ORVIETO – Il colore che prende forma, la forma che acquista identità, un’identità che dona abbandono, senso di appartenenza a un sé trasformato che si ritrova magicamente e felicemente catapultato in una realtà meno vile, più umana, più rassicurante. Sono le tre stagioni – molto presto diventeranno quattro – che sono uscite dalla ciclicità del calendario per entrare nell’ambiente asettico di un carcere, quello di via Roma. E qui hanno trovato ristoro e riposo donando una nuova dimensione spazio-temporale a quei sessanta detenuti che, con il progetto dell’artista Salvatore Ravo “Il colore fuori e dentro”, hanno potuto sperimentare l’arte, conoscerla, scrutarla, manipolarla, amandola. È cominciata nel febbraio 2015 l’esperienza formativa che, nella casa di reclusione di Orvieto, vede all’opera un gruppo di detenuti in un laboratorio artistico promosso, a titolo di volontariato culturale e sociale, dall’associazione Aìtia e curato dal pittore Salvatore Ravo, artista di spessore internazionale che da qualche anno ha scelto di risiedere a Orvieto.
In totale sono stati già affrescati circa 800 metri quadrati di superficie. Il laboratorio è partito dall’esecuzione dell’estate, murale a tema marino che occupa, per 300 metri quadrati, due lati di un cortile all’aperto del primo piano dove hanno trovato posto anche giochi per bambini. A marzo dell’anno scorso è fiorita invece la primavera nel corridoio che dà accesso alle aule dei laboratori di formazione. Colori caldi, paesaggi miti e un elemento che ricorre sempre: l’acqua nel suo lento fluire che dona pace e rassicura.
E poi, ecco l’autunno, ultimato a gennaio scorso, nel reparto celle: alberi, palme, foglie che giocano spinte dal vento, un fiume, l’azzurro, il marrone, il giallo. La pace, la tranquillità.
Ora, ultimo capolavoro di questi giorni, la magia degli animali e dei colori che sono andati a riempire le mura grige e prive di forma della sala colloqui. Una ventina di chili di colore in circa 150 metri quadrati di spazio per regalare «alle mogli e ai bambini dei detenuti – spiega l’artista – un luogo dinamico, piacevole e gioioso dove possano abbandonarsi ai sogni riportando a casa un ricordo non sbiadito del proprio familiare associandolo a un colore piuttosto che a una cella con delle sbarre di ferro».
Quello di via Roma è un istituto di pena a custodia attenuata, quindi, organizzato proprio per offrire ai detenuti possibilità educative e di formazione. «La custodia attenuata è anche questo – aggiunge Ravo – un passaggio, una transizione, il ritorno a una vita normale grazie anche al colore, alle forme in grado di regalare un’altra possibilità facendo decantare per poi defluire tutta la rabbia accumulata nel tempo. Perché la vita ha anche altre strade, strade illuminate».
Ma insieme al colore c’è anche un altro elemento da cui non si può prescindere, la musica. Ecco perché, spesso, alla realizzazione dei murales collabora un altro artista volontario dell’associazione Aìtia, il maestro Francesco Pecorari che accompagna il procedere del lavoro con il suo sax. Colore, forma e musica, dunque, per dare anche a chi, nel corso della propria vita, è caduto in brutti errori, una seconda possibilità per riscattarsi, per rinascere. (Sa.Simo)