debba avere elementi di contrasto al proprio interno, e credo che la musica pop bella, quella che rimane nella storia, non sia mai rassicurante. La puoi tenere in sottofondo ma esce sempre, se tieni in sottofondo i Beatles ad esempio… escono dal sottofondo quasi sempre, per le parole che canta Lennon o per soluzioni di arrangiamenti; l’importante è non essere mai rassicuranti, io la vedo così. Si può fare musica pop per parlare e basta, per far rimanere spensierata la gente e basta, a me interessa cercare di rimanere nella storia, non è un voler essere presuntuosi, è l’unica cosa per dare un senso alla mia vita, cercare di fare una cosa che sopravviva anche a me stesso. Il mio mestiere è suonare le canzonette e cerco di fare canzonette che possano anche darti fastidio qualche volta, o comunque che ti spingano all’emozione tramite strade non proprio convenzionali.
Ne “Il vangelo di Giovanni”, secondo estratto dell’album, dici: “certe volte l’esistenza si rivela con violenza intorno a me / e non la riesco a sopportare”
Si, è riferito alla vita, parlo del fatto che io ho una concezione critica dell’esistenza, sono un pessimista, per cui io lo dico spesso: l’esistenza si rivela con violenza intorno a me, io questo sento, nella vita poi ho dei sistemi per convivere con questa cosa. Non c’è niente di male ad essere pessimista, ce ne sono stati nella storia prima di me, anche brillanti, simpatici, non significa essere sempre triste, anzi.
L’ultimo singolo uscito è “Betty” nel testo dici: “Piove su immondizia e tamerici / sui suoi cinquemila amici / sui ragazzi e le città / tanto poi ritorna il sole” …
Tutto ritorna, è la vita violenta, c’è una paginetta di Shopenhauer (“Mondo come volontà e rappresentazione”, ndr) in cui racconta di queste tartarughe che arrivano con fatica ad una spiaggia dove trovano ad aspettarle dei cani che le divorano mentre sono ancora vive, poi questi cani a loro volta vengono attaccati da delle tigri, tutto questo, dice, si ripete per secoli e si ripeterà sempre, e chiude dicendo: “così si oggettiva il voler vivere”. Io credo in questo, “tanto poi ritorna il sole”… Il senso è questo non senso della vita.
Nel video di “Betty” tra l’altro ti sei cimentato per la prima volta nella regia. Sei co-regista di Fabio Capalbo. Avete usato una tecnica di ripresa che fa muovere l’attrice quasi come fosse la protagonista di un videogioco
Si, la tecnica si chiama Bodycam, l’attrice aveva un’imbracatura, come un telaio stretto alla vita con telecamera fissa, come un bastone da selfie attaccato fisso al dorso. Sembra quasi che plani, fa quell’effetto lì, di liquidità, come se scivolasse anzichè camminasse.
Progetti dopo il Tour?
Dopo il tour un po’ di riposo, perché ci vuole, e poi ci sono delle sorprese in arrivo, ad anno nuovo, ma adesso non posso entrare nel dettaglio, altrimenti che sorprese sono?
Tutti gli aggiornamenti sono disponibili sul sito ufficiale www.baustelle.it e sulla pagina facebook ufficiale www.facebook.com/baustelleofficial.
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Sul palco, stasera, oltre a Francesco Bianconi (voce, chitarre, tastiere), Claudio Brasini (chitarre) e Rachele Bastreghi (voce, tastiere, percussioni), ci sono Ettore Bianconi (elettronica e tastiere), Sebastiano de Gennaro (percussioni), Alessandro Maiorino (basso), Diego Palazzo (tastiere e chitarre) e Andrea Faccioli (chitarre). La serata sarà aperta, alle 21, dall’esibizione di Svedoniosrock. Fortemente influenzata dal rock anni ’70 – ’80, la band (Emanuele “Lillo” Ranieri” basso e voce, Gabriele “Svedonio” Tardiolo chitarre e Roberto Forlini batteria) affronta ogni brano con forte personalità e con la capacità, attraverso il suono e le improvvisazioni, di stravolgerlo e ricomporlo ognivolta in modo diverso. Contaminazioni di ogni genere racchiuse in un sound potente ed emozionante è ciò che li contraddistingue.
Ingresso 22 euro (+ euro 3 diritti di prevendita).
La prevendita online è attiva su www.boxol.it e www.umbriafolkfestival.it. I biglietti sono inoltre disponibili, ad Orvieto, presso il Caffè del Teatro Mancinelli (ore 8.30 – 14.00) e la Folk Osteria. Dalle ore 18 è inoltre attiva la biglietteria presso la Torre del Moro (Atrio Palazzo dei Sette).
Per tutta la durata del Festival, la Taverna Folk a cura del Gruppo Cramst offre la possibilità di gustare un’ampia scelta di piatti tipici, spuntini, menù vari e vini di territorio a tempo di musica. In Piazza della Repubblica si rinnova inoltre la tradizionale FolkFiera – Mercato della Terra e delle Arti, che riunisce tutte le eccellenze enogastronomiche regionali e dell’artigianato tipico.
INFO FESTIVAL www.umbriafolkfestival.it 347.8283686