L’atipica egemonia culturale del Movimento 5 Stelle
di Pier Luigi Leoni
In un recente articolo sul Corriere della Sera, Angelo Panebianco ha sostento che «una pluralità di forze sembra agire ormai da tempo, con scarsa consapevolezza della posta in gioco, per offrire su un piatto d’argento il Paese al movimento Cinque Stelle, fornendo ad esso la possibilità di imporre, su una parte cospicua dell’opinione pubblica, una propria egemonia culturale… Molti mezzi di comunicazione cavalcano, e amplificano, la cosiddetta “indignazione popolare contro la classe politica”, le inchieste giudiziarie che toccando ogni giorno gangli vitali della vita pubblica, mantengono sulla graticola la democrazia, non consentono di attenuare lo stato di permanente delegittimazione della politica rappresentativa che ci trasciniamo dietro dai tempi (primi anni Novanta) di Mani Pulite.» L’egemonia culturale del M5S si sta consolidando secondo il meccanismo, già applicato a suo tempo dal Partito Comunista, per cui una qualsiasi falsificazione della storia viene messa in circolazione fino a quando non penetra nelle menti di una parte consistente di persone, che finiscono con l’accettarla come una verità di senso comune. Così i comunisti, affiancati dai neofascisti, convinsero molti, anche nei campi avversi, che la legge maggioritaria del 1953 era una “legge truffa”. E convinsero anche molti avversari che era stata «la resistenza partigiana a liberarci dal fascismo (come se gli Americani non c’entrassero per niente)». Però, mentre l’egemonia culturale dei comunisti era studiata e imposta da gente di qualità, l’egemonia culturale del M5S, basata sul disprezzo e il dileggio di quella grande conquista civile che è la democrazia rappresentativa, si sta imponendo solo grazie alla viltà dei giornalisti della carta stampata e della televisione. Alle acute considerazioni di Panebianco, pubblicate coraggiosamente da un quotidiano poco tenero nei confronti della classe politica e molto tenero nei confronto del M5S, aggiungerei che, se l’egemonia culturale del Partito Comunista ci mise vari decenni per esaurirsi e lo tenne lontano dal governo fino a quando non si fu esaurita, quella del Movimento 5 Stelle non dovrebbe far paura più di tanto.
Certo, se rapportiamo le vicende umane ai tempi lunghi della storia, non possiamo aver paura dell’egemonia di M5s, né oggi né domani, perché anche questa vicenda umana prima o poi avrà una sua conclusione. E però nel frattempo questa incipiente egemonia, se lasciata andare avanti con la spinta attuale di uno strano coacervo di forze, che cosa avrà prodotto?
Nella storia tutto ha un peso e un senso, tutto lascia il suo segno. E come nota opportunamente Panebianco, la storia viene anche manipolata per costruire altra storia, quella che al momento interessa. La vicenda comunista è stata anche questo, e comunque ha lasciato il suo segno. Vogliamo ricordare che tra quelli negativi c’è stato, oltre a ben altro, anche l’ostacolo prolungato alla crescita delle libertà individuali in ossequio ad un’idea di collettivismo ottusamente conservatore? E l’emarginazione se non le persecuzioni dei cervelli liberi? Ecc. ecc., spesso in buona compagnia con gli apparenti nemici con cui dall’opposizione di fatto si governava con accordi sottobanco.
Vogliamo sperimentare ancora qualcosa di simile con il M5s? Voglio dire un’egemonia che potrebbe produrre conseguenze non meno gravi di quelle già sperimentate prima in tanti anni di consociativismo e poi, negli ultimi venti e passa anni, di vero e proprio assalto a ciò che è rimasto del patrimonio intellettuale e morale, se non materiale, della nazione? Non basta ciò che abbiamo già visto? L’ostilità nei confronti del sapere, la negazione delle evidenze scientifiche, la negazione delle differenze di capacità in base al principio uno vale uno, principio nel contempo negato mediante l’affidamento di fatto del potere ad uno solo, che dunque fa e disfa (atti più recenti: commissariamento della Raggi; annullamento delle primarie di Genova), un moralismo di natura essenzialmente mediatica (l’etica pubblica e la morale sono un’altra cosa). Non basta? C’è diversa gente a cui non basta, è evidente. Il guaio è che il costume italiano non è permeato dal principio di responsabilità, per cui, fatti i danni, si troverà il modo di non farli pagare se non a quelli che non ne sono responsabili.
