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Home Terza pagina

Dopo quasi mezzo secolo riaprono gli scavi archeologici presso la Necropoli del Vallone di San Lorenzo

Redazione by Redazione
21 Giugno 2017
in Terza pagina, Territorio, Archivio notizie
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MONTECCHIO – A distanza di quasi quarant’anni dalle iniziali ricerche, nell’estate verranno avviate le prime indagini archeologiche nel territorio del Comune di Montecchio (TR) connesse allo studio sistematico dello sviluppo in antico di una parte dell’area comunale; le ricerche saranno concentrate principalmente sui terreni presenti lungo il Fosso di San Lorenzo, caratterizzato dalla presenza di una vasta necropoli Umbro-Etrusca in uso dal VII-VI sec. a.C. fino alla fine del IV – inizi del III sec.a.C.
Il progetto di ricerca è il risultato di una convenzione firmata nel 2016 tra il Comune di Montecchio e il Dipartimento Lettere – Lingue, Letterature e Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Perugia, per la ricerca, recupero e valorizzazione di beni archeologici della città. Questa collaborazione, auspicata da tempo e presto attiva, rappresenta un’occasione rara di studio, salvaguardia e promozione del territorio. L’amministrazione comunale, infatti, intende incrementare l’attività di ricerca con lo scopo principale di mettere in atto una giusta valorizzazione del patrimonio storico-archeologico presente sul territorio, elemento fondamentale per la comunità locale, non solo al fine di una sua maggiore conoscenza, ma anche per garantire una sua salvaguardia e una maggiore fruibilità da parte di visitatori e ricercatori. Il progetto mira a raggiungere i più alti standard di istruzione e ricerca accademica e prevede lo sviluppo di un’analisi dettagliata del patrimonio archeologico del Comune sia attraverso l’impiego di metodologie tradizionali (ricognizione, scavo stratigrafico) sia di nuove tecnologie informatiche (GIS mapping e digitalizzazione di dati georeferenziati delle evidenze archeologiche presenti) al fine di comprendere appieno il rapporto tra la presenza di eventuali insediamenti e il territorio. Quest’anno le indagini vedranno all’opera per quattro settimane (dal 28 agosto al 22 settembre) una ventina di operatori tra archeologi e studenti dell’Università degli Studi di Perugia, sotto la direzione scientifica del prof. Gian Luca Grassigli, con la concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e la supervisione del Dott. Giovanni Altamore della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria.
La possibilità di un’indagine archeologica di lunga durata, in un luogo di particolare pregio paesaggistico e storico-artistico come quello del territorio di Montecchio, costituisce un’importante opportunità di sviluppo turistico del comune. I risultati di tale progetto potrebbero porsi come cardine di un percorso storicoarcheologico più ampio, comprendente la viabilità antica e le varie pregiatissime emergenze archeologiche e monumentali del luogo. Una puntuale indagine stratigrafica fornirà dati esaustivi sulla effettiva consistenza del sito e sul suo stato di conservazione, e permetterà di stabilire la possibilità di una sua eventuale valorizzazione con lo scopo di rendere l’area fruibile, e ampliare il percorso di visita dei beni culturali della città; i materiali archeologici recuperati, una volta inventariati e catalogati, potranno far parte della raccolta museale già presente nel comune, per ampliarla e renderla maggiormente appetibile dal punto di vista turistico.
In breve si può sintetizzare l’intervento in una serie di operazioni che consentiranno, in ultima analisi, di favorire la realizzazione di servizi destinati alla comunità locale e a tutti coloro che si recheranno, per diporto o vacanza, nella zona. Obiettivo del progetto è pertanto raggiungere la realizzazione di spazi destinati alla conoscenza e di strumenti che consentiranno una migliore e più articolata informazione sulla realtà territoriale nella quale si sta operando. Appare evidente che il programma riguardi, al momento, la sola realtà territoriale del Comune di Montecchio, ma in considerazione del fatto che si tratta di una parte di un ambito storico-geografico più ampio, nel quale non sono da valutare come elemento discriminante le suddivisioni territoriali-amministrative, si ritiene indispensabile dare all’intero progetto un carattere di ripetibilità e di integrazione, ove fosse possibile ampliare l’orizzonte d’intervento anche ai territori comunali limitrofi.
Qualche informazione sulla necropoli  – La necropoli si trova sul versante sud-occidentale del moderno abitato, lungo il Fosso di San Lorenzo tributario del Tevere, delimitato da una serie di alture digradanti verso lo stesso fiume, separate da profondi valloni incisi dai numerosi affluenti che percorrono questo territorio riversandosi, a ovest, proprio nel Tevere. In età preromana il territorio era occupato da diversi complessi abitativi, non molto grandi, organizzato secondo un modello abbastanza diffuso di tipo Paganico-vicanico; ad oggi non sono molti i dati archeologici di cui disponiamo, ma individuano l’abitato più importante e rilevante presso l’altura soprastante di Copio, luogo di puntuali ricerche di superficie che hanno individuato presenza di materiale che denota una continuità di vita parallela a quella della necropoli di San Lorenzo. L’area archeologica, oggetto di numerose opere di valorizzazione e visitata da un numero sempre crescente di turisti, è stata oggetto di una serie di campagne di scavo condotte dalla Soprintendenza dal 1975 fino al 2000; sono state individuate una cinquantina di tombe in gran parte manomesse da scavi clandestini. Si tratta di sepolture a camera che si sviluppano sui fianchi del vallone, scavate direttamente nel banco naturale da cui si accede attraverso un breve dromos realizzato a cielo aperto. Le camere sono caratterizzate da ambienti quadrangolari, con tetto displuviato e munite di banchine laterali e di fondo, distintamente utilizzate per la deposizione dei defunti e dei materiali di corredo. Le tombe sono provviste di camere singole o doppie coassiali, in cui il secondo ambiente è spesso di ridotte dimensioni, talvolta con soffitto piano, a ogiva o arco;
particolare è il rinvenimento di alcune fosse destinate esclusivamente alla sepoltura di bambini, ad oggi ritenuto un uso non generalizzato e cronologicamente circoscritto. I materiali recuperati nelle tombe non del tutto depredate, collocano la necropoli entro un arco cronologico che va dalla fine del VII sec.a.C. fino al IV-III sec.a.C. La tipologia degli oggetti appare di assoluta qualità e denota un prestigio sociale caratterizzato da elevate disponibilità economiche e culturali. Risulta interessante la composizione dei corredi, che nella fase più antica sembra caratterizzato dalla presenza di materiale strettamente legato con l’area falico-capenate, costituito da una ceramica di impasto decorata con costolature o motivi a rilievo propri di quelle aree. E’ nel corso del VI sec.a.C. che la necropoli sembra trovarsi sotto l’influenza dominante di Orvieto che realizza in questo senso una sorta di avamposto nel territorio umbro per lo sviluppo non solo delle attività agricole ma anche della produzione artigianale e dei commerci con l’interno. La decadenza dell’area comincia inesorabile nel corso del V sec.a.C. e sembra essere conseguenza della forte espansione di Todi che nella seconda parte del secolo, ma più verosimilmente da quello successivo, assolve una funzione mediatrice per gli scambi commerciali verso l’entroterra ed esprime una grande vitalità economica; la fase di decrescita del sito, intensificata nel IV sec.a.C., giunge all’apice verso la fine del secolo, inizi del successivo, culminante, almeno allo stato attuale delle ricerche, con il totale abbandono dell’area

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