di Valeria Cioccolo
“Ricordo la scena di un film in cui un incendio devastava un palazzo. E sotto la finestra i vigili del fuoco chiedevano alla ragazza affacciata alla finestra di ‘avere fiducia’ e di ‘gettarsi’ nella loro rete, l’avrebbero salvata. Ecco Rete Famiglia mi ha dato un salvagente a cui aggrapparmi, come braccia intrecciate che mi hanno sorretto dandomi consigli e strade da cui ripartire. Avevo problemi economici e di salute, non sapevo nemmeno come muovermi”.
Luisa (nome di fantasia) racconta la sua esperienza con Rete Famiglia. “Ho trovato il contatto con Rete Famiglia grazie al mio parroco. Ho telefonato e sono anche andata di persona al centro aperto ad Orvieto. Ho trovato ad accogliermi due volontarie, hanno ascoltato la mia storia con molta umanità senza guardare l’orologio.
Mi sono sentita ascoltata e per me quello è stato il primo aiuto di cui avevo bisogno. Poi hanno cominciato ad attivare la rete di soggetti che poteva aiutarmi, su più fronti. La Caritas, i servizi sociali, per verificare se avevo diritto ad esempio a sconti sulle bollette, e dei medici che mi hanno fornito indicazioni su come poter avere assistenza gratuita e in quali condizioni. Ora è cambiato qualcosa, anche dentro di me, non mi sento sola. Poi li ho chiamati ancora semplicemente per parlare, comunicare”.
Questa piccola testimonianza cerca di spiegare il modo di operare di Rete Famiglia. Anzitutto la persona deve sentirsi tale, valorizzata, sentirsi soggetto della propria soluzione, sostenuta sì ma protagonista. È questione di dignità. Le famiglie o i suoi singoli membri sanno che possono andare anche solo per parlare, per sfogarsi se necessario, oggi la solitudine dilaga.
Rete Famiglia, poi, cerca di creare degli anelli di congiunzione tra domande e risposte, spesso infatti tra i problemi reali e gli strumenti sociali o giuridici messi a disposizione dal Comune, dalla Regione o dallo Stato manca la possibilità di conoscere le competenze reciproche e chi è nel bisogno non sa a chi rivolgersi o meglio cosa concretamente chiedere.
Tra coloro che si sono rivolti a Rete Famiglia molte sono state le richieste di aiuto economico e medico. Il progetto non ha proprie risorse in denaro, ma sta facendo sistema sia attraverso una rete di esperti che possono aiutare, su vari fronti, da quello psicologico a quello giuridico ad esempio, sia attraverso una mappatura e conoscenza di tutti quelli soggetti che a vario titolo sono deputati a intervenire in situazioni di disagio: si pensi ai centri anti violenza, o di aiuto ai disabili, ai Caf, al banco alimentare e via dicendo, oppure offrire suggerimenti, alternative, possibilità.
Ecco il significato che si è voluto dare alla parola “Rete”. Sia qualcosa che possa sorreggere, sostenere in momenti duri della vita di una famiglia, ma l’abbiamo intesa anche come tante mani che si intrecciano, quelle di persone, delle associazioni e di istituzioni che solo conoscendosi reciprocamente possono esprimersi in tutto il loro potenziale.
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