di Valeria Cioccolo
Difficile trovare parole che si avvicinino anche solo in parte a quello che è successo al recital “Leopardi, il poeta del ‘dolce’ infinito”, proposto all’Unitre sabato sera, di cui è regista ed interprete Diana Iaconetti, grande artista e performer, impegnata in un teatro lirico ma anche di forte denuncia sociale.
Il pubblico ha infatti potuto vivere un vero e proprio incantesimo. La magia è stata quella portata dai gesti e dalla voce di un’appassionata Diana, che traduceva in emozioni vive le parole del poeta. La “Lettera a Leopardi” e “Pensieri Ludici”, testi composti dalla poetessa e scrittrice Nuccia Martire che nascono proprio dalle suggestioni da lei avute passeggiando tra le vie di Recanati, letti all’inizio dello spettacolo, hanno letteralmente rapito il pubblico, le pareti della sala sono scomparse e ci siamo trovati anche noi nelle vie di quel piccolo borgo.
Ci guardavamo intorno aspettando di poter scorgere, da un momento all’altro, il poeta intento a riempire le sue ‘sudate carte’, o a parlare con la Natura, madre e matrigna. E poi lo abbiamo ascoltato mentre si rivolgeva dolente alla luna a cantare la fugace felicità della gioventù, unico momento perfetto nella vita, perché solo qui l’uomo è capace di illudersi che ci sia un lieto fine.
Come a salvarci dal vortice di quei pensieri che divoravano il nostro io, è arrivata la voce fuori campo di Fabio Di Biagio, artista musicale e guida di questo percorso. È il controcanto alla voce di Diana, ha calmato le lacrime di commozione che affioravano nei nostri occhi di pastori erranti, riportandoci sulla strada a ripercorrere il cammino del poeta.
Ma a mano a mano che scorrevano le famosissime poesie e i brani scelti dallo Zibaldone e dalle Operette Morali il tempo si è perso, ci siamo trovati a guardare stupefatti oltre il colle dell’infinito, dove nulla sembrava mutato da quando era lui, Leopardi, a perdersi nell’abisso dei suoi sovrumani silenzi. Noi stessi siamo diventati poesia, allora, grazie all’interpretazione di Diana. Ed è a noi infine, donne e uomini moderni, che Leopardi lancia quell’accorato appello per l’Italia, che tanti eroi ha avuto e tanta parte nella storia ma che ora giace ferita nella sua bellezza. Un Leopardi così non l’avevamo mai sentito, si dice che i poeti sappiano scavare nella carne cunicoli e riempirli di inchiostro. E di certo l’esperienza vissuta con le emozioni di questo recital assomiglia a questa sensazione.
L’ovazione finale è meritatissima e Diana Iaconetti non si sottrae a più di un bis. “Il recital su Leopardi è stato rappresentato anche a Recanati il 23 luglio scorso, ci dice Diana, ma ogni volta che lo porto in scena mi piace cambiare qualcosa, quindi ogni serata è in qualche modo unica”. Perché Leopardi? Chiedo. “Leopardi è il mio poeta del cuore, l’ho incontrato quando avevo dodici anni e non ci siamo più lasciati”. E in effetti, dalle note appassionate che abbiamo sentito, non possiamo che sentirci conquistati anche noi. Perché la poesia, in questo momento storico difficile, fatto di violenza, di uomini che diventano disumani, serva sempre più a ricordare che l’animo umano può diventare immenso.
Lo spettacolo è stato l’evento conclusivo di “Versi, Teatro, Narrazioni”, una kermesse durata una settimana e organizzata per la “Giornata Mondiale della Poesia”, voluta dal Presidente dell’Unitre, il Maestro Riccardo Cambri, in sinergia con l’Assessorato alla Pubblica Istruzione di Orvieto. Un grazie particolare alla dott.ssa Gelsomina Leone, grande appassionata di poesia, che ha reso possibile questa serata