di Mario Tiberi
Non è stato solo e soltanto il Referendum Costituzionale a far traballare e poi a far cadere l’infelice governo renziano: sono state anche la scuola e le banche. La cosiddetta “buona scuola” si è rivelata per quello che realmente è: un carrozzone raffazzonato dove, per a stento salirci, a dover pagare un biglietto salatissimo sono i docenti di ogni ordine e grado. Dopo le grandi migrazioni di inizio novecento, quella in atto nel mondo della scuola è la più corposa “transumanza” a memoria d’uomo.
Maestre e Professoresse costrette a lasciare la loro famiglia e i loro figli per un’avventura a centinaia di chilometri di distanza per un misero “piatto di lenticchie”, senza oggi e forse senza domani. Maestri e Professori costretti a fare le valigie per una cattedra in casa altrui, quando meglio avrebbero potuto espletare la loro funzione educatrice nella loro terra d’origine e tra la gioventù delle loro genti.
E, beffa su beffa, vi è stato pure chi ha avuto l’indegno ardire di apostrofarli come incapaci di esprimersi in corretta lingua italiana, con specifico riferimento alle insegnanti e agli insegnanti del Meridione d’Italia. Chieda remissivamente e umilmente scusa, “capra deportata” Fabrizio Rondolino giornalettaio più che giornalista del quotidiano del PD “l’Unità”, a tutti questi nostri connazionali, a cui giungano tutta la mia stima e il mio affetto. Direi che, molto meglio di “buona scuola”, la si possa ridefinire come fosse una “ignobile scrofa”!
Veniamo alle banche. Nel mondo parallelo del Renzi, le banche italiane sono solide, più solide di quelle tedesche e tra le migliori d’Europa. Nel mondo reale, invece, sono poco redditizie, mal condotte e costosissime. A certificarlo è la Borsa di Milano che sta triturando, ormai da alcuni mesi, i titoli degli istituti di credito dimostrando, semmai non ve ne fosse ancora certezza, come il capitolo “banche” sia stato gestito in modo a dir poco dilettantesco dal tandem Renzi-Padoan.
Con la loro deficitaria politica economica, dall’estate 2015 hanno attirato l’attenzione degli speculatori finanziari portando, così, al collasso fallimentare alcuni istituti di provincia e spedendo sul lastrico centinaia di piccoli risparmiatori. A gennaio 2016, il Renzi mente prima di tutto a se stesso quando afferma che “investire in Monte dei Paschi di Siena è un affare”, mentre entrano in irreversibile sofferenza sia Veneto Banca che Popolare di Vicenza.
Infine, quale amarissima ciliegina su una torta avvelenata, nell’agosto dell’anno appena passato il detto Renzi, allorquando viene arrestato l’ex A.D. di Veneto Banca Vincenzo Consoli e cinque banche vengono sospese in Borsa per eccesso di ribasso, ha l’impudenza di proclamare che “MPS è senza crediti deteriorati”. Una Colossale Menzogna: la più eclatante di tutte! Non mi dilungo nel ricostruire le tristissime vicende che hanno investito Banca di Romagna, Banca Padovana e Banca Brutia fino ad arrivare alle ormai “famose” Banca Marche, CaRiFerrara, CaRiChieti e, dulcis in fundo, Banca Etruria, poiché oramai solo i finti distratti non ne sono a conoscenza. Mi preme solo rammentare che, da giugno 2015, una banca al mese in media o viene posta in liquidazione coatta amministrativa o finisce in amministrazione straordinaria controllata.
Non vi è, dunque, da aggiungere altra legna al fuoco: quanto precede prova vieppiù che il popolo italiano è stato maldestramente governato da un “mentitore seriale”, che mente sapendo di mentire. E come può un popolo risollevarsi con un “tizio” di tal risma, che ci riprova per ricascarci? Ci auguriamo solamente che le “pagliacciate renziane” non possano più ripetersi; ne va della dignità e dell’onore delle italiane e degli italiani! Vogliamo tutti insieme far pervenire al Renzi le parole di un vero Uomo di Toscana, valente e generoso atleta del ciclismo nazionale del secolo scorso? Io, per parte mia, gliele invio e gli dico stentoreamente: “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!”.