CASTEL VISCARDO – La sua passione è nata per caso ma ora è diventata amore, un amore intimo, viscerale che coltiva ogni giorno con gli occhi puntati dove il bello non ha mai fine. Dove la vita si scontra con altra vita, dove la natura esprime le sue forme e il cuore ritrova la sua dimensione. E lui, Michele Bavassano, ragazzo di appena 21 anni di Castel Viscardo, l’ha cercata e trovata proprio nella fotografia che sente addosso proprio come una seconda pelle.
Dopo che due anni fa, la sua Ghiandaia illuminata da uno dei pochi raggi di luce filtrati da un fitto bosco lo ha fatto approdare sulle pagine del National Geographic Italia, questo ragazzo che vive con la macchinetta al collo come fosse il suo gioiello più prezioso, si porta a casa un altro titolo. Quello di vice campione del mondo nella 38° edizione della Coppa del Mondo per Stampe Colore riservata ai giovani under 21 che si è disputata a Muscat, in Oman lo scorso anno e le cui premiazioni si sono tenute nei giorni scorsi a Sestri Levante.
Si tratta di un concorso internazionale organizzato dalla FIAP (federation international associations photographic) alle quale partecipavano le varie federazioni nazionali. Michele faceva parte della “nazionale italiana” selezionata dalla FIAF ( federazione italiana associazioni fotografiche ). Il concorso consisteva in una selezione di foto dei fotografi migliori. E il titolo di vice campione del mondo glielo ha messo in tasca un Airone bianco maggiore (Ardea alba) che Michele ha immortalato durante l’azione di caccia.
“La foto – ci spiega Michele – è stata scattata a gennaio del 2015 nell’oasi di Alviano. È una foto che ho sempre amato, per il suo dinamismo, per il suo impatto ma allo stesso tempo per la sua naturalità. È stata un’immensa gratitudine vederla selezionata tra gli scatti proposti in gara dalla FIAF. Nel suo piccolo racchiude sia la naturalità della quotidiana caccia per la sopravvivenza dell’airone ma in questo caso calato in una scena quasi irreale nel buio completo, grazie alle particolare situazione di luci e ombre creatasi nella palude, che da all’immagine una mia interpretazione alla scena di natura a cui ho avuto modo di assistere”.
Michele ha scoperto la passione per la fotografia quasi per caso. Dapprima prendendo confidenza con la macchina fotografica, poi con gli obiettivi e l’elettronica che la compone capace di assicurargli lo scatto migliore. “Ma poi mi sono accorto delle potenzialità di questo meraviglioso strumento che ti permette di “cristallizzare” gli attimi fuggenti e meravigliosi della natura che mi circonda” racconta Michele. Come il Martin Pescatore che cattura la preda in una frazione di secondo.
“Da diversi anni – dice – sono alla continua ricerca del “momento” , della scena o del dettaglio in natura. Fin dai miei primi scatti, quando uscivo a piedi da casa ed andavo nei boschi ai margini del paese, ho avuto un’inclinazione verso la “Wildlife photography” ricercando la fauna nel suo ambiente naturale. I miei primi soggetti sono stati proprio i mammiferi della Riserva Naturale del Monte Rufeno”.
Poi, con il tempo, e migliorando i propri strumenti, il giovane fotografo castellese, che ora tiene anche corsi privati e workshop ovunque, si è avvicinato all’avifauna per poi in questi ultimi anni andare a ricercare dei particolari anche nella fotografia Macro e nella fotografia di Paesaggio.
“Tutto quello che ho imparato in questi anni l’ho appreso sul campo, interamente da autodidatta – continua Michele – ho sperimentato da solo tutte le tecniche che mi affascinavano cercando sempre di migliorare. Mi piace documentare la natura ma in particolare amo cogliere l’attimo e fare fotografie che rappresentino la mia sensibilità”.
“Per me non importa se uno scatto viene fatto a pochi metri da casa o chissà dove – aggiunge – perché la natura è un susseguirsi di scene in continua evoluzione e la più bella puoi vederla anche nel tuo giardino. L’importante è che evochi le emozioni che hai vissuto in quel momento e se riesce a trasmetterle anche a chi la osserva, allora sì che avrai scattato una vera fotografia”. Si dice che esista un solo modo per sentire la fotografia: esserne dentro. (Sa.Simo)