ORVIETO – Il suo fascino è indiscutibile. Passano gli anni ma il corteo storico continua ad ammaliare, la bellezza del tempo che fu è ancora fresca e viva nei ricordi passati e presenti degli orvietani. Sebbene, però, quest’anno un po’ sottotono, con un’affluenza di pubblico decisamente minore rispetto alle passate edizioni. Le polemiche che hanno fatto da corollario alla domenica del corpus domini, dopo tutto, avevano alzato l’asticella delle aspettative sulla sfilata. Ma anche quella dell’indignazione.
E, in molti, in segno di protesta, hanno preferito rimanere a casa snobbando l’appuntamento più atteso dell’anno. Le critiche, come prevedibile, non sono mancate. Al di là di qualche naturale pecca nella compostezza di alcuni figuranti, colpa del caldo e dell’inevitabile fatica e del pubblico poco rispettoso, la gente non ha mancato di notare la mancanza massiccia dei popolani la cui presenza nella sfilata è stata letteralmente decimata. Appena venti rappresentanti hanno fatto da “collante” tra il corteo storico e la sfilata religiosa.
Un numero forse troppo esiguo tanto che si sono dovuti disporre in file da due per rendere omogeneo il passaggio tra le due sfilate. I grandi assenti sono stati proprio loro: i bambini rimasti “forzatamente” allocati sul sagrato della chiesa di Sant’Andrea a guardare i propri compagni sfilare. Sì perché, comunque, nonostante fosse stato deciso che a dover partecipare doveva essere la popolazione con oltre 14 anni di età, i paggetti c’erano eccome. La motivazione è perché loro “sono stati addestrati da anni e anni di corteo”. Ma, in caso di pericolo, perché la motivazione ufficiale è stato l’adeguamento alla direttiva Gabrielli, dovrebbe essere altrettanto difficile garantire l’incolumità e il controllo di bambini nonostante l’ “addestramento”. Provocatorio, in tal senso, il gesto dei popolani che, all’altezza di piazza Sant’Andrea, si sono salutati con un lungo applauso.
Certo è che la diatriba tra le associazioni Lea Pacini che gestisce il corteo storico e “Orvieto e Medioevo” che gestisce, appunto, i popolani, non si chiuderà qui. Anzi. Hanno già annunciato che per il prossimo anno o ritornerà tutto come prima oppure ci saranno prese di posizione forti. Per il resto la sfilata è proseguita liscia senza alcun intoppo. A parte qualche ricambio nelle figure storiche del corteo come quella del conestabile dei cavalieri che, per anni impersonata da Sergio Riccetti e poi da Alberto Bellini, quest’anno ha visto protagonista Roberto Ferrari.
Il rituale del corteo è stato pressoché lo stesso con la sfilata che ha toccato tutte le principali vie cittadine. Come tradizione vuole, cinti in sontuosi abiti dell’epoca, hanno sfilato austeri al passo dettato dal suono dei tamburi, circa quattrocento figuranti, quattrocento uomini, tra i quali le cariche amministrative più significative del tempo, magistralmente impersonati dai personaggi rappresentativi della Orvieto di oggi, legati a ruoli importanti in città o appartenenti a famiglie nobili. A presiedere la solenne processione, circondato dall’intera comunità cittadina e diocesana, il cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Presente anche il vescovo Benedetto Tuzia che ha accompagnato la santissima reliquia del Corporale. (Sa.Simo)