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Home Politica

La tristissima e bruttissima vicenda di Ilaria Capua, una storia italiana

Redazione by Redazione
6 Aprile 2017
in Politica, Corsivi, Archivio notizie
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di Franco Raimondo Barbabella

Dal 16 marzo è in libreria il nuovo libro di Ilaria Capua, scienziata, ieri deputata, oggi italiana emigrata negli USA, paese più serio e ospitale del suo. Il libro, edito da Rizzoli, si intitola, provocatoriamente e insieme con amara ironia, “Io, trafficante di virus”. È auspicabile che lo leggano in tanti, perché è una emblematica storia italiana, di una persona seria e competente di fatto impedita ad esercitare la sua professione in un paese che insieme a tante virtù ha anche altrettanti vizi e forse di più e più gravi. Tra questi ci sono sicuramente l’ostilità per la scienza, la noncuranza per la verità da parte di chi deve accertarla e praticarla, la colpevole faciloneria con cui il sistema massmediatico attiva la fabbrica dei mostri, la dolorosa solitudine a cui sono confinati gli innocenti.

La storia è di quelle che sembrano incredibili finché non accadono. C’è una scienziata di valore che isola il virus dell’aviaria, un risultato scientifico di grande impatto, diventa molto nota ed ha riconoscimenti internazionali (la prestigiosa rivista Scientific American la definisce uno dei 50 ricercatori più importanti del mondo). Non si sa bene per quale motivo la magistratura da anni indagava sulle sue attività; il giornalista dell’Espresso Lirio Abbate ad un certo punto ottiene alcuni documenti dell’inchiesta e, senza mai parlare con l’interessata, ci costruisce sopra un articolo con questo titolo: “Il business segreto della vendita di virus che coinvolge agenti e trafficanti” e sbatte il mostro in copertina. Una normale attività di ricerca viene trasformata in “traffico di virus”.

Per la scienziata Ilaria Capua inizia così la collaudata gogna mediatica. Si distinguono per aggressività e volgarità esponenti di M5s. Sulla pagina Facebook “Noi votiamo 5 Stelle”, si potevano leggere  cose di questo tipo: “Poi la fanno ministro della sanità, troia”. “Grandissima zoccola!” “Se la notizia fosse vera, meriterebbe di iniettarglielo a forza il virus” “Hija de puta”. “Iniettatela a lei!!!!” “Alla gogna!!!!”. In Parlamento se ne chiedono le dimissioni con una campagna feroce. La cosa dura a lungo: per tre anni ancora le indagini languono, i fascicoli passano da una procura all’altra, nessuno parla con lei, nessuno la interroga.

Ecco come la stessa Ilaria Capua descrive il suo stato in quel momento: “Sconcerto, paura, ansia, angoscia, sofferenza, tutti sentimenti pregnanti e negativi anche all’idea di quello che tutto ciò stava procurando non solo a me ma alla mia famiglia, a mia figlia, ancora piccola e in una età delicata”. I responsabili delle istituzioni, a partire dal Presidente della Camera, tacciono. Finché una giudice finalmente la proscioglie con formula piena perché il fatto non sussiste. Ma il linciaggio morale ha sortito il suo effetto e collezionato i suoi danni. Così la scienziata dà le dimissioni da parlamentare e si trasferisce con la famiglia negli USA.

Dicevo, una storia italiana. Accuse strampalate, come a suo tempo quelle a Enzo Tortora, gogna mediatica, moralismo feroce su accuse inventate, silenzio di chi nelle istituzioni leva la sua voce ad ogni stormir di fronde che agiti qualche capello. Quale la colpa vera di Ilaria Capua? Probabilmente una, la più grave: essersi fatta strada con le sue forze, aver ottenuto successo per merito personale. Un peccato capitale in Italia.

Il libro è dunque un documento importante per capire aspetti non secondari di un paese che rischia di condannarsi da solo al declino per l’incoscienza di lasciar fare ai troppo intraprendenti nemici di intelligenza e competenza.

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