ORVIETO Anche Orvieto, al pari dell’Umbria, ha smesso di essere quell’oasi felice di qualche anno fa. Drammatica escalation di furti in appartamento ed episodi di criminalità le hanno dato queste nuove sembianze. E a peggiorare ancora di più la situazione ci ha pensato anche l’accorpamento del tribunale di Orvieto a quello ternano che ha notevolmente allungato i tempi della giustizia. E molto spesso dunque, chi è rimasto vittima di furti in appartamento o si è visto rubare la macchina parcheggiata nel piazzale di casa, non trova altro rimedio che farsi giustizia da solo organizzandosi in ronde o spendendo fior di euro in sofisticati sistemi di allarme.
Le forze dell’ordine fanno quello che possono ma le risorse sono quelle che sono e, ad esempio nel caso dei carabinieri, con l’assenza di una caserma almeno in uno dei quartieri popolosi della Rupe, è ancor più difficile garantire sicurezza a tutte le ore del giorno e della notte, sia in città che nelle zone del suburbio.
Ma c’è di più. Adesso a preoccupare la gente sono anche quegli episodi che si verificano un po’ troppo frequentemente dove perfetti sconosciuti si fingono amici per scucire ai malcapitati soldi e informazioni. E’ proprio quello che sta succedendo nel piazzale dell’ospedale Santa Maria della Stella dove, secondo le segnalazioni di alcuni cittadini, da qualche tempo a questa parte, persone anziane, quasi sempre sole, vengono invitate ad avvicinarsi da un uomo che resta seduto all’interno della sua vettura ferma, affacciato al finestrino.
“Lui chiama i malcapitati con enfasi – spiega un cittadino che ha assistito alla scena – come se li conoscesse da una vita. Il tutto al fine di accaparrarsi la fiducia del malcapitato che, a quel punto, si lascia andare a confidenze convinto di starle a fare a un amico di vecchia data”.
Ecco che allora l’impostore riesce a ottenere informazioni sensibili utilissime, come le generalità, quanti figli abbia, se questa è sposata o non lo è più, se quindi vive da sola o meno e soprattutto dove, se i figli sono lontani o no. A questo punto il gioco è fatto.
Il malcapitato, dietro la richiesta di una modica somma di denaro per le ragioni più disparate, si trova “costretto” ad acquistare bigiotteria, set di posate, giacchetti, al fine di aiutare quel “vecchio amico” di cui non ricordava nemmeno il nome. Nel peggiore dei casi potrebbe trattarsi di un ricettatore vero e proprio che decide di monetizzare merce rubata. Una tecnica non nuova alle forze dell’ordine, per questo è bene denunciare questi episodi.(Sa.Si)
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