di Giancarlo Imbastoni, ex consigliere comunale del Pci
Sono sette anni (sette licenze) che studio per diventare cinghialaro e sono veramente contento che esista un coordinamento che porti avanti le nostre ragioni al di fuori delle associazioni venatorie, che molte volte non ci hanno rappresentato e che anche stavolta non ci rappresentano.
Nel mondo venatorio, la sua rappresentanza, è notoriamente un luogo in cui si riciclano le seconde file, i trombati, della politica.
Questo fa si che la caccia sia uno degli ultimi luoghi ancora ostaggio della politica, a cui si è sottomesso digerendo norme e regolamenti penalizzanti e costosi che hanno complicato le nostre attività. Siamo trattati come bacino di voti da questo o da quello, e ancora peggio come un BANCOMAT dagli ATC (specialmente il 3) che forti della nostra mansuetudine ripianano i bilanci delle loro bizzarre gestioni.
Di pochi anni fa l’aumento del 100% della quota di iscrizione all’ATC3, come se per capirci domani trovassimo il gasolio al distributore a 2,80 €litro o un chilo di pane a 5€.!! Questo per spiegare la competenza e la precisione di chi gestisce il nostro ambito territoriale di caccia.
Ora siamo al grottesco: un regolamento regionale pretende che le squadre ripaghino i danni fatti dai cinghiali, in virtù del principio che se non abbattiamo i quantitativi assegnatici dalle autorità preposte, i cinghiali da “patrimonio indisponibile dello Stato” è come se magicamente diventassero nostri al pari di un branco di capre fuori controllo del padrone che fa danni ai vicini.
COMPLIMENTONI, con questo passo si apre una pagina nuova della giurisprudenza: veramente lo stesso principio si potrebbe
applicare ai vigili del fuoco che non riuscendo a domare un incendio completamente possono essere chiamati a rispondere dei danni o la protezione civile di un terremoto ecc.ecc. Siamo al corto circuito non solo legislativo ma della logica.
Se il mio occhio non mi inganna l’Assessora Cecchini sta studiando da Presidente della Regione, se così fosse gli consiglio di prendere ripetizioni, un provvedimento del genere oltre che ridicolo penso sia facilmente impugnabile in ogni sede dal TAR alla Corte Costituzionale.
Che il mondo venatorio umbro sia stato così soggetto alla politica, credo che i motivi risiedano nel fatto che chi ci rappresenta anche ai livelli più bassi, abbia interpretato l’incarico ricevuto come una possibilità di scambio in poche parole a vendersi in cambio di una deroga, un favore, un settore in più. Questo ovviamente non vale per tutti, c’è tanta gente (e io ne ho conosciuti) che spende il proprio tempo in cambio di niente, solo per la passione per la caccia e la gioia di stare insieme; è pero sotto gli occhi di tutti che è ora di rompere gli schemi e mandare a casa chi ci anestetizza insieme a chi ci governa. Stavolta sta a noi impostare la battuta.
Giancarlo Imbastoni.