ORVIETO – Affascina, coinvolge, narra e racconta. E’ quello che fa il Festival di Arte e Fede, ogni anno, quando si apre alla città in tutta la sua profondità. Personaggi illustri, non tanto per il nome che portano, quanto piuttosto per le loro storie, le loro vite, i loro vissuti. Per questa edizione il Festival che da dodici anni porta avanti con maestria il direttore artistico Alessandro Lardani, non ha disatteso le aspettative dando al suo pubblico la possibilità, non solo di partecipare a momenti culturali di spessore, ma anche di arricchirsi nello spirito e nell’anima. Paolo Cevoli, Marco Tarquinio, Monsignor Dario Edoardo Viganò, Luca Tomassini, Guido Barlozzetti sono stati i protagonisti delle prime giornate del festival che fino al 18 giugno accompagnerà la città del Duomo in un vero percorso culturale.
Ecco allora che nel programma arriva un nome, suor Cristina Scuccia. Sarà lei la protagonista della serata di lunedì 12 giugno al Duomo alle 21. “Ho un dono, ve lo dono. Dai talent show alla parabola dei talenti”. Questo il titolo intorno al quale la giovane suor Cristina racconterà la sua testimonianza intervistata dal giornalista Pino Strabioli.
Ma chi è Suor Cristina? Conosciuta in Italia come Suor Cristina (all’estero Sister Cristina, Sœur Cristina) è una religiosa e cantante italiana. È diventata nota a livello internazionale con la seconda edizione del talent show The Voice of Italy (nella squadra capitanata dal rapper J-Ax) da lei vinta. Il video della sua Blind Audition, prima esibizione dell’artista all’interno del programma, è stato il quarto più visto su YouTube a livello mondiale nel 2014. Da sempre appassionata di musica, dopo aver studiato canto e ballo all’accademia di Claudia Koll, Cristina entra nel noviziato delle Orsoline e va in Brasile, dove passa due anni a lavorare con i bambini poveri.
Suor Cristina, come nasce la sua “vocazione” per la musica e quella per il Signore? Le due cose sono nate di pari passo? Ci racconti la sua storia..
Principalmente ho una vocazione importantissima e cioè la “vocazione alla vita” così come ogni persona umana chiamata a vivere la vita come un regalo divino e poi ognuno ha dei doni speciali che il Signore affida per vivere in pienezza la vita stessa. Attraverso la mia passione per la musica Gesù si è manifestato nella mia vita per chiamarmi a sé e consegnarmi totalmente a Lui e cantare le meraviglie che ha compiuto in me. Infatti il verso del salmo 104 che porto nel mio cuore è:”Voglio cantare al Signore finché ho vita, cantare inni al mio Dio finché esisto”.
La mia vocazione alla vita consacrata è nata mentre cantavo e interpretavo il ruolo di Suor Rosa Roccuzzo nel musical “Il coraggio di amare” che racconta la storia della fondazione della mia famiglia religiosa delle Suore Orsoline della Sacra Famiglia, in un momento della vita in cui avevo il cuore indurito da rabbia, delusione ed avendo avuto una famiglia con dei valori cristiani molto forti ed essendo cresciuta in parrocchia senza aver avuto mai la possibilità di scegliere se credere o no, nel periodo dell’adolescenza, sentì l’esigenza di allontanarmi dalla Chiesa perché sentivo di frequentare la Chiesa solo perché i miei genitori ci tenevano, mi sentivo oppressa dalla presenza di un Dio che percepivo come un giudice e come un ostacolo per fare le mie prime esperienze adolescenziali. In questo periodo di distacco dalla Chiesa posi al posto di Dio, il canto, mio unico motore di vita capace di darmi forza per studiare, per affrontare ogni giorno col desiderio nel cuore di realizzare, un giorno, il mio sogno e cioè quello di lasciare la Sicilia per studiare a Roma in un’accademia di musical non appena finiti gli studi obbligatori.
In realtà, una volta diplomata, realizzai il fatto che non sarei potuta andare a Roma perché non avrei avuto nessuna forza economica per affrontare questo cambiamento. Allora iniziai a lavorare, a vivere una vita normale, finché un giorno mia madre incontrò le suore in un’occasione e sentì parlare di provini per un musical e lei conoscendo la mia passione il musical mi propose di fare il provino … inizialmente rifiutai la proposta perché le organizzatrici erano proprio delle suore ed io non me la sentivo di fare “cose di Chiesa”, ma in un secondo momento decisi di fare il provino e prendere quell’opportunità come un’occasione per me.
E così, senza saperlo, il Signore stava scrivendo su righe che a me apparentemente sembravano storte, la storia più bella della mia vita che continua a scrivere stupendomi giorno dopo giorno.
“Ho un dono, ve lo dono. Dai talent show alla prabola dei talenti”. Questo è il titolo dell’incontro che si terrà lunedì al Festival di Arte e Fede in Duomo. Cosa significa per lei il suo “dono”? E come lo mette in pratica ogni giorno?
Il mio dono più grande è la vita ed ogni giorno la affido totalmente ai piedi di Gesù e ne faccio ciò che Lui vuole. La mia scelta stessa è il dono di una vita donata, che non appartiene a me ma a Lui e dunque ogni giorno sia nelle piccole cose, negli incontri quotidiani, nei piccoli gesti e servizi, mi dono e mi affido totalmente con gioia!
Poi c’è il dono specifico che oltre a quello della vita, oltre al dono della vocazione alla vita religiosa, c’è il dono del canto che vivo anche questo come una cosa che non appartiene solo a me, ma che il Signore mi ha affidato per donarlo e condividerlo con gli altri perché ognuno di noi con i proprio doni, se condivisi, contribuisce a creare il disegno più bello che il Signore ha progettato per tutti noi. Bisognerebbe contemplare un po’ di più la Croce che rappresenta il dono per eccellenza e scoprire che gratuitamente abbiamo ricevuto amore e gratuitamente siamo chiamati a donarlo.
Musica e religione, cantante e suora. Come riesce a farle convivere?
Coesistono senza che io debba fare sforzi particolari. Così come il Signore mi ha messo nel cuore sin da piccola la passione per il canto e poi mi ha chiamato a sé cantando e mi ha fatto vivere esperienze stupende come quella che ho vissuto per due anni in Brasile dove il canto mi ha aiutato a comunicare con bambini e adolescenti disagiati delle periferie di San Paolo, così musica e religione si completano e convivono nella mia vita. Sono certa che la fede necessita dell’arte per rendere visibile ciò che all’occhio umano è Invisibile.