di Giuliano Santelli
Se né andato improvvisamente, Valentino Parlato fondatore del Manifesto insieme a Luigi Pintor, Rossana Rossanda, Luciana Castellina Aldo Natoli, Lucio Magri e Eliseo Milani. Uomo colto, politico fine, “di razza” si direbbe, uomo allergico alle trappole dell’ideologia, cosa che gli costò un’espulsione insieme agli altri compagni dell’allora PCI per le loro posizioni contro l’invasione russa della Cecoslovacchia.
Valentino Parlato, l’abbiamo conosciuto molto bene ad Orvieto, spesso capitava in Città a trovare amici e compagni, soprattutto Giulio Montanucci animatore della bacheca del Manifesto. Valentino spesso veniva a presentare libri o ad iniziative politiche di quella sinistra non allineata con le posizioni del PCI.
In questi ultimi anni l’ho incontrato poche volte, ma ridendo e fumando una delle sue cento sigarette, ripeteva “dobbiamo fare qualcosa, non possiamo rinunciare di fronte alle difficoltà di questo tempo”, si era iscritto a Sinistra Italiana, perché sentiva comunque l’esigenza di una forza organizzata, di un partito.
Il 19 aprile scorso sul manifesto il suo editoriale nel quale scriveva “non possiamo non tenere conto di ciò che sta cambiando: dobbiamo studiarlo e sforzarci di capire, sarà un lungo lavoro e non mancheranno gli errori, ma alla fine un qualche Carlo Marx arriverà…
Ciao Vale, già che ci sei salutaci Giulio, chissà se dove siete ora c’è una bacheca del Manifesto.