ORVIETO – Rioccupare con nuove assegnazioni gli stalli vuoti, disegnare una nuova cartina della piazza ridisponendo le categorie merceologiche e cacciare gli abusivi. Gli ambulanti di piazza del Popolo intervengono sulle prossime disposizioni che, da qui a breve, riguarderanno il mercato rionale, prendono la palla al balzo per dire la loro su alcuni aspetti.
E ne hanno ben donde visto che, banchisti come Piero Silvi, sono quarant’anni che vendono a piazza del Popolo. «Purtroppo – dice – il problema è che non siamo uniti. Su una cosa però, siamo tutti concordi: riorganizzare il mercato che, ad oggi, sta soffrendo di una selezione naturale nel numero degli stalli. Molti ambulanti, infatti, non ci sono più perché non erano a posto a livello fiscale e questo ha fatto sì che ci siano spazi vuoti tra un banco e l’altro dando così l’immagine di un mercato raffazzonato».
Ha le idee chiare Piero, sostenitore, tra pochi, dell’idea, più volte discussa ma sempre bocciata, di traslocare il mercato dal centro storico a piazza Cahen, almeno per i tre mesi estivi. «Da sempre sostengo con forza questa opinione – aggiunge – il centro storico soffre la mancanza di parcheggi mentre se il mercato venisse spostato alla porta della città dove l’ex caserma Piave sarebbe in grado di garantire posteggi a sufficienza, sono convinto che si avrebbero risultati positivi».
Non ne è affatto d’accordo un altro ambulante storico, Antonio Biancalana secondo il quale, invece, «se il mercato venisse decentrato perderebbe tutte le sue potenzialità» . «La gente ha le proprie abitudini – spiega – il mercato è stato sempre a piazza del Popolo e non va spostato». Su una cosa però va messa mano, senza alcun dubbio: la sua identità. «Con il tempo – aggiunge Antonio – ha subito dei cambiamenti e purtroppo non in positivo. E’ l’ora di intervenire ripristinandone il decoro, la divisione per settori merceologici e la lotta agli abusivi». L’idea di molti orvietani, infatti, è che il mercato si sia trasformato in una sorta di suk, tipico quartiere nelle città arabe deputato allo scambio delle merci. «Purtroppo – sostiene Gianni Marchesini, scrittore orvietano e autore, non a caso, del libro “Chiacchiere al mercato” – ha perso la sua identità di “fornitore di prodotti del suburbio alla città”. Tuttavia grazie al persistere di alcuni ambulanti ha conservato un certo nocciolo duro di banchi tradizionali». Secondo Marchesini, però, i tempi per intervenire ci sono tutti. «Con un attento lavoro di restyling e prevedendo delle incentivazioni – dice – si potrebbe rappresentare un mercato rinnovato che abbia utilità per i cittadini e costituisca una forte attrattiva turistica. Ciò sarebbe possibile anche perché il marchio del mercato, cioè la sua idea di teatro, di punto di raccolta in cui si riversa la città e si recitano gli acquisti in modo del tutto contrario al supermercato, è rimasta intatta. Ed è questa un’idea di fondo che faciliterebbe molto l’impresa». (Sa.Simo)