di Gianni Marchesini
La città di Orvieto amministrativamente risiede in Umbria.
In realtà la sua collocazione storica, culturale, perfino linguistica è nella Tuscia viterbese.
Ciò che caratterizza la città di Orvieto, a parte il cinghiale dei Batalocchi decapitato
in via del Duomo, è il Pozzo della Cava che tutti pensano essere il Pozzo di San Patrizio dello Sciarra.
Robusto è a Orvieto lo spirito imprenditoriale che è stato incoraggiato, addirittura spinto dalle amministrazioni notoriamente liberali e favorevoli al libero mercato individuale che dal dopoguerra si sono clonate fino ai giorni nostri.
Da un centinaio di calzolai che lavoravano a Orvieto prima della guerra non è scaturita nemmeno una fabbrica di scarpe né, pur essendovi di stanza 4000 soldati, per almeno 30 anni nessuno ha mai pensato di aprire una tavola calda.
Il turismo orvietano è del tipo mordi e fuggi: mordi per il tempo di dare un morso a un panino, fuggi perché dopo il decimo mendicante che lo bracca per il Corso il turista fugge e va a Todi dove di mendicità molesta non se ne parla nemmeno.
Ma la vera novità che illumina il futuro della città di Orvieto è la sua nuova collocazione nella Pedania.
E’ stato difficile ma ce l’hanno fatta.
Hanno cominciato timidamente, una pedana lì, un’altra là, hanno poi impresso una forte accelerazione questi nostri lungimigranti amministratori che hanno ben chiaro cosa dovrà diventare questa nuova, rinnovata città della Pedania: pedane, pedanette, sobbalzi, rialzi, ringhiere, vetrate ma sempre a corredo di una pedana.
Ce ne sono nei vicoli, invadono quasi tutte le strade principali, avanzano nelle piazze, confinano una con l’altra che uno mangia il primo piatto in un ristorante e il secondo nell’altro che confina con il primo non muovendosi dal proprio posto, ovviamente, ben saldo e rialzato sulla pedana. Soltanto al Duomo non risultano pedane, ma lì, perenni, campeggiano in fila marziale le tende del Pascià e delle sue concubine.
Una Pedania chiara senza nebbia, una valle di pedane, la Val Pedania è il luogo dell’Orvieto futura. E i suoi abitanti, i Pedani, potranno godere, a breve, del traffico pedanale alla parola d’ordine di: Pedana Libera!