Riceviamo dal Comitato “Quattro strade”, costituito con l’obiettivo di promuovere e tutelare la parte dell’Altopiano dell’Alfina ricadente sotto l’amministrazione del Comune di Orvieto, ivi compresa la Valle di Benano e gli altri territori degradanti dall’Altopiano stesso. Il comitato ritorna sulla questione della nasciata di un importante intervento colturale presso San Quirico di Orvieto e il conseguente pericolo di perdere definitivamente il paesaggio prezioso che caratterizza una delle zone più belle del territorio orvietano.
Segue la nota diffusa.
Una volta il paesaggio intorno al Castello di San Quirico era quello della foto a destra, campi grandi, con colture semplici a rotazione, vista sul Duomo di Orvieto e sui paesini delle colline. Un vero paradiso terrestre a detta di tutti, residenti e turisti che, in gran numero, sono sempre venuti in questi luoghi, splendidi e accoglienti.
La foto a sinistra ripropone esattamente lo stesso campo a novembre 2016 lavorato con uno scavatore per preparare il terreno per il prossimo arboreto intensivo. Tutto intorno altri 100 ettari hanno subìto la stessa lavorazione nonostante le tante segnalazioni del Comitato Quattro Strade al Comune.
Oggi arrivando a San Quirico, si è accolti da una successione di pali di ferro alti 2 metri, pronti ad accogliere 4 fili elettrici. Passeggiando tra alte recinzioni, quasi una delimitazione militare, si può osservare un panorama di bastoncini predisposti per il futuro arboreto intensivo. Proseguendo ancora la strada si restringe e, con essa, la recinzione che diventa incredibilmente opprimente. Al posto di campi aperti e panorami mozzafiato, ora si cammina in un corridoio stretto tra due alte recinzioni di ferro, a destra e a sinistra della strada.
Perché NO all’arboreto intensivo?
Impatto sulla falda idrica che alimenta l’intero territorio da Orvieto a Bolsena e che potrebbe facilmente essere contaminata con sostanze chimiche con impatto conseguente sulla salute degli abitanti dell’INTERO COMUNE DI ORVIETO, BOLSENA E LIMITROFI o ridotta nella portata;
cancellazione PERMANENTE del paesaggio e dei panorami con un arboreto che comporterà perfino un cambiamento climatico in una zona peraltro nota come ‘Buon respiro’ con conseguente drastica perdita in termini di turismo;
impatto ambientale sulla fauna e sulla flora locale in una zona altrimenti ricchissima in biodiversità, con la distruzione di tutti i corridoi ecologici, le recinzioni, l’impiego di sostanze chimiche (vedi lago di Vico), l’ibridazione delle specie arboree locali.
Sarà questo il futuro dell’Altopiano? Una coltura intensiva dalle quattro strade di Canonica a perdita d’occhio (si fa per dire perché saremo stretti tra gli alberi laddove un tempo il panorama spaziava dal Cetona all’Amiata al Terminillo) in tutte le direzioni verso il Castello di San Quirico, Rocca Ripesena, Fonte del Tione, Casa Perazza e Castel Giorgio. 250 campi da calcio con un recinto che non lascia passare né cervi, né conigli. E addio per sempre anche al turismo.
Per cosa? Gli interessi dei residenti e di tutti gli abitanti del Comune di Orvieto che di questa acqua, così come di questa incredibile biodiversità hanno bisogno, calpestati da quelli di 3 imprenditori che sono approdati qui, dal momento che nel viterbese la situazione agricola è definitivamente compromessa proprio dalle colture intensive.
Il Comitato Quattro Strade si è impegnato con Italia Nostra per difendere e salvaguardare un’agricoltura sana e rispettosa di persone e animali, per promuovere le piccole imprese agricole biologiche locali che sono un fiore all’occhiello per l’intera comunità.
Con una seconda diffida al Comune di Orvieto, Italia Nostra sostenuta dal Comitato Quattro Strade, ha chiesto al Comune di rispettare le leggi in vigore per il Parco Culturale dell’Altopiano.
Le richieste, peraltro fondate sulle leggi vigenti, sono state ad ora completamente disattese dal Comune di Orvieto, nella persona del sindaco Germani e dell’assessore all’ambiente in deroga, lo stesso Germani.
I lavori proseguono in barba alle leggi, il territorio subisce rovina e distruzione, ma nessuno, NESSUNO, si è fatto avanti per impedirlo, a partire da quanti, segnatamente il Comune, ne avrebbero avuto il DOVERE.
Dov’è questa amministrazione che sostiene di voler promuovere il turismo e la qualità della vita? ‘Orvieto divino’? Solo parole vuote e propaganda dal momento che le viti si contendono il terreno con i calanchi di immondizia, si alimentano con l’acqua avvelenata da piombo e cianuro tra il Paglia e le falde idriche, i paesaggi vengono distrutti e i pesticidi prendono il posto della biodiversità. Se vogliamo davvero difendere la nostra salute e quella dei nostri figli è ora di alzarci in piedi e dire BASTA!