Ma non vediamo che straccio di miseria sta avanzando, per responsabilità di non so quanti e quali soggetti e poteri, togliendoci tante cose ma soprattutto la speranza di miglioramento, cioè di un futuro degno di essere ambíto e coltivato? La battaglia va combattuta ora, non lasciata ai nostri figli, che non meritano di avere in eredità i nostri errori.
Correte correte al festival delle falsità, e non sarete felici!
di Franco Raimondo Barbabella
Anche i più pessimisti di sicuro non credevano che si sarebbe arrivati con tanta rapidità alla soglia della sostituzione del mondo reale con uno inventato, un mondo beato in cui ognuno sembra volerla sparare più grossa, sicuro che sarà seguito da uno stormo di creduloni. Non è ancora cosa normale, ma quasi ci siamo, tanti e tali sono i segni. L’allarme in verità è internazionale: se ne occupano appunto allarmati i giornali di mezzo mondo, il parlamento tedesco, quello svedese e quello europeo. Dalle nostre parti invece pare che la questione quasi non ci riguardi, eppure di cose ne accadono. Ne cito due tra le tante, quelle che mi appaiono ora le più significative.
- Davide Barillari, consigliere regionale del Lazio, schiera il Movimento 5s cui appartiene contro la legge appunto della regione Lazio che rende obbligatori i vaccini (che sono già obbligatori) per i bambini i cui genitori decidano di iscriverli ad un asilo pubblico (notare che solo in Italia si può pensare di rendere obbligatorio con legge regionale ciò che è già obbligatorio per norma statale). Lo fa sostenendo che i vaccini (ad esempio l’esavalente: contro difterite, tetano, pertosse, polio, epatite B, influenza di tipo B) non possono essere imposti a genitori che “lo fanno solo perché glielo ordina il medico o il pediatra”. Praticamente si nega ragion d’essere alla sanità pubblica e il principio di libertà individuale diventa il principio che ognuno ha diritto di fare quello che gli pare in barba ai doveri che derivano dal vivere in società. Si sarebbe tentati di non crederci, ma è proprio così!
Barillari è un idolo del movimento No Vax (No Vaccini), nato a seguito della tesi, formulata nel 1998 dal medico inglese Andrew Jeremy Wakefield, che esisterebbe una correlazione tra il vaccino trivalente MPR (morbillo, parotite, rosolia) e la comparsa di casi di autismo. Tale tesi risultò poi, oltre che falsa, anche interessata (il medico aveva brevettato un suo sistema di vaccini con cui sostituire l’MPR), e Wakefield fu espulso dall’ordine dei medici. Ma tutto ciò viene ovviamente ignorato. La realtà viene rovesciata: il falso diventa vero e il vero falso.
Si può pensare trattarsi di ordinaria follia umana. E invece no, o magari sì, ma con conseguenze molto gravi. Il movimento No Vax infatti ha ormai numerosi seguaci, talché nel 2016 la copertura nazionale dell’esavalente è scesa al 93% (sotto la soglia del 95% si perde la copertura di sicurezza) e la copertura del vaccino MPR è arrivata addirittura all’85%. Stessa percentuale della Romania, dove negli ultimi sette mesi si sono registrati 3446 casi di morbillo con ben 17 morti, la grande maggioranza bambini non vaccinati.
L’allarme ormai è serio, ma non basta. Il presidente della regione Puglia Michele Emiliano, candidato alla segreteria PD e uno dei piddini più attivi nella rincorsa all’imitazione di M5s, ci fa sapere che non vieterà l’accesso a scuola ai bambini non vaccinati. Ogni commento è inutile. Esiste una legge nazionale che rende obbligatoria la vaccinazione? E che vuoi che sia, legge è ciò che vogliamo noi, siamo o no magistrati?
- Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte, per oltre dieci anni Direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, storico esponente della sinistra sinistra, strenuo difensore dell’intangibilità della Costituzione (e mamma mia, quanta roba, per uno della sinistra sinistra poi!), pubblica sul “Fatto quotidiano” un falso documento segreto intitolato “Pizzino JP Morgan” in cui è esposto il “Piano C” per lo stravolgimento della nostra Carta costituzionale. Dopo il fallimento del “Piano A” (la modifica della Carta voluta dal Presidente Napolitano con la maggioranza delle larghe intese) e del “Piano B” (la modifica voluta da Renzi con la campagna del Sì al referendum del 4 dicembre), si tratterebbe di ottenere il risultato non con modifiche formali ma con atti che ne ignorino le prescrizioni. L’atto emblematico sarebbe l’autorizzazione dello stadio della Roma. Basterebbe dunque che una miriade di atti simili fossero compiuti in giro per l’Italia e lo stravolgimento della Carta diventerebbe di per sé realtà. Anche qui non ci credereste, ma è proprio così!
Scrive Settis: “L’anonimo mittente (il documento è presentato come inviato da un anonimo alla banca JP Morgan) non fornisce prove della sua autenticità. Personalmente lo ritengo un falso, ma lo mando lo stesso alla sua attenzione (all’attenzione del direttore del giornale), anche perché i fatti in esso ricordati sono veri”. In sostanza, ritorna la vecchia distinzione tra autenticità e verità. E la mente non può non andare a quella più famosa di Julius Evola, ricordata da Luciano Capone a proposito dei “Protocolli dei Savi di Sion”, il falso documento che “svelava” il complotto ebraico per dominare il mondo.
All’epoca scriveva Evola: “Il problema della loro autenticità è secondario e da sostituirsi con quello, ben più essenziale e serio, della loro veridicità. Quand’anche i Protocolli non fossero autentici nel senso più ristretto, è come se essi lo fossero, perché i fatti ne dimostrano la verità”. Traduciamo, da Evola a Settis: non importa che un documento sia falso, esso va comunque preso in considerazione se la realtà che descrive è quella stessa che io penso sia tale. Insomma, la realtà è quella da me immaginata. Che si può desiderare di più?, mi faccio la realtà come mi pare e porto a testimonianza un documento che magari è clamorosamente falso, ma che vuoi che sia!
Ormai è tutto un fiorire di fake news, balle, invenzioni, affermazioni strampalate che, lanciate sui social, diventano rapidamente “virali”. Sarà difficile fermare questa deriva, sia perché il gusto di inventare la realtà, e di credere e far credere che sia quella la verità perché piace a me, è di per sé troppo istintivo e forte, sia perché gli interessi che una simile tendenza è capace di muovere sono tali e tanti che non può farvi ostacolo insormontabile la resistenza di pochi finché restano pochi.
Nonostante ciò, il dovere di denuncia dei pericoli che si corrono perdurando l’inversione di realtà reale e realtà inventata, e quello di promuovere iniziative valide per sollecitare una inversione di tendenza, sono ormai necessità primarie. Anche perché il prezzo da pagare sta diventando davvero troppo alto, essendo esso la scomparsa di ogni distinzione tra sapere e non sapere, competenza e incompetenza, responsabilità e avventura, cioè di ogni gerarchia di valori. Si può andare sempre più giù, ma non è inevitabile. Il caso dell’Olanda, fresco fresco, sta lì a dimostrarlo.
Vi sono dei mestatori che, più o meno consapevolmente, arrecano dei danni micidiali alla collettività abusando della libertà di parola e contando sulla ignoranza crassa di moltissima gente. La questione dei vaccini è emblematica. Se si riducono le vaccinazioni, si mette in pericolo la salute non solo dei bambini non vaccinati, ma anche di adulti che non furono a suo tempo vaccinati perché non esistevano vaccini sicuri o perché certe vaccinazioni non erano obbligatorie. L’ignoranza, quando diventa troppo pericolosa, deve essere combattuta anche con la forza della legge, ma deve anche essere prevenuta impartendo ai giovani un’adeguata formazione scientifica. Intanto i mestatori, quando sono dei politici in vista, devono essere neutralizzati dai rispettivi partiti e movimenti, che altrimenti devono essere severamente svergognati, davanti all’opinione pubblica, dai più autorevoli rappresentanti della scienza. Costoro lascino più spesso i laboratori, le cattedre e i convegni per scendere nell’arena e combattere.
Quanto alla balle che imperversano sul web, non vedo altro antidoto che la reazione di siti sempre più organizzati e sempre più autorevoli che i gestori dei motori di ricerca e dei social network dovrebbero finanziare nel proprio interesse. Nel 1953 Pitigrilli scrisse il Dizionario antiballistico. Fu un precursore